Una fase di profonda recessione per il settore delle costruzioni in Toscana, con un nuovo arretramento di tutte le principali fonti di domanda: pubblica e privata, residenziale e non. È questo il quadro poco edificante che tracciano Unioncamere e Ance Toscana sottolineando come le difficoltà generate da un mercato in continua contrazione, ormai per il settimo anno consecutivo, si sommano a crescenti criticità sul fronte della gestione della liquidità aziendale e dell'accesso al finanziamento bancario con evidenti i riflessi negativi su livelli occupazionali e propensione all'investimento. L’indagine è stata realizzata su un campione di imprese toscane maggiormente strutturate.
 
Il commento «Serve un rinnovato rapporto con la Pubblica Amministrazione che ponga fine ai ritardi sempre più insostenibili nei pagamenti – spiega il presidente di Unioncamere Toscana, Vasco Galgani -. Un aiuto per il rilancio del settore potrebbe inoltre derivare da politiche che favoriscano, anche attraverso la concessione di finanziamenti agevolati, investimenti privati e pubblici per il risparmio energetico e/o la messa in sicurezza degli edifici. Una prima risposta a queste necessità potrebbe arrivarci attraverso il decreto del fare che ha incassato in questi giorni il sì alla Camera all'interno del quale sono annunciate agevolazioni per l'edilizia privata e l'operazione sblocca-cantieri per oltre 3 miliardi».
 
L’esigenza di una nuova politica industriale Il quadro che emerge dalla rilevazione richiede, ad avviso del presidente di Ance Toscana Alberto Ricci «una azione ed un piano di politica industriale per il settore, che, a livello nazionale e regionale, punti in primo luogo alla ripresa degli investimenti pubblici anche di piccolo importo, e ad una ripresa del finanziamento delle banche verso il settore». I due terzi delle imprese di costruzione toscane (con almeno 10 addetti) hanno rapporti lavorativi con la Pubblica Amministrazione: il 77,8% lamenta di subire ritardi nei pagamenti da parte del committente pubblico, in due casi su tre evidenziando un ulteriore peggioramento nei tempi di riscossione. Il ritardo medio di pagamento è, nel complesso, di quasi 6 mesi, ma supera i 7 mesi e mezzo considerando le sole imprese che lamentano ritardi.
 
L’analisi Sono in particolar modo le grandi e medie imprese (almeno 50 addetti) ad interfacciarsi con la pubblica amministrazione (l'85,9% delle stesse), sia per appalti di edilizia residenziale/non residenziale che per lavori infrastrutturali: sono queste a segnalare con maggiore frequenza (nell'87,6% dei casi) un peggioramento della situazione rispetto allo scorso anno. Circa la metà delle imprese (46,8%) ha fatto domanda di credito al sistema bancario, con una propensione leggermente più accentuata fra le piccole imprese (47,1%) rispetto alle medio-grandi (42,5%). Tali percentuali risultano in diminuzione rispetto allo scorso anno, sottolineando l'esistenza di un fenomeno di “scoraggiamento” tra gli imprenditori del settore. Fenomeno da attribuire non soltanto ad un indebolimento della domanda di credito conseguente all'ulteriore marcato peggioramento del quadro economico, ma anche ad un ulteriore deterioramento nell'accesso al credito. Il 51,8% delle imprese che hanno fatto domanda di credito hanno lamentato difficoltà nell'accedere al finanziamento richiesto. Rispetto allo scorso anno, la situazione e' peggiorata per il 57,8% delle imprese, mentre e' rimasta invariata per il restante 42,2%. La principale difficoltà addotta dalle imprese riguarda la richiesta di maggiori garanzie da parte delle banche (56,0%), seguita dall'aumento dei tassi di interesse passivi e/o dall'aumento degli spread (nel 23,5% dei casi) e dal rifiuto parziale o totale del finanziamento richiesto (21,1%). A conferma del quadro di difficile rapporto con le banche va evidenziato un dato che emerge dalle rilevazioni Banca d'Italia: il costo del denaro per le imprese edili della Toscana è tra i più alti d'Italia, con un tasso rilevato del 9,2% a fronte di valori intorno al 7% di altre regioni. Il perdurare di una fase – ormai pluriennale – di restrizione del mercato genera inoltre un atteggiamento di crescente prudenza da parte degli operatori del settore, con ripercussioni sulla spesa per investimenti (che nel 2013 è prevista in aumento solo dal 2,6% delle imprese del settore, in diminuzione dal 24,4%) e sulle scelte inerenti le prospettive occupazionali, con solo un 1,7% di imprese che prevede di aumentare il livello dei propri organici rispetto al 2012 (di diminuire nel 25,5%).

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