acciaierie-lucchini-piombino_1.jpgNon è un periodo semplice, per Issad Rebrab. Il fondatore di Cevital e oggi patron delle acciaierie ex Lucchini, ribattezzate Aferpi, è impegnato da grane che arrivano su due fronti. Una è tutta italiana, data dai ritardi nell’attuazione dell’accordo di programma per la reindustrializzazione di Piombino, che stanno facendo scaldare i sindacati, costringendo le istituzioni a dare un ultimatum (metà novembre) per l’acquisto di un forno elettrico. L’altro, più intrigato del primo, si consuma nella sua terra, in Algeria, dove sta andando avanti uno scontro velenoso con il presidente Abdelaziz Bouteflika. Temi su cui si è incentrato l’incontro di giovedì al Mise, dove a tenere banco è stato soprattutto l’arresto annunciato (da lui stesso) e poi smentito (dal governo algerino) di Rebrab, fondatore di Cevital e oggi a capo delle acciaierie piombinesi, per una presunta truffa ai danni del suo Paese durante l’acquisizione della società francese Brandt, per un totale di circa tre milioni di euro.

issad rebrab
Issad Rebrab

Una questione algerina «Una questione politica che non ha alcun impatto con Aferpi o con l’Italia – ha spiegato l’ad di Aferpi Farid Tidjani – trattandosi di un contenzioso tra il ministro e messieur Rebrab. Una situazione che, però, danneggia tutti». Che tra Rebrab e il governo algerino non corra buon sangue è cosa nota, visti gli attacchi terroristici che hanno fatto esplodere tre stabilimenti Cevital in Africa e le diverse fazioni da cui provengono il magnate e il presidente Bouteflika. «Mi vogliono arrestare», aveva detto Rebrab alla vigilia dell’incontro, per poi essere smentito dal governo africano. E per quanto appaia come un problema solo algerino, potrebbe finire per avere contraccolpi anche sulle vicende piombinesi.

Finanziamenti da sbloccare «Personalmente sarei non poco rasserenato – ha detto il governatore Enrico Rossi ieri – se si sgomberassero dal tavolo le preoccupazioni che destano i rapporti tra Rebrab ed il governo algerino, una vicenda che può avere ripercussioni sullo sblocco dei finanziamenti necessari all’azienda per realizzare il piano industriale e per la quale serve un intervento da parte del ministro Guidi e della stessa presidenza del Consiglio». Anche per questo, per avere delle garanzie concrete, ha chiesto di convocare un nuovo tavolo romano per metà novembre, lanciando una sorta di ultimatum per quanto riguarda gli investimenti garantiti. Primo su tutti, l’acquisto del forno elettrico. Rossi, comunque, si è detto «fiducioso» sulla realizzazione del piano industriale, tant’è che il 26 ottobre prossimo sarà a Piombino per la presentazione del piano di riconversione, scandito da smantellamento navi, bonifiche delle falde, recupero area ex industriale.

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