SIENA – ‘Arte Senese. Dal tardo Medioevo al Novecento nelle collezioni del Monte dei Paschi di Siena’. La nuova e attesa mostra fino all’8 gennaio al Santa Maria della Scala, che rende di dominio pubblico sessantasette opere della ricchissima collezione, migliaia di capolavori  della Banca Mps, ha il valore di un ritorno al passato che apre alla bellezza, sviluppo, nuovi programmi per il futuro. E si scopre che una ‘Croce dipinta’, opera di Tino di Camaino, XII – XIII secolo, in un percorso attraverso l’arte senese, convive benissimo con la ‘Storia della casta Susanna’, di Francesco Vanni, XVI-XVII secolo, per arrivare al ‘Bozzetto della Fontana dell’Abbondanza’ di Fulvio Corsini, XIX – XX secolo.

L’incrocio di periodi, stili, artisti, è una chiave di questa esposizione: l’eccezionale patrimonio artistico del Monte dei Paschi testimonia la sua strategia nei secoli a sostegno delle arti, come del benessere economico, sociale, culturale del territorio.

Al Santa Maria della Scala si ritrova l’ampia collaborazione fra enti senesi che nei secoli ha prodotto grandi risultati. Prodotta dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Comune di Siena e Fondazione ‘Antico Ospedale Santa Maria della Scala’, la mostra nasce con il progetto scientifico e l’organizzazione di Vernice Progetti Culturali-Impresa Sociale. Curata da Laura Bonelli, è stata realizzata e allestita da Opera Laboratori. «Il titolo – ha detto il sindaco Luigi De Mossi rende giustamente onore all’arte senese: ha offerto grandi testimonianze della sinergia fra istituzioni e enti, pubblico e privato, che oggi ha permesso ancora questa mostra. La collaborazione deve consolidarsi nel futuro, quale migliore soluzione per lo sviluppo del territorio».

In questo intreccio di tempi, dal mecenatismo nel passato proprio della Banca senese, il presente è anche quello della Fondazione Monte dei Paschi che ha recuperato il suo ruolo nel territorio. E ciò che accade oggi è frutto della benefica transazione extragiudiziale tra Banca e Fondazione Monte dei Paschi, di cui il suo presidente Carlo Rossi è stato il grande attore: l’accordo ha riconosciuto a Palazzo Sansedoni la possibilità di utilizzare il patrimonio artistico e culturale di Rocca Salimbeni. «La cultura – ha continuato il presidente Rossi – rappresenta oggi uno dei nostri settori strategici, fattore di sviluppo e di reddito. Dal 2021, fra i compiti istituzionali della Fondazione Mps, figura anche quello di promuovere le opere della collezione Monte dei Paschi. La mostra è una grande occasione per far conoscere questo patrimonio in una sede ideale: il Santa Maria della Scala, testimone di grandi vicende della storia senese».

Un’azione strategica in un periodo in cui il Santa Maria della Scala, per assetto, risorse, programmazione, è ancora in progress e ricerca soggetti artistici adatti all’importanza dell’ex Spedale, che aspira a diventare uno dei più grandi musei in Europa. «Questa mostra riconosce e valorizza la vocazione a grande polo culturale del Santa Maria della Scala – ha osservato la presidente di questa Fondazione Lucia Cresti – . La collaborazione è la mossa vincente per grandi operazioni. L’auspicio è di perfezionare questo percorso».

«Un patrimonio imponente di dipinti, sculture e arredi, soprattutto di scuola senese dal XIII al XX secolo, non senza interessanti incursioni sul Novecento italiano, quello della Banca Mps che questa mostra inizia a rendere di dominio pubblico – ha spiegato la curatrice Bonelli -. Il percorso esalta la vocazione senese ad accogliere l’arte e i suoi protagonisti, specchio della disponibilità e della generosità di questa comunità».

Il secolare amore di Siena per le arti figurative, attraverso alcune grandi personalità artistiche capaci di affermarsi in patria e non solo, rende conto dello straordinario valore delle collezioni della Banca Monte dei Paschi di Siena, legate alla città, alla sua memoria e ai suoi valori. Lo dimostrano le opere in mostra dei grandi maestri senesi, artisti come Pietro Lorenzetti, Tino di Camaino, Stefano di Giovanni detto il Sassetta, Giovanni Antonio Bazzi il Sodoma, Domenico Beccafumi, Bernardino Mei, per arrivare a Cesare Maccari, Fulvio Corsini e tutti gli altri. Merito di una strategia che dalle committenze di una pubblica istituzione fondata nel 1472, è continuata fino a periodi contemporanei con l’allestimento, negli anni Ottanta del secolo scorso, di spazi museali nell’antica chiesa di San Donato, all’interno della sede storica di Piazza Salimbeni. La raccolta è stata incrementata grazie a nuclei di opere provenienti dalle banche incorporate nel corso degli anni e, particolarmente, con l’acquisizione di una parte della celebre Collezione Chigi Saracini di Siena: una delle più importanti private italiane, oggi nel palazzo di via di Città.

Nel post pandemia, ‘Arte Senese. Dal tardo Medioevo al Novecento nelle collezioni del Monte dei Paschi di Siena’ restituisce alla città la vocazione di centro della cultura, grande motore dell’economia. Senza dimenticare che la garanzia della Fondazione Monte dei Paschi ed anche questa mostra cancellano i timori, vincolando al nostro territorio il patrimonio della Banca Mps.

Il percorso si apre con il bozzetto in terracotta (1878) dedicato a Sallustio Bandini, opera di Tito Sarrocchi in occasione del rifacimento di Piazza Salimbeni. Nella stanza successiva, fra gli altri, troviamo due rarissimi dipinti duecenteschi della raccolta Chigi Saracini, una delle collezioni private più famose in Italia acquista dalla Banca nel 1955 e conservata nel Palazzo sede dell’Accademia Musicale Chigiana:  ‘Madonna col Bambino e Santi’ del Maestro di Tressa e ‘Christus Triunphans’ di Margarito d’Arezzo. Poi le altre opere del Duecento e del Trecento. Straordinarie per la prima metà del Quattrocento,  le testimonianze di Stefano di Giovanni il Sassetta: della Collezione Chigi Saracini, la fiabesca ‘Adorazione dei Magi, e i tre frammenti di una colossale Croce dipinta nel 1433 per la Chiesa di San Martino. Nelle stanze successive si possono ammirare opere di generazioni di artisti vissuti fra il XVI e XVII secolo. Nel secolo dei Lumi, l’attenzione per il territorio convinse Banca Monte dei Paschi ad acquistare due bellissime tele raffiguranti la Piazza del Campo, dipinte da Giuseppe Zocchi. Parallele a queste opere, quelle della cultura accademica e purista della Toscana dell’Ottocento che a Sienatrovò un centro motore nell’Istituto di Belle Arti, con maestri come Luigi Mussini, Cesare Maccari, Giovanni Dupré. Le loro opere introducono al finale di questo percorso. Termina con due bozzetti di Fulvio Corsini: una ‘Figura maschile’ e e il modello scultoreo per la ‘Fontana dell’Abbondanza’, nella piazzetta adiacente via Montanini a coprire l’ingresso dell’antica Chiesa di San Donato.

In un periodo in cui la tutela dell’ambiente è essenziale, l’altro valore è un allestimento sostenibile orientato su materiali e tecniche che limitano al massimo l’impatto.

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