Uniti, da nord a sud, per chiedere la riapertura dei ristoranti e delle attività del divertimento oppure ristori immediati. E’ l’iniziativa di Ristoratori Veneto, Ristoratori Lombardia e Ristoratori Sicilia, tre gruppi regionali di imprenditori del mondo Horeca che hanno seguito le orme di Ristoratori Toscana e ora sono associati a TNI Italia – Tutela Nazionale Imprese.

L’appuntamento è per mercoledì 17 febbraio alle 11 quando la categoria, in divisa da cuochi e camerieri, lancerà il suo SOS da due luoghi simbolo, il Ponte Visconteo a Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, e piazza Falcone e Borsellino a Caltanissetta.

Naccari (Ristoratori Toscana): «Con le tende davanti a Montecitorio ad oltranza»

«La situazione è insostenibile – sottolinea Pasquale Naccari, portavoce di TNI Italia Tutela Nazionale Imprese e presidente di Ristoratori Toscana – ma continuano a mancare le risposte dalle istituzioni. Siamo persone civili, abbiamo sempre rispettato le regole e continueremo a farlo. La misura è colma e non possiamo assistere con le mani in mano al fallimento di un intero comparto. Chiediamo una gestione comunicativa della pandemia più seria: che sia solo il presidente del Consiglio Draghi a parlare alla nazione della situazione epidemiologica e di eventuali chiusure a aperture, non chiunque, tutti i giorni, a tv e giornali, gettando la popolazione nel panico. Dopo i flash mob di Valeggio e Caltanissetta – annuncia Naccari – lunedì 22 febbraio saremo a Roma per riprenderci la nostra dignità e davanti a Montecitorio pianteremo le tende, a oltranza, fino a quando il nuovo premier Draghi non ci darà le risposte che attendiamo, ovvero il superamento del sistema dei colori e ristori adeguati al fatturato”.

Brescia (Ristoratori Veneto): «Siamo allo stremo»

«Siamo allo stremo», è lo sfogo di Alessia Brescia, coordinatrice di Ristoratori Veneto, proprietaria insieme ai genitori di una trattoria tipica nel cuore di Valeggio sul Mincio. Ci sono una trentina di ristoranti solo tra il centro storico e l’antico Borgo, su un totale di 117 registrati dalla Camera di commercio di Verona al 30 settembre scorso. «I turisti non ci sono più e in tutti questi mesi sono arrivate briciole, del tutto insufficienti a coprire i costi fissi delle nostre aziende. Con la zona gialla abbiamo riaperto a pranzo, ma facciamo pochissimi coperti, quattro o cinque al giorno. Come facciamo a sopravvivere? Se Valeggio non ha turisti, non vive, è una città morta. Non esiste un indotto lavorativo, non ci sono fabbriche né uffici intorno e in questa situazione non riusciamo nemmeno a lavorare con asporto o consegna a domicilio. Tanti sono i ristoranti che da ottobre non hanno riaperto. C’è bisogno di unità nella nostra categoria: uniti e coesi verso un unico obiettivo, quello di tutelare il nostro settore ed è a questo che stiamo lavorando da mesi, con Ristoratori Veneto e Lombardia, uniti a TNI, che ha la possibilità di far da portavoce a livello nazionale dei reali problemi».

Tornatore (Ristoratori Sicilia): «Non ne possiamo più»

«Basta, non ne possiamo più. Giocano come il gatto con il topo. Apri, chiudi. Giallo, arancione, rosso… e comunicato sempre all’ultimo momento. I ‘ristori’, se così vogliamo chiamarli, corrispondono solo al 3% del fatturato e non coprono i costi fissi delle nostre attività. Con la zona rossa prima ed arancione poi abbiamo potuto fare solo asporto, ma siamo tutti consapevoli che non copriamo neanche le spese vive. Per questo mercoledì – annuncia Michele Tornatore, coordinatore di Ristoratori Sicilia – saremo davanti al tribunale di Caltanissetta: da nord a sud i problemi sono gli stessi e solo uniti possiamo raggiungere il nostro obiettivo, la tutela della categoria».

Articolo precedenteCoronavirus. In 40 festeggiano compleanno al ristorante in zona arancione, sanzionati commensali e gestori
Articolo successivoUn nuovo turismo. La magia e i segreti delle antiche botteghe artigiane, Siena studia itinerari originali