Gianmaria Buccellati, Spilla Lumaca e Spilla Ragno, 2002
Gianmaria Buccellati e Cristina Acidini
Gianmaria Buccellati e Cristina Acidini

«Il mio lavoro sono disegni, niente di speciale, e poi la capacità di farli diventare gioielli». Con l’umiltà dei grandi e una commozione ben visibile, il maestro orafo Gianmaria Buccellati, ha presentato questa mattina a Palazzo Pitti la mostra “I tesori della Fondazione Buccellati. Da Mario a Gianmaria 100 anni di storia dell’arte orafa”, ospitata nelle sale del Museo degli Argenti e aperta al pubblico da domani, martedì 2 dicembre, fino al 22 febbraio (orario: tutti i giorni 8.15-16.30, chiuso primo e ultimo lunedì del mese, 25 dicembre e 1 gennaio).  Accanto a lui Cristina Acidini, ex Soprintendente al Polo Museale, che lascia alla città un ultimo regalo della sua gestione: la firma di un accordo stipulato fra la Fondazione Buccellati e il Ministero dei Beni Culturali che permette di conservare a Pitti con la formula del comodato un nucleo di 32 capolavori che vengono ad arricchire la nuova sezione del gioiello contemporaneo del Museo degli Argenti diretto da Maria Sframeli.

Gianmaria Buccellati, Parure 'Pizzo Venezia', collana, 1992
Gianmaria Buccellati, Parure ‘Pizzo Venezia’, collana, 1992

Rarità medicee tra i gioielli esposti In mostra oltre 100 opere, tra gioielli, lavori di oreficeria e di argenteria, creazioni che vanno dal 1910 ad oggi, che rifulgono nelle teche in mezzo alle rarità delle collezioni medicee in un confronto che ha pieno motivo d’essere. E per più di una ragione: sia perchè Firenze è una delle città simbolo per la nascita dell’arte orafa, come ci ricordano i nomi di Lorenzo Ghiberti e Benvenuto Cellini, sia perchè fu proprio visitando nel 1968 il Museo degli Argenti che nacque in Gianmaria la voglia di cimentarsi con il ‘tesoro’ della famiglia Medici, dai celebri vasi in pietre dure di Lorenzo il Magnifico agli elaborati gioielli dell’Elettrice Palatina. Così prese il via la creazione degli “Oggetti preziosi” – come lui stesso li definisce – coppe, vasi, scatole, tutti pezzi unici che appartengono alla sua collezione personale. Primo fra questi lo “Scrigno mediceo” del 1970, prezioso manufatto di forma decagonale che riprende motivi classici e canoni architettonici rinascimentali. E poi il “Cratere delle Muse” del 1981, una coppa di giada tempestata con oltre 2000 zaffiri cabochon che ricorda il “bugnato” dei palazzi fiorentini; la “Coppa Smithsonian” in agata, oro e argento, in prestito dallo Smithsonian Institution di Washington DC, iniziata nel 1976 e completata nel 2000, solo dopo aver raggiunto quella che Gianmaria chiama «l’armonia indispensabile a ogni forma di bellezza». Recentissima è poi la “Coppa Florentia”, un omaggio di Buccellati alla città di Firenze realizzato in cristallo di rocca, oro giallo e oltre 2000 pietre preziose sfaccettate.

Gianmaria Buccellati, Spilla Lumaca e Spilla Ragno, 2002
Gianmaria Buccellati, Spilla Lumaca e Spilla Ragno, 2002

In mostra la collana in oro e rubini creata per Eleonora Duse In apertura della mostra anche l’omaggio al padre Mario (1891-1965), fondatore della dinastia e inventore dei “trafori a nido d’ape” e di quello “stile Buccellati” apprezzato da case regnanti, pontefici e uomini di cultura. Come Gabriele D’annunzio, l’amico e sodale che lo chiamava il “Principe degli orafi” e per il quale creò numerosi oggetti personali e gioielli che il Vate regalava alle sue donne: in mostra una collana in oro e rubini per Eleonora Duse da indossare “come serto ombelicale”. La mostra, curata da Riccardo Gennaioli e coordinata da Lidia Carrion, è frutto della collaborazione tra la Fondazione Gianmaria Buccellati, alla cui vicepresidenza è Gianfranco Grimaldi, e la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Firenze. Info: 055.294883 – www.polomuseale.firenze.it – www.fondazionegianmariabuccellati.it

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