«Mentre andava in camera si è trovata faccia a faccia con un ladro. Che città di merda è questa. Extracomunitari ladri stronzi dovete morire subito». È il post su Facebook che ha procurato l’espulsione dal Partito Democratico per Caterina Marini, consigliera di circoscrizione a Prato nonché componente della segreteria provinciale del democratici. La violenta invettiva formato social, in risposta al furto della bicicletta della sorella, è costata carissimo alla Marini. «Con quelle dichiarazioni è di fatto fuori dal Pd – ha detto il segretario del Pd pratese Ilaria Buggetti -. Quelle dichiarazioni violano chiaramente i nostri principi fondanti che da sempre si rispecchiano nell'anti-razzismo, nella non-violenza e nel rispetto della convivenza. Non spetta direttamente a me emettere delle sanzioni, ma ho già chiesto l'apertura di un procedimento disciplinare».
 
Post, commenti e scuse Oltre il post, poi cancellato dal suo profilo, ci sarebbero state anche delle ulteriori aggravanti per Caterina Marini che, nei commenti successivi, ha rincarato la dose: «Era un magrebino. Agile come un gatto. E datemi di razzista non me ne frega. La gente ha solo discorsi». Parole costate la tessera del Pd per lei, che ha ricevuto solidarietà solamente da parte di Forza Nuova Toscana. Le scuse, però, sono arrivate tardi. «L’ho tenuto su Facebook per un quarto d’ora. Poi l’ho cancellato. E per me sarebbe finita lì. Quando sono andata alla tastiera avevo in corpo tutta la rabbia del mondo. Mi scuso con tutti, mi sono subito pentita, ma ho agito di getto. Non è ammissibile che si venga violati in casa in quel modo – ha dichiarato alla Nazione la stessa Marini -. Mi sentivo anch’ioviolata. Non mi ritengo razzista e sono da tutta la vita di sinistra. Però non si può disconoscere che il partito sia stato morbido su questo tema, oscillante fra bastone e carota, fra comprensione e rispetto delle leggi. Vorrei sapere come si comporterebbero i nostri dirigenti se venissero colpiti come è successo a me».

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