Focus sulla sicurezza stradale: dal reato alla rieducazione fino alle proposte per prevenire incidenti e guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. E’ stato presentato nell’Auditorium del Consiglio regionale, il progetto ‘Mettiamoci alla prova’, promosso dall’Ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna (Uiepe) con la polizia municipale di Firenze e concentrato sull’area di competenza del tribunale del capoluogo. Al centro dell’appuntamento, voluto dall’assemblea toscana e dall’associazione ‘Gabriele Borgogni’, fondata da Valentina Borgogni, sorella di Gabriele, morto travolto da un’auto guidata da un uomo in stato di ebbrezza che non ha rispettato il semaforo rosso, una riflessione sulla ‘messa in prova’, l’istituto previsto dalla normativa nazionale che consente la sospensione del procedimento penale per i reati di minore allarme sociale, riferito però ad un preciso spaccato. E cioè il segmento di coloro che richiedono questa misura dopo essere stati fermati o aver causato un incidente – senza gravi lesioni a terzi – guidando sotto l’effetto di stupefacenti o di alcol. Dentro all’ambizione di una “giustizia di comunità, che ha bisogno del supporto di tutti” ecco dunque il progetto che mette in relazione coloro che stanno scontando la ‘messa in prova’ con gli operatori delle Forze dell’Ordine, mediante incontri ai quali partecipano anche una psicologa e un sociologo della Polizia Municipale di Firenze – rispettivamente Francesca Battagli e Graziano Lori – ma anche Valentina Borgogni. «Questo progetto è il primo in Italia che mette in collegamento le istituzioni con chi poteva essere un potenziale assassino della strada e i familiari delle vittime – spiega la presidente Borgogni – E’ un punto di partenza, abbiamo già incontrato i dirigenti del ministero degli Interni e della Giustizia per trasformarlo in un progetto nazionale”.

Il presidente Giani: «Progetto che sta dimostrando la sua efficacia» «Collaboro con l’associazione creata da Valentina fin dalla sua fondazione, è stata un po’ la prima tra quelle che sono nate in Toscana e come queste ha avuto una funzione fondamentale in una fase in cui si sono animate revisioni legislative importanti e progetti sulla sicurezza stradale», commenta il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani -. Ma una cosa sono gli interventi di prevenzione attraverso una manutenzione diversa e un diverso uso delle strade; un’altra le revisioni normative, come quella della legge che ha introdotto l’omicidio stradale nel codice della strada; e un’altra ancora è entrare nella dimensione, così delicata, che questo progetto mette in primo piano, e cioè la rieducazione a un atteggiamento positivo di guida, dimostrando di avere pienamente acquisito conoscenza e consapevolezza e con la possibilità di essere sicuri per sé e per gli altri», aggiunge il presidente Giani. Il progetto, che ha coinvolto più di 150 persone, «sta dimostrando la sua efficacia e sta completando il cerchio – continua Giani -: : si passa dalla ‘sicurezza’ all’impegno sociale per consentire, a chi sta scontando le relative responsabilità, di poter essere di nuovo abile per una funzione ordinaria nella vita di tutti noi».

 

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