I benzinai toscani rischiano di rimanere a secco.  La nuova manovra finanziaria del Governo Monti, la cosiddetta “Salva Italia”, sta minando gli equilibri già precari di un settore che da tempo sta pagando la crisi economica in atto. «I gestori sono arrivati al punto di non ritorno – tuona il presidente nazionale della Faib (Federazione Autonoma Italiana Benzinai), Martino Landi, senese di nascita -. Sapevamo purtroppo dell’aumento delle accise in Toscana per far fronte al Fondo di solidarietà voluto dalla Pubblica Assistenza per le popolazioni della Lunigiana. A questo si è aggiunta la sorpresa, fortissima, della nuova manovra finanziaria del Governo Monti».

L’aumento del costo dei carburanti Ed effettivamente i numeri sono da capogiro. Solo per quanto riguarda la Regione Toscana, l’aumento era decisamente consistente con un circa +6 centesimi a litro (5 cent./l+Iva) che ha portato ad una crescita delle accise di circa il 10% in Toscana, a differenza di quanto avviene in altre regioni dove la media si stima sui 60 centesimi per 1000 litri. «Le cifre sono da capogiro – continua Landi -, nel 2012 in Toscana si registrerà un aumento del +23% sui prezzi del gasolio solo a causa delle accise. I benzinai rischiano veramente di essere messi in ginocchio. Nel 2011, la categoria ha già dovuto accusare un -10% sul fronte dei ricavi. Se non ci sarà presto un’inversione di tendenza non sarà più possibile una ripresa».

Gli effetti della crisi Il pieno costa caro in Toscana e ben presto si potrebbe toccare la cifra di 2€ per litro di carburante. Un fattore che, unito all’aumento delle imposte voluto dal Governo Monti, sta riducendo drasticamente il potere di acquisto delle famiglie e della popolazione italiana. I gestori, da parte loro, si sentono stretti in una morsa. «Ci sentiamo molto vicini ai consumatori – sostiene ancora il presidente di Faib -. Anche noi siamo alle prese con l’aumento dei prezzi dei carburanti. Noi percepiamo una quota fissa dalle benzine che vendiamo, pari a circa 3 millesimi per litro. Quello che ci auspichiamo è che il Governo possa veramente dare il là a quelle liberalizzazioni tanto annunciate. Se così non fosse i gestori si troveranno sempre più esposti a livello finanziario nei confronti delle compagnie petrolifere. Anche con le compagnie stiamo provando ad aprire un dialogo, perché si possano far carico di questi problemi. Da parte loro però – chiosa Landi – non viene nemmeno considerato, dato che ogni volta che si parla di caro benzina i loro titoli in borsa aumentano di valore».

Una proposta di legge dimenticata Sale il costo dei carburanti e sale il livello di preoccupazione. «Ci chiediamo dove sia finita quella proposta di liberalizzare il mercato della benzina che doveva essere parte integrante della Manovra Salva Italia – dice Alessandro Cerrai, coordinatore regionale Faib -. Una proposta di legge, redatta insieme alle associazioni dei consumatori, che avrebbe permesso di acquistare il 50% dei carburanti dalle compagnie petrolifere e la restante metà sul libero mercato al fine di avere prezzi più concorrenziali al momento della vendita. Si tratta di una proposta concreta per la quale erano state raccolte anche 500mila firme, sottoscritte da numerosi parlamentari di tutte le componenti politiche. Con questo nuovo aumento delle accise invece, si penalizzano solo le imprese e i consumatori».

Una spinta alla liberalizzazione Volontà di liberalizzare il mercato e di provare a ridurre il prezzo dei carburanti. Nonostante il fatto che sempre più spesso gli enti pubblici sfruttino i benzinai come “esattori delle tasse”:  «Il vero problema è che si interviene sempre sul nostro settore quando c’è bisogno di fare cassa – sostiene Cerrai -. Nell’aumento delle accise per la pubblica assistenza si pagano non solo i contributi di solidarietà per la Lunigiana ma anche per altre calamità che risalgono a 50-60 anni fa. I gestori delle stazioni di servizio non posso più ricoprire questo ruolo. Quello che auspichiamo adesso – conclude il coordinatore toscano di Faib – è che il Governo metta in pratica quella sua spinta alla liberalizzazione. Una liberalizzazione che punta ad un progetto di riforma complessiva per l’intera categoria e che possa venire incontro a quelle che sono le giuste preoccupazioni dei consumatori. Se si continua con questa corsa al rialzo, ben presto si entrerà in un circolo vizioso che lascerà tutti quanti “a piedi”».

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