sienabiotech.jpgAvviso di conclusione indagine per l’ex presidente e l’ex amministratore delegato di Siena Biotech, società strumentale della Fondazione Mps nel campo della ricerca messa in liquidazione nel dicembre del 2014 e fallita nell’aprile del 2015. I due, secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie, sono indagati dalla Procura di Siena con l’accusa di bancarotta fraudolenta per distrazione. Al centro dell’inchiesta il contratto di affitto e poi di acquisto del centro ricerche a Siena: l’immobile di proprietà della Sansedoni Spa, società immobiliare partecipata dalla Fondazione Mps, era stato dato nel 2008 in affitto con riscatto a Siena Biotech. Il riscatto, e quindi anche l’acquisto da parte della società di ricerca, è avvenuto nel 2010 al prezzo di 24 milioni e 500mila euro senza che fossero detratti i canoni di affitto già pagati, come previsto da contratto, per un ammontare complessivo di 4 milioni e 250mila euro in circa due anni. Secondo la  magistratura ci sarebbe stato quindi un arricchimento indebito della Sansedoni Spa ai danni di Siena Biotech e che tale operazione abbia contribuito al fallimento della società di ricerca. Proprio dalle carte della procedura fallimentare sarebbe stata avviata l’indagine. All’ex presidente e all’ex Ad di Siena Biotech non sono contestati i reati di arricchimento personale.

L’annuncio della messa in liquidazione «E’ la chiusura di un ciclo, una decisione che nessuno si sarebbe mai auspicato qualche anno fa». Così il presidente della Fondazione Mps Marcello Clarich il 12 dicembre 2014 annunciando ai giornalisti la delibera assunta dalla deputazione generale dell’ente in cui si consideravano decaduti i presupposti, a partire dal 1 gennaio 2015, per continuare ad erogare i contributi alla Siena Biotech. Nelle casse di Palazzo Sansedoni non c’erano più le disponibilità economiche, stimate in 3 milioni di euro annui, per far sopravvivere la società di ricerca.

La mancata autonomia finanziaria Nell’aprile del 2014 proprio Siena Biotech aveva presentato un bilancio previsionale alla Fondazione Mps in cui si stimava il raggiungimento della completa autonomia della società entro l’aprile 2016 con una significativa e progressiva riduzione dell’impegno finanziario da parte della Fondazione Mps. Proprio alla luce di queste considerazioni, forse, quei 4 milioni e 250mila euro non detratti dal prezzo d’acquisto del centro ricerche e intascati da Sansedoni Spa, avrebbero perlomeno permesso la sopravvivenza di Siena Biotech fino all’aprile 2016, fino alla data della stimata autonomia finanziaria.

L’altro destino Ma così non è andata. Il centro ricerche è stato nuovamente messo in vendita a prezzo nettamente inferiore dalla curatela fallimentare. I circa 50 dipendenti sono stati licenziati, qualcuno di loro ha ritrovato occupazione. Ma, soprattutto, i bilanci della Sansedoni Spa sono stati in piccola parte ripianati ma non è bastato e la Fondazione Mps, nell’aprile di quest’anno, ha messo in vendita la sua quota azionaria del 67%.

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