SIENA – “Credo che le istituzioni tutte debbano riprendere in mano complessivamente il tema dell’acqua dolce in Italia, andando a riorganizzare i bisogni e i modelli. In Toscana, prima di tutto, bisogna fare quello che è oggettivo e cioè il bilancio idrico per sapere quanta acqua dolce c’è a disposizione per ogni singolo settore e iniziare a ragionare di come verrà distribuita nei prossimi anni”.

Roberto Renai, presidente di Acquedotto del Fiora Spa, il gestore unico del servizio idrico integrato della Toscana del sud, non nasconde la sua preoccupazione per queste lunghe settimane di siccità che stanno mettendo a dura prova la portata delle falde. Ma allo stesso tempo chiede un cambio di passo, di paradigma nell’affrontare quella che ormai non è più “una situazione emergenziale ma di trasformazione climatica ormai stabile”.

I dati pluviometrici, che vengono monitorati costantemente, evidenziano che le precipitazioni del periodo tra gennaio e luglio 2022 sono inferiori di oltre il 40% rispetto alla media delle precipitazioni per lo stesso periodo dei tre anni precedenti.

L’andamento della risorsa sorgiva, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nella dorsale Vivo (Castiglione d’Orcia, Seggiano, San Quirico d’Orcia, Pienza, Trequanda, Montalcino, Monteroni d’Arbia, Murlo, Buonconvento, Sovicille, Siena) ha fatto registrare un -23,2%, quella nella dorsale Fiora (Grosseto, Follonica, Massa Marittima, Monterotondo, Roccastrada, Gavorrano, Scarlino, Civitella Paganico, Castiglione della Pescaia, Magliano, Manciano, Scansano, Cinigiano, Semproniano, Santa Fiora, Capalbio, Orbetello, Monte Argentario) -6,3%; infine, la dorsale Arbure (Grosseto e Arcidosso) – 18,3%. Il tutto tenendo conto che, dal momento in cui tonerà a piovere regolarmente, per la ricarica della falda del Vivo ci vorranno almeno 14 mesi mentre per quella del Fiora ben 18 mesi.

Ciò si riflette sia sulle sorgenti locali, più superficiali e solitamente di minore portata ma che comunque spesso rappresentano l’unica risorsa idrica di piccoli centri abitati, sia sulle maggiori sorgenti, in particolare quelle del Monte Amiata, le quali contribuiscono in maniera prevalente al fabbisogno di entrambe le province di Siena e Grosseto. Tali sorgenti mostrano una riduzione progressiva e costante, con un decremento delle portate senza evidenti segnali di stabilizzazione e che probabilmente proseguirà anche nei mesi autunnali.

AdF tiene strettamente monitorate in tempo reale, grazie al telecontrollo, oltre l’82% delle fonti di approvvigionamento gestite. Una particolare attenzione è data a tutti i sistemi idrici alimentati da captazioni sensibili e a minor resilienza idrica, quali ad esempio i pozzi e le sorgenti del Chianti, dei comuni della Val di Merse, ma anche dei comuni amiatini e del monte Cetona.

In questo quadro, la linea d’azione che AdF sta portando avanti già da tempo è quella di una forte spinta alla riduzione delle perdite fisiche, che ha consentito di risparmiare, dal 2017 a oggi, oltre 6 milioni e mezzo di metri cubi di volumi idrici che prima andavano dispersi, raggiungendo su tutto il territorio gestito percentuali complessive di perdite del 39%, con risultati significativi in alcuni territori anche inferiori al 20%. Inoltre, l’azienda ha messo preventivamente in campo un consistente piano di attività straordinarie di manutenzione e ripristino di pozzi e sorgenti e ha provveduto all’attivazione anticipata degli impianti stagionali già nei mesi scorsi.

La parola d’ordine è programmazione oltre l’emergenza. Con lo sguardo rivolto ai cambiamenti climatici, AdF sta portando avanti anche l’attività di progettazione per una serie di interventi che permetteranno l’attivazione o il potenziamento di ulteriori fonti di approvvigionamento o che miglioreranno l’interconnessione dei sistemi idrici tra i vari comuni della provincia di Siena, come il cosiddetto “Anello senese”, una “autostrada dell’acqua” che amplierà e diversificherà le fonti di approvvigionamento delle Crete Senesi, della Val d’Arbia, della Val di Chiana e del comune di Rapolano Terme, risolvendone i deficit idrici e ponendosi come base per realizzare un “anello” idraulico per l’autosufficienza diversificata del comune di Siena e dei comuni contermini.

 

 

 

 

 

 

 

 

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