tedxarezzo«Davanti a dei limiti che vediamo insuperabili, la vera sfida è andare oltre. Arriva per tutti il momento in cui raggiungeremo le nostre Colonne d’Ercole. Proprio quando crederemo di essere arrivati ad una battuta d’arresto sarà il momento di andare oltre». Con questa dichiarazione si è inaugurato il TEDxArezzo 2016, iniziativa che mette sullo stesso palco del Teatro Bicchieraia per un’intera giornata le storie di chi è andato “oltre”, tra lavoro, conoscenza e progetti di vita. Il tema di questa seconda edizione aretina, l’unica in Toscana per il 2016, è stato proprio “beyond”. Il format ha rispettato in tutto e per tutto quello del TED californiano, che da 30 anni raccoglie le storie dei protagonisti della scienza, dello spettacolo, delle arti. Storie di progresso, di crescita e creatività, per testimoniare che tutto è possibile. Energia e motivazione allo stato puro. Storie di chi non si è fermato, di chi è andato oltre le frontiere, oltre i pregiudizi, oltre le proprie possibilità. Tutto per dare la possibilità alle migliori idee in circolazione di essere diffuse nel mondo, a partire dalla comunità locale.

Arezzo al centro In questa seconda edizione del TEDxArezzo sono state raccontate le storie di scienziati, visual designer, insegnanti, ricercatori, ingegneri, giornalisti, sportivi, esperti di diritti umani. Non potevano mancare anche degli aretini illustri. Storie di eccellenze e successo, uomini e donne partiti da qui e arrivati lontano, oltre le mura della città e i confini nazionali. Il primo a salire sul palco è stato Michele Punturo, fisico nucleare, uno dei ricercatori protagonisti della scoperta che ha rivoluzionato il futuro della scienza: la scoperta delle onde gravitazionali. Teorizzate da Albert Einstein come risultato della teoria della relatività, le onde gravitazionali sono state rilevate per la prima volta nella storia qualche mese fa dal team di Punturo. Partendo dalle forze che regolano il nostro universo, al TEDxArezzo Punturo ha dimostrato come la fisica nucleare possa essere divertente e comprensibile anche dai non esperti. «La ricerca scientifica – ha spiegato– viene fatta spesso in centri di ricerca dove ci sono esclusivamente scienziati, fisici e ingegneri. Sembra che sia chiusa in una torre d’avorio e andare oltre significa comunicare i risultati della scienza per invogliare i giovani e i ragazzi a percorrere questo cammino. La ricerca richiede impegno, non si fa a cuor leggero, è un cammino pieno di frustrazione e difficoltà, ma anche di grandi soddisfazioni. Credo che sia estremamente formativo per le menti dei ragazzi impegnarsi nella ricerca. Con la rilevazione delle onde gravitazionali abbiamo dato il calcio di inizio per una nuova avventura».

Il pugile Orlando Fiordigiglio
Il pugile Orlando Fiordigiglio

Fiordigiglio: «Andare oltre per me è superare le difficoltà» A concludere la mattinata è stato il pugile campione Orlando Fiordigiglio. Una storia di sconfitte sul ring e di vittorie nella vita: prima fra tutte la sua palestra, dove accoglie e allena ragazzi dalle vite difficili. Un fuoriprogramma fortissimo, un vero e proprio pugno allo stomaco di emozioni. «Andare oltre per me è superare le difficoltà, gli infortuni, i miei limiti per seguire quello che ho nel cuore – ha spiegato Fiordigiglio. Solo con la passione e il sacrificio puoi dimostrare a te stesso agli altri che certi risultati sono possibili. Così riesco anche ad essere uno stimolo per chi crede di non potercela fare nella vita. Quello che vivo e faccio in palestra segue come due binari. Sì, porto avanti la mia strada individuale di pugile, ma costruisco qualcosa di prezioso con gli altri. I nostri ragazzi non saranno mai atleti professionisti, ma riescono ad allenarsi, a credere in qualcosa, a trovare nuova energia e a rimettere a posto anche la loro vita. Vedere questi ragazzi  tornare in palestra con una famiglia, dei figli, con un nuovo lavoro: questa è la mia vittoria più grande».

Tinti: «È il confrontarsi con la propria mancanza e aprirsi a nuove possibilità» «I limiti esistono solo nell’anima di chi è a corto di sogni». Con queste parole di Philippe Petit, il funambolo francese che tra le sue avventure annovera anche la traversata delle Torri Gemelle, è stato introdotto il racconto dell’aretina Nicoletta Tinti. “AsSenza”, questo il titolo del suo intervento e il cuore della sua storia. Nicoletta è un’atleta, un ingegnere civile, una ballerina che dal 2008 è su una sedia a rotelle. Dopo un’adolescenza nella nazionale italiana di ginnastica ritmica, le olimpiadi, una grande passione per la danza e una brillante carriera universitaria a Firenze, un giorno si sveglia senza poter più muovere le gambe. «Dal 2008 la vita ha deciso per me – ha raccontato -. Un’ernia espulsa ha compromesso permanentemente il mio midollo spinale. Da quel giorno è iniziata un’altra avventura». Il suo progetto “InOltre” nasce da qui, un piccolo gruppo di artisti riuniti per scrivere una nuova pagina di questo viaggio. «Quando ho capito che non avrei più camminato, ho preferito non guardare allo specchio, ma guardarmi dentro. Mi sono concentrata sullo studio e sono diventata ingegnere civile. Ma mi mancava qualcosa. Ero piena di frustrazione. Non potevo cambiare la mia condizione, però credevo di poter fare tutto. Ho deciso di rimettermi in gioco con lo sport ed ho imparato a giocare a tennis e a sciare in carrozzina. Ho provato tante cose, ma mi mancava quello che facevo prima. Mi sentivo come una mosca senza testa. Mi sono fatta coraggio e sono tornata nella mia vecchia scuola di danza e lì ho incontrato Silvia. Da allora è cambiato tutto – ha continuato Nicoletta -. Ho provato a ballare ma le difficoltà erano evidenti. Allora Silvia mi ha fatto un bellissimo regalo. Con l’aiuto di due fabbri ha costruito un carrello grazie al quale io potessi ballare liberamente. Si chiama Grim. Da allora ho iniziato ad allenarmi a tirare fuori quell’energia pura che non poteva fermarsi lì, bloccata dagli ostacoli. Abbiamo fondato insieme la compagnia “InOltre” dove ha preso vita lo spettacolo che avete appena visto: AsSenza. Io sono il busto, e Silvia le gambe. La protagonista è una bambola che si ammala e muore perché schiacciata dalla malattia. Dalla presa di coscienza dei suoi limiti e dal superamento di questi arriva la rinascita. È il confrontarsi con la propria mancanza e aprirsi a nuove possibilità. Il fulcro dello spettacolo e della nostra compagnia non è la disabilità, ma l’energia che ci porta ad andare oltre i nostri limiti».

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