Tutti dicono sì al modello di economia circolare ideato da AdF, destinato a fare scuola su tutta la penisola. È stato infatti accolto con grande favore il Protocollo presentato a Monte Argentario, di fronte ad una qualificata platea di attori istituzionali ed economici locali, regionali e nazionali. “Fare economia circolare – Per il benessere della comunità e del territorio”, questo il titolo del convegno che ha riconosciuto grande valore al progetto, primo in Italia nel suo genere. Oltre a fare sue le quattro R dell’economia circolare – ridurre, riusare, riciclare e recuperare – AdF ne aggiunge una quinta: restituire. Così come restituisce acqua pulita all’ambiente per donarle nuova vita, l’azienda guarda all’economia reale e restituisce risorse alla comunità coinvolgendo direttamente le imprese locali.

Il Protocollo È un nuovo patto territoriale per ripartire insieme, un percorso partecipato e condiviso con tutti gli stakeholder, per dare vita a uno strumento finalizzato al rilancio economico, al lavoro e allo sviluppo del territorio, a maggior ragione nell’attuale fase di difficoltà in seguito all’emergenza Covid-19. Grazie al regolamento operativo che traduce in azioni aziendali il Protocollo di Economia Circolare, AdF istituisce un sistema di qualificazione appositamente dedicato agli appalti cosiddetti “no core business”, creando un “Albo ad hoc” per destinare una parte degli affidamenti, quelli non sottoposti alla disciplina del Codice degli Appalti, agli operatori economici del territorio. Si stima che per questo tipo di attività l’importo complessivo annuo sia tra i 2 e i 3 milioni di euro circa. Molte le categorie già coinvolte, indicate nel Regolamento operativo, ma l’obiettivo è ampliarne sempre di più il campo di applicazione.

Un elenco per le buone pratiche Per favorire le buone pratiche di sostenibilità ambientale e sociale, da parte loro i fornitori dovranno avere alcuni importanti requisiti per iscriversi all’elenco, tra cui avere la sede in uno dei 55 comuni del territorio servito, assumere dalle categorie protette, tutelare la sicurezza sui luoghi di lavoro, ottenere certificazioni di qualità e ambientali, dimostrare buone pratiche nella gestione dello smaltimento dei rifiuti, dotarsi di mezzi elettrici, garantire stabilità occupazionale, giuste condizioni contrattuali e assunzione di manodopera locale. Il tutto non da subito, ma in tempi ragionevoli e potendo contare sul supporto delle banche locali, il cui ruolo nella partita sarà decisivo.

Il presidente Renai: «Inizio di un green new deal post Covid» Ad aprire i lavori il presidente di AdF Roberto Renai: «Quello di oggi non è un punto di arrivo ma di partenza, l’inizio di un green new deal post Covid. La volontà è di coniugare ambiente e lavoro, sostenibilità e sviluppo, per dare vita a una catena di fornitura resiliente e responsabile. Il nostro obiettivo è di essere più utili possibili nel dare ossigeno e respiro al territorio, puntando ad ampliare il campo di applicazione di questa nuova filosofia e dando vita ad un nuovo tipo di relazione con i soggetti del territorio».

Presidente Acea Castelli: «Ripensare i nostri modelli di sviluppo in chiave di innovazione e sostenibilità» A seguire è intervenuta Michaela Castelli, presidente del Gruppo Acea: «Siamo molto orgogliosi – ha dichiarato Castelli – di condividere con AdF questa iniziativa di ripartenza per il rilancio del territorio con un progetto economico e culturale. Le opportunità di sviluppo, infatti, vanno valutate seguendo logiche di business innovative e moderne che tengano conto di una visione più ampia, e inclusiva, della responsabilità sociale che un’azienda deve sentire nei confronti del territorio nel quale opera, in una visione di lungo periodo. In questo momento storico, poi, questa nuova visione è ancora più urgente e tutti dobbiamo ripensare i nostri modelli di sviluppo in chiave di innovazione e sostenibilità. In questo senso le utility possono rappresentare un volano efficace per il rilancio dei sistemi economici territoriali e lo sforzo che va messo in campo deve mirare a uno sviluppo durevole, in grado di assicurare maggiore occupazione, un benessere più diffuso ed equamente distribuito».

L’ad Ferrari: «Nuova concezione delle relazioni tra azienda e territorio» A chiudere i lavori Piero Ferrari, amministratore delegato AdF. «L’idea di economia circolare che da oggi mettiamo in campo – ha spiegato Ferrari – mette al centro una nuova concezione delle relazioni tra azienda e territorio. Questo è il primo Protocollo di questo tipo in Italia, operativo e in grado di immettere risorse nel ciclo produttivo, e io credo che possa essere adottato come modello dal nostro Gruppo, primo in Italia nel settore idrico. L’economia circolare può diventare il pilastro portante della nostra filosofia industriale, puntando su investimenti, relazioni con il territorio, persone, innovazione, sostenibilità e circolarità. Con un unico obiettivo: lavorare per il benessere della comunità e del territorio».

La tavola rotonda A seguire, nel primo pomeriggio, la tavola rotonda dal titolo “Il ruolo dell’economia circolare nell’era post Covid: il modello toscano”, con i presidenti delle società che gestiscono il sistema idrico integrato sul territorio regionale, il sindaco di Santa Fiora Federico Balocchi, Giovanni Papaleo (Chief Operating Officer del Gruppo Acea, Responsabile Area Industriale Idrico e Presidente di Areti), Alfredo De Girolamo (Presidente Conferservizi Cispel Toscana) e un saluto di Alessandro Mazzei (Direttore AIT).

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