penna-e-calamaioLa letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.

Il romanzo di Thomas Montasser “La libreria di zia Charlotte” sta diventando un titolo di culto per gli amanti dei libri e delle librerie. Una storia sul potere dei libri e di quei fascinosi luoghi dove vengono venduti, talvolta “luoghi antidiluviani” come la vecchia libreria “Ringelnatz & Co.” che un’anziana zia – sparita nel nulla – lascia in eredità (un’eredità di polvere e debiti) alla nipote Valerie, giovane e pragmatica che sogna un arrembante futuro come consulente di una multinazionale scandinava. La rampante neolaureata in economia aziendale scopre però la magia della lettura, del tempo che in essa acquista una dimensione altra. Metteteci poi il ritrovamento di un libro misterioso, e la storia è perfetta per trasformarsi in un atto d’amore verso la letteratura.

«Se qualcuno avesse guardato al di là del vetro, avrebbe visto soltanto la schiena curva di un’anziana signora vestita con grande cura e la sua crocchia candida un po’ scomposta china sul registratore di cassa, il tutto avvolto dal caldo alone di un lampadario stanco. Magari l’avrebbe anche osservata tirare un’energica riga in fondo a un elenco scritto su un taccuino antiquato, richiudere il suddetto taccuino con altrettanta energia e poi aprire la borsetta lì accanto per estrarne un portamonete dal quale avrebbe a sua volta tirato fuori una banconota di valore piuttosto modesto da deporre in casa. Avrebbe visto la sua mano, affusolata e ricoperta da macchie dell’età, ma peraltro diafana e aristocratica, richiudere la cassa e sfiorarla un’ultima volta, come si dà una pacca di consolazione sulla spalla di un amico. Quindi l’avrebbe vista alzarsi, passare rasente gli scaffali alti fino al soffitto, esaminarli, bisbigliare loro qualcosa, spegnere la luce e uscire dalla piccola bottega attraverso la porta sul retro. In questo modo il nostro osservatore sarebbe stato testimone di quell’avvenimento che può essere sintetizzato in quattro semplici parole: la sparizione di Charlotte.»

[da “La libreria di zia Charlotte” di Thomas Montasser]

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