Interventi per soli 212 milioni di euro per la scuola a fronte di un impegno di spesa per gli investimenti nelle scuole pari a 727,9 milioni di euro. E’ la drammatica situazione in cui versano gli istituti italiani tanto da far lanciare l’allarme. Secondo l’Unione delle Province infatti l’apertura del nuovo anno scolastico sarebbe a rischio in tutta la Penisola. Secondo il presidente Antonio Saitta molti istituti non potranno inaugurare nel prossimo autunno le attività a causa del patto di stabilità e dei tagli imposti dalla spending review. Secondo una rilevazione effettuata dalle province riguardante il piano programmatico delle opere scolastiche, gli enti nel 2013 avevano definito gli impegni di spesa per gli investimenti nelle scuole pari a 727,9 milioni di euro. A causa «dei tagli imposti e degli obiettivi del patto di stabilità, che – ha sottolineato Saitta – stanno azzerando la capacità di programmazione in opere e infrastrutture, le province sono state costrette a ridurre gli impegni di 513,2 milioni di euro. Pertanto – ha aggiunto – potranno essere realizzate nel corso di quest'anno opere per un ammontare complessivo di soli 212 milioni di euro».

I numeri Dal 2008 al 2012 le Province hanno destinato alle scuole 10,4 miliardi di euro, di cui 8 per il loro funzionamento e 2,4 miliardi per investimenti in nuovi edifici, messa in sicurezza e interventi strutturali. «Nello stesso periodo il Governo ha destinato agli interventi e alla messa in sicurezza delle scuole zero euro» spiega il presidente Saitta. Secondo un dossier messo a punto dall'Upi relativo allo stato delle risorse destinate alla scuola, dal 2008 al 2012 le manovre economiche hanno tagliato i bilanci delle Province di 1 miliardo e 779 milioni, riducendo la spesa per il funzionamento delle scuole gestite dagli Enti di oltre 434,5 milioni di euro, vale a dire del 24%. Inoltre, sempre dal 2008 al 2012, le Province hanno dovuto fare i conti con un patto di stabilità pari a 2 miliardi e 700 milioni, vincoli che hanno ridotto la spesa per investimenti del 52%, a 366,7 milioni. «Ma nonostante i tagli e i vincoli del patto di stabilità nel 2012 le Province hanno continuato a destinare il 18% dei propri bilanci alle funzioni per scuole».

Emergenza sicurezza Di pari passo con l’emergenza tagli va l’emergenza sicurezza. L’Upi stima che oltre 400 scuole gestite dalle Province, su un totale di 5.179, sono a rischio in vista del nuovo anno scolastico per problemi di sicurezza. «Molte Province non sono in grado di fare opere di manutenzione che le Procure – ha spiegato Saitta – ci sollecitano a fare, entro l'estate, per garantire la sicurezza necessaria. I presidenti delle Province – ha aggiunto – non sono disposti a prendersi avvisi di garanzia per non parlare dei presidi delle scuole e dei funzionari dei nostri enti che stanno ricevendo ammende amministrative perché il governo non ci da' le risorse necessarie, soprattutto quando queste risorse sono in nostro possesso ma non possiamo utilizzarle per i vincoli del patto di stabilità. Quindi – ha esortato – il governo ci dica con chiarezza se questi lavori possono cominciare o no entro l'estate. Da ora in poi – ha annunciato – gireremo i solleciti di pagamento e le proteste dei genitori a tutti i ministri, a cominciare da quello dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza».

Botta e risposta con il Ministero Chiamato direttamente il Ministero della Pubblica Istriuzione ha replicato per voce del capo dipartimento Lucrezia Stellacci: «dalle Province è arrivato un allarme eccessivo e il regolare avvio delle lezioni dipende dal personale della scuola e quello lo assegniamo noi. Del resto la situazione di 400 istituti non mette in pericolo la normale apertura dell'anno scolastico e l'avvio delle lezioni». Il Miur approva poi il fatto che le spese per la scuola dovrebbero essere escluse dal patto di stabilità, «tuttavia se non ci sono strutture dove non è possibile fare interventi di manutenzione gli studenti verranno spostati altrove, in aule e stabili sicuri». Non si fa aspettare la replica di Saitta che invita il Miur ad affrontare l'emergenza scuola «senza risposte burocratiche e con un impegno politico serio».
 

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