FIRENZE – «Per riportare il mercato a depurarsi dei falsi Modigliani si devono riportare in Italia gli archivi di Modigliani sequestrati a Ginevra. Il ministero si impegni per restituire dignità al pittore italiano più venduto e falsificato nel mondo».

A dirlo Dania Mondini e Claudio Loiodice, autori del libro inchiesta ‘L’Affare Modigliani’, in merito al ritratto di Pablo Picasso esposto in una mostra a Vienna dedicata ad Amedeo Modigliani per il quale è stato presentato un esposto alla Procura di Roma sollevando dubbi sull’autenticità dal gallerista, storico dell’arte e direttore della Casa natale Modigliani di Livorno, Guido Guastalla.

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«La storia del presunto falso Picasso, attribuito alla mano di Modigliani, che in questi giorni vede contrapposti il gallerista Guido Guastalla ed il critico d’arte Marc Restellini, non è una novità – sottolineano in una nota Mondini e Loiodice -. Nel nostro libro abbiamo scritto dettagliatamente di un ritratto esposto nel corso delle celebrazioni per il centenario della nascita di Modigliani, nel 1984 a Livorno. Il ritratto, come altre opere scultoree, sempre attribuite a Modigliani, erano state prestate dal collezionista newyorkese Klaus Perls. Esistono dichiarazioni dell’epoca, veicolate dall’Istituto Amedeo Modigliani Parigi-Roma, e attribuite a Jeanne Modigliani, secondo le quali le ‘opere’ prestate da Perls erano dei falsi. La provenienza del ritratto dalla Galleria Perls, che Carlo Pepi (autorevole esperto di Modigliani) senza essere mai stato smentito aveva definito ‘una fabbrica di falsi’ – aggiungono -, oltre ad una presa di posizione della figlia di Picasso, Maya, ci fecero sospettare e ci fanno sospettare che effettivamente quell’opera non era stata prodotta da Amedeo».

 

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