«Ho seguito da vicino il delicato passaggio dell’assemblea dei soci di Mps senza fare il tifo, ma col fiato sospeso per il futuro della Fondazione e della Banca Mps», sono le parole di Niccolò Guicciardini, segretario provinciale del Pd senese, che prova a individuare una posizione mediana tra Banca e Fondazione (scarica). «Come il Pd ha rimarcato più volte – scrive – sarebbe servita una soluzione per salvaguardare il patrimonio della Fondazione per procedere all'avvio immediato dell'aumento di capitale. In assenza di questa condizione, la Fondazione ha perseguito coerentemente la tutela del proprio patrimonio. É necessario che i prossimi giorni siano impiegati nella ricerca della serenità necessaria ad affrontare le difficoltà dei prossimi mesi, gli scenari infatti sono tutt'altro che semplici».
 
Guicciardini: «Fondazione, decisione di merito» Poi Guicciardini rivolge un plauso al Comune e alla Provincia di Siena, ma anche alla presidente Mansi: «Il punto vero, centrato dai nostri rappresentanti istituzionali locali, Sindaco di Siena e Presidente della Provincia in primis, è quello di preoccuparsi ed occuparsi della salvaguardia della Banca Mps, delle sue ricadute sul territorio senese. La preoccupazione per la Banca è massima perché dovrà affrontare un percorso ad ostacoli complesso ed è necessaria quella serenità e quella fiducia verso il management che anche oggi il Presidente della Fondazione ha ribadito. Il Presidente Antonella Mansi si è trovata a gestire una fase complicata e difficile ed oggi ha preso una decisione sono convinto nell'interesse della tutela del patrimonio della Fondazione. Contestualmente, la decisione della Fondazione è stata di merito e riguarda un passaggio stretto che ha dato il via libera, di fatto, al piano di risanamento, solo con tempistiche diverse sull'aumento di capitale che in ogni caso andrà affrontato e per il quale andranno costruite le condizioni e le garanzie».
 
Socialisti: «Voto Fondazione in linea con i senesi» Molto più netta la posizione della federazione provinciale del Partito Socialista, seppur alleato di governo del Pd in molti comuni, compreso Siena e la Provincia (scarica). «La votazione della Fondazione contro l'immediato aumento di capitale della banca Mps, ci pare positivo, giustificato e in linea con il desiderio dei senesi. Molti media hanno gridato all'incoscienza dei senesi per aver assunto questa posizione, ma sono forse gli stessi media che elessero banchiere dell'anno Giuseppe Mussari dopo l'acquisizione, sciagurata, dell'Antonveneta».
 
«Quale il mandato di Profumo?» I socialisti pongono, poi, dubbi sul ruolo svolto dal presidente Profumo nella ricerca di nuovi partners per la Banca. «Rimangono molte perplessità sugli sviluppi del caso. Primo fra tutti la differente valutazione sui ruoli che ognuno dovrebbe svolgere. Infatti, non pare procedura normale che sia l'amministratore di una società a trovare soci in contrapposizione all'azionista di maggioranza, a meno che il mandato del presidente della banca non sia quello di decidere a chi vendere la banca, invece di gestirla in maniera professionale per farla tornare in carreggiata. A questo punto rimane difficile comprendere come il presidente possa restare al suo posto dopo un atto così eclatante di sfiducia, avendo egli stesso speso il suo carisma per promuovere, in maniera irrituale, in molti media la "sua" posizione,  palesemente antitetica a quella espressa da tempo dal socio di maggioranza».

«E ora attenzione alle mani forti» Infine, i socialisti lanciano l’affondo: «Riteniamo strano che possa rimanere a gestire la banca colui che ha lavorato contro la volontà della maggioranza degli azionisti, che è risultata in assemblea del 67%. Chi rappresenta  il presidente? I suoi atti saranno in linea con la volontà della maggioranza degli azionisti o risponderanno ad altre logiche? Perché dopo tanto clamore, la Fondazione che lo ha nominato, votando contro in assemblea, non gli ha anche chiesto le dimissioni? Perplessità crediamo legittime che portano a pensare ad ulteriori  possibili scenari, da scongiurare. Infatti, il grave rischio che corre la Fondazione, e non la banca, è una svalutazione forte del valore delle azioni, manovrata da "mani forti". Infatti, con il titolo depresso, bastano pochi milioni di vendite, per innescare un movimento ribassista sul titolo che lo porterebbe alla soglia del valore di escussione. Auspichiamo quindi che gli organismi di vigilanza, Bankitalia e Consob monitorino minuto per minuto la situazione, per scoraggiare questi giochetti che finirebbero per annientare Siena. Ognuno dovrà fare il proprio dovere, ma in modo diverso rispetto al 2007».

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