FIRENZE – Per visitarsi l’assicurazione sta diventando un accessorio quasi fondamentale. Nel 2022 il 5% ha dichiarato di possederla. Tendenza in aumento nel nord-ovest.

A spiegarlo Cristina Freguja, direttrice della Direzione centrale per il welfare dell’Istat, in audizione in Commissione in Affari sociali e Sanità del Senato, nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sulle forme integrative di previdenza e di assistenza sanitaria. Il ricorso a prestazioni sanitarie attraverso copertura assicurativa è da sempre più diffusa nel Lazio, dove nel 2022 il 10,8% delle persone dichiara di averne fatto ricorso per visite specialistiche, seguito da Lombardia (9,7%), Provincia autonoma di Bolzano (9,1%) e Piemonte (8,1%); è intorno al 5% in Liguria, Emilia Romagna e Toscana, mentre nelle regioni del Mezzogiorno copre in media solo l’1,3% per le visite specialistiche.

Per quanto riguarda gli esami diagnostici, come tac e risonanze, nel Nord-Ovest, la copertura assicurativa è aumentata dal 5,4% del 2019 all’8,3% del 2022, mentre nel Centro dal 6,3% al 7,1%. Complessivamente, nel 2020, si stima una platea di circa 8 milioni e 130 mila lavoratori dipendenti che usufruiscono di questo strumento di welfare aziendale e per i quali i datori hanno versato, direttamente o tramite delle casse assistenziali, un totale di 2,6 miliardi di contributi sanitari.

L’assicurazione sanitaria tuttavia, è “prevalentemente appannaggio delle classi di reddito più elevate” per l’Istat. Ben il 31,6% dei titolari appartiene al quinto di reddito equivalente familiare più elevato, assorbendo circa il 58,5% delle risorse totali. Mentre solo il 7,5% appartiene al collettivo dei meno abbienti, che ricevono appena il 2,5% delle risorse impiegate.

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