Ospitiamo l'intervento di Simone De Santi, segretario provinciale dell'Udc, che qualche giorno fa ha incontrato il sindaco di Siena Bruno Valentini per parlare del rinnovo degli organi della Fondazione Mps. Ne è scaturita una proposta che riportiamo e che, questo è l'augurio, speriamo servirà a far discutere la città sul proprio futuro e sulla classe dirigente che dovrà portarlo avanti.

«Quattro anni fa tra luglio e agosto si combatteva a Siena una cruenta battaglia per le nomine in Fondazione. Prima il tema della riconferma di Gabriello Mancini, poi lo scontro violento tra l’allora sindaco Maurizio Cenni e la federazione provinciale del suo partito (il Pd), si arrivò addirittura a sindaci della provincia che unendosi in una specie di sacra alleanza si mossero compatti contro il primo cittadino del capoluogo. Vi erano in ballo interessi veri, le future nomine della banca e il controllo sul territorio di enormi risorse che consentivano un ritorno straordinario in termini politici. Ci vollero quasi due mesi, e non pochi “morti e feriti” politici, per completare il quadro, e andare a nominare chi poi avrebbe determinato la maggioranza del Cda dell’allora  terzo gruppo bancario Italiano. I criteri utilizzati per quelle nomine, erano in linea con ciò che la Fondazione doveva fare e aveva sempre fatto, distribuire risorse economiche e garantire una stabilità del quadro politico.

Quattro anni dopo la Fondazione e la Banca sono due cose irriconoscibili, la prima ha distrutto il suo patrimonio e la seconda lotta per la sopravvivenza. Oggi, la Fondazione non è più l’ente cui tutti guardavano con speranzosa benevolenza nell’attesa di un contributo, non ha più quell’enorme potere politico sul territorio, né quello strategico nella composizione degli organi che amministrano la Banca.

Per parlare della composizione della nuova e prossima Fondazione bisogna partire da quale ruolo può avere nel futuro immediato, ammesso che ne abbia uno. Proviamo ad andare per esclusione, cosa non occorre alla Fondazione? Di certo non occorrono amministratori che a vario titolo e grado abbiano avuto coinvolgimenti con la precedente gestione della Banca o della Fondazione uscente. Nessuno escluso. Non serve neppure che siano nominati professori di grande richiamo nazionale o europeo del tutto digiuni di sistema bancario. Non vanno bene operazioni di marketing per un semplice rilancio dell’immagine, perché prima bisogna salvare la sostanza. La Fondazione è a serio rischio di sopravvivenza, non ha solo una cattiva reputazione da riscattare, basta che le azioni Mps scendano ancora e non ne rimarrà più nulla.

Allora che ruolo potrà avere la Fondazione e con essa la città e la comunità di Siena nelle vicende della banca? Dovrà per ovvie ragioni occuparsi proprio della Banca, cosa che fino adesso colpevolmente non ha fatto. Dovrà essere parte attiva nel reperimento delle risorse e nell’ingresso di nuovi soci. Dovrà esprimere negli organismi a partire dal suo prossimo presidente, figure che abbiano lo spessore culturale e la preparazione professionale adeguata per confrontarsi alla pari con i vertici della banca e assieme ad essa, trovare le migliori soluzioni per il rilanciare i due enti.

Una Fondazione che sia in contrapposizione con la Banca non serve a nessuno, così come non servirebbe neppure una Fondazione totalmente succube di Rocca Salimbeni. Invece, un ente che sia parte attiva e con cognizione di causa nei processi di ristrutturazione e crescita del Monte sarebbe utile a tutti, iniziando proprio dalla Città. Bisogna partire da queste considerazioni per l’identikit del prossimo presidente della Fondazione. Ci vuole qualcuno che conosca bene l’ambiente senza essere stato coinvolto nei pessimi affari di Banca 121 e Antonveneta, qualcuno che sappia leggere redigere e interpretare i bilanci, che si muova bene negli ambienti finanziari e bancari e che abbia dato prova di saper gestire aziende in crisi. Una personalità che sia operativa e che abbia cognizione dei problemi, e cosa non secondaria, che riesca a unire una città che è uscita dalle recenti elezioni profondamente divisa.  A me, a noi, era venuto in mente il nome di Divo Gronchi, se qualcuno ha altre idee potrebbe cominciare a tirarle fuori, magari un bel confronto alla luce del sole, anche se quello caldissimo di agosto, non farebbe male.

Simone De Santi (Segretario Provinciale UDC Siena)

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