FIRENZE – Il Teatro della Pergola di Firenze si trova al centro di una tempesta istituzionale e politica dopo la decisione, ancora ufficiosa ma ormai imminente, della commissione ministeriale di declassarlo da Teatro Nazionale a teatro della città.
La scelta, che ha già provocato le dimissioni di tre membri della commissione e una levata di scudi da parte delle istituzioni locali e del centrosinistra, rischia di ridisegnare gli equilibri culturali non solo fiorentini ma nazionali.
La doccia fredda e le prime reazioni
Le prime avvisaglie erano arrivate mercoledì, ma la conferma è giunta nella mattinata di ieri: il Teatro della Toscana, con la Pergola come suo fiore all’occhiello, sarebbe destinato a perdere lo status di Teatro Nazionale, retrocedendo così in “serie B”. Una notizia che ha colto di sorpresa lavoratori e amministratori, tanto che il direttore generale facente funzioni, subentrato dopo l’uscita di Marco Giorgetti, ha dichiarato: «Siamo in riunione coi nostri lavoratori. Ci è arrivata notizia ufficiosa di un possibile declassamento».
Il nodo Massini e la frattura politica
Al centro della vicenda c’è anche la nomina di Stefano Massini a direttore artistico, figura di spicco del teatro italiano, la cui scelta è stata contestata dalla destra di governo, in particolare dal ministro della Cultura Alessandro Giuli. Massini, in un post su Facebook, ha espresso tutto il suo sdegno: «Una pagina gravissima che mi vede schifato fino agli urti di vomito. Il personalismo trionfa… Domattina a Firenze in piazza della Signoria, presenteremo la stagione 2025/2026 di un teatro straordinario che non merita tutto ciò».
La decisione della commissione ha avuto un impatto immediato: tre dei sette commissari – Angelo Pastore, Alberto Cassani e Carmelo Grassi, rappresentanti di Regioni, Province e Comuni – si sono dimessi in segno di protesta, definendo «pretestuose le motivazioni» del declassamento.
Secondo i commissari dimissionari, il progetto triennale presentato dalla Pergola non sarebbe stato ritenuto all’altezza di un teatro nazionale, ma il drastico calo di punteggio (da 29 a 9 punti su 35) viene giudicato «eclatante» e non giustificato.
La reazione delle istituzioni e il fronte politico
La sindaca di Firenze, Sara Funaro, ha annunciato ricorso contro la decisione, definendola «inaccettabile» e «politica». Al suo fianco si sono schierati la segretaria del Pd Elly Schlein, che parla di «sfregio al patrimonio culturale italiano», e il governatore Eugenio Giani, che mette in guardia contro una «impostazione ideologica quasi da MinCulPop».
Duro anche il commento di Matteo Renzi: «Uno schiaffo a Firenze e alla cultura. Il ministro dell’ignoranza Giuli si dovrebbe vergognare». Sul fronte opposto, il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone (FdI), difende la scelta come «autonoma e tecnica», accusando la sindaca Funaro di aver portato discontinuità gestionale e tagli ai finanziamenti, oltre a una «interruzione dei rapporti internazionali».
Le motivazioni e le conseguenze
Il declassamento comporterebbe una perdita del 20% dei finanziamenti per il teatro e una riduzione significativa delle risorse e del prestigio nazionale. Secondo i membri dimissionari della commissione, si sarebbe potuto chiedere un’integrazione al progetto invece di procedere con una misura così drastica, soprattutto considerando la figura di Massini, «maestro del teatro italiano».
Mobilitazione del territorio
Anche il sindaco di Pontedera, Matteo Franconi, il cui Teatro Era fa parte del Teatro della Toscana, ha annunciato iniziative di protesta: «Siamo pronti a organizzare nel prossimo weekend un’apertura H24 dell’Era, chiederemo a tutte le realtà culturali del territorio di presidiarlo, liberamente».
Una vicenda che scuote il sistema teatrale italiano
La crisi della Pergola si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra governo centrale e autonomie locali, tra esigenze di bilancio e visioni sulla gestione della cultura. La vicenda, oltre a bloccare temporaneamente l’assegnazione dei finanziamenti ministeriali a tutto il sistema teatrale, solleva interrogativi sul rapporto tra politica e cultura e sulla reale autonomia delle istituzioni culturali italiane.