ROMA – “Non conoscevo David Rossi e non l’ho mai incontrato”. Ettore Gotti Tedeschi, in un certo modo, ha chiuso subito la porta alla commissione che indaga sulla morte del manager.

L’ex presidente dello Ior già due anni fa aveva avuto modo di negare qualunque conoscenza con il responsabile della comunicazione di Banca Mps, durante un’intervista alle Iene. Il 12 aprile 2013 nell’ufficio di Rossi fu trovato un biglietto con il numero e il nome di Gotti Tedeschi. “Questo non lo so. Non ne ho la più pallida idea – ha replicato il banchiere -. E mi domando perché non sia stata fatta una perizia calligrafica. Posso pensare che glielo abbia dato Mussari dicendogli ‘se hai bisogno chiamalo’. Ma potrebbero essere stati anche Viola o Profumo”. Il dirigente ha invece confermato di conoscere Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, all’epoca presidente e direttore generale di Mps, e Gabriello Mancini, ex presidente della Fondazione Mps.

Conclusa questa parentesi, il resto dell’audizione è stata incentrata sull’acquisto di Antonveneta da parte di Rocca Salimbeni. Dietro quell’operazione c’era Banco Santander, che vedeva come referente per l’Italia proprio Gotti Tedeschi. “Quando sono stato presidente dello Ior (dal 2009 al 2011, ndr), non ho avuto rapporti con Mps e Antonveneta”, ha premesso il banchiere, che poi riguardo all’operazione ha spiegato: “Io avevo proposto un altro tipo, ovvero la fusione. Mussari era d’accordo, ma la Fondazione non voleva, perché non si voleva diluire. A quel punto Santander dette l’incarico a una banca neutrale (Rothschild, ndr) di vendere. La Fondazione disse ‘compriamo”. E ancora: “Antonveneta era un banca molto attraente e Mps così sarebbe arrivata a controllare il 10% del mercato, diventando il terzo istituto italiano. Il problema è stato sulla tempistica, perché a fine 2007 crolla il mercato americano e l’acquisto è di qualche settimana prima. Era una buona operazione. L’errore è stato non accettare la proposta di Santander”.

“Non ne conoscono l’esistenza e se così fosse stato li avrei denunciati. Io ero stato chiamato da Papa Benedetto XVI per rimettere in ordine le finanze vaticane e portare lo Ior alla massima trasparenza. Non era mio compito punire o occuparmi della chiusura dei conti. Sarebbe avvenuto conseguentemente all’applicazione delle norme che stavo mettendo in atto” ha poi detto Ettore Gotti Tedeschi ai commissari a proposito dei presunti quattro conti correnti riferibili a persone vicine a Mps e accesi presso lo Ior.

“In caso di conti sospetti – ha detto Gotti Tedeschi ai commissari – la procedura era che il conto sarebbe stato chiuso. La normativa antiriciclaggio che io adottai e che fu approvata dal Santo Padre era che nessuno poteva detenere conti che non fossero appartenenti a istituzione religiose o enti religiosi”. “Tutti gli altri conti – ha concluso il banchiere – dovevano essere stati spenti e chiusi. Furono mandate lettere a tutti i detentori dei conti che fossero laici di chiudere il conto e trasferirli entro alcuni mesi”. Della presunta esistenza dei conti Gotti Tedeschi aveva parlato durante un servizio della trasmissione televisiva le Iene andata in onda nel 2019.

“Il servizio delle Iene è un collage di domande non fatte e di risposte non dette” ha chiarito l’ex presidente dello Ior ai commissari. “Si è trattato – ha detto Gotti Tedeschi – di un servizio carpito. Sono entrati con una scusa nel mio ufficio dicendo che stavano scrivendo un libro su Mps e che volevano avere alcuni chiarimenti. E io, per tutelare alcune verità che nei libri spesso scompaiono, accettai. Questo giornalista entrò, mise lo zaino a pochi metri, mi fece delle domande e poi mi portò a dare delle risposte”.

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