FIRENZE – Ci sono luoghi in cui la memoria viene vissuta e condivisa: il Teatro Puccini di Firenze è uno di questi.
Da sempre spazio dove arte e impegno civile si incontrano, oggi, con la decisione di dedicare una fila di poltrone a 62 vittime delle mafie, si fa ricordo permanente. Un gesto che dimostra che la cultura, quando è viva e consapevole, può diventare forma di resistenza collettiva.
Il progetto
Le poltrone dedicate resteranno simbolicamente “occupate” dal ricordo di chi ha lottato per la giustizia e la libertà e saranno accessibili a tutti. Il numero sarà sostituito con il nome di una vittima delle mafie riportato anche sul biglietto. Ciascun posto (62 in totale) avrà un QR code che rimanderà a una pagina web con brevi cenni biografici del personaggio a cui è intitolato.
Nell’impossibilità di esaurire il lungo elenco delle vittime delle mafie, si è scelto di individuare una serie di nomi simbolo dell’impegno contro la criminalità organizzata in diversi ambiti: giudici, politici, giornalisti, scrittori, sindacalisti, esponenti delle forze dell’ordine e semplici cittadini come le vittime della strage di via dei Georgofili o Rossella Casini, la giovane fiorentina rapita, torturata e gettata nella tonnara di Palmi per aver osato rompere il silenzio imposto dalla ’ndrangheta e cercato di sottrarre il fidanzato a un destino di violenza e morte. L’elenco completo dei nomi delle vittime delle mafie, raccolto dall’associazione Libera, però, sarà valorizzato attraverso un’installazione semipermanente di video mapping nel foyer del teatro.
“Ogni volta che si accende una luce sul palcoscenico, si spegne un po’ di buio nel mondo – dicono dal Teatro Puccini – Dedicare una fila alle vittime di mafia è il nostro modo per dire che la cultura non dimentica, che il teatro è un luogo di coscienza oltre che di arte”.
I posti saranno riservati preferenzialmente ad associazioni, scuole e organizzazioni che ne faranno richiesta gratuita; in caso di vendita del biglietto corrispondente, parte del ricavato sosterrà attività di contrasto e di informazione sulla criminalità organizzata.
Il progetto sarà presentato il prossimo 18 novembre e prevede anche la piantumazione, all’ingresso del teatro, di due ulivi, in una sorta di gemellaggio ideale con il Giardino della memoria “Quarto Savona Quindici”, realizzato a Palermo dall’associazione fondata da Tina Montinaro, vedova del capo scorta del giudice Giovanni Falcone, Antonio Montinaro.
Il giardino sorge sul luogo dell’attentato in cui il 23 maggio del 1992 persero la vita, oltre a Falcone e a Montinaro, la moglie del magistrato, Francesca Morvillo, e gli agenti Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Il bar del teatro infine utilizzerà prodotti delle cooperative nate sui terreni confiscati alla mafia.
L’inaugurazione dell’iniziativa
Ad aprire la giornata del 18 novembre sarà lo spettacolo “Il paese nelle mani – Cronaca d’Italia in sette stragi”, di Nicola Zavagli, con Beatrice Visibelli. Al termine, oltre 600 studenti delle scuole medie e superiori della città metropolitana di Firenze si confronteranno con alcuni familiari di vittime delle mafie: Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo Borsellino, assassinato il 19 luglio del 1992; Giovanni Chinnici, figlio del giudice istruttore Rocco Chinnici, “padre” del pool antimafia assassinato il 29 luglio del 1983; Tina Montinaro, moglie di Antonio Montinaro capo scorta di Giovanni Falcone e Sauro Ranfagni, cugino di Rossella Casini, la giovane fiorentina uccisa dalla ‘ndrangheta.
Il dibattito sarà arricchito dal contributo dell’Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage dei Georgofili, della Fondazione Giovanni Falcone e dell’Associazione Amici di don Peppe Diana. Alle 12:00 si terrà la cerimonia ufficiale con l’intervento delle autorità e verranno scoperte le poltrone su cui fino ad allora sarà posto il Tricolore.
La giornata si concluderà alle 21 con “Fiore di campo. La mafia non è musica”, con Luisa Impastato e la Nuova Orchestra Pedrollo: un racconto dedicato all’importanza della scelta e alla storia dell’attivista antimafia e giornalista Peppino Impastato, ucciso l’8 maggio del 1978 a Cinisi. L’ingresso è gratuito.
Il Teatro Puccini
Nato nel 1940 come Teatro del Dopolavoro dei Monopoli di Stato, nella sua lunga storia ha avuto diversi utilizzi: sala da ballo, spazio per incontri di boxe, cinema, teatro per le scuole.
È con la sua trasformazione in “Teatro della satira e della contaminazione dei generi”, iniziata sotto la direzione di Sergio Staino, nella stagione teatrale 1991-92, che il Puccini è diventato punto di riferimento stabile per Firenze e la Toscana, avviando anche la rigenerazione di una zona della città che era diventata luogo di spaccio e degrado.
Una evoluzione nel segno della volontà di aprire gli spazi dello stabile ai cittadini e di vivere la cultura come strumento di riscatto civile. La mafia ha fatto irruzione nella storia del teatro col fragore del tritolo che, il 19 luglio 1992, ha ucciso Paolo Borsellino e la sua scorta. Quel giorno doveva tenersi un incontro fra la neonata Associazione Teatro Puccini e Sergio Staino per valutare come procedere con l’esperienza.
L’eco della strage ha dato all’associazione motivazione ulteriore ad andare avanti nella consapevolezza che contro la mafia non bastano magistrati e forze dell’ordine, ma serve anche la cultura. Una convinzione rafforzata da quel che è accaduto, solo qualche mese dopo le bombe di Palermo, a Milano, Roma e Firenze con gli attentati contro luoghi di cultura e di culto.
Il capoluogo toscano, con la strage ai Georgofili, ha pagato un prezzo altissimo: la morte di cinque vittime innocenti tra cui Nadia Nencioni, una bambina di 9 anni. Dal 2002 l’associazione è partecipata dal Consiglio Comunale di Firenze. Negli anni ha continuato a mantenere alta l’attenzione sulla lotta alle mafie anche tenendo viva la memoria di chi ha sacrificato la vita per combatterle.
I nomi
Cesare Terranova -magistrato
Lenin Mancuso – maresciallo della Polizia di Stato
Giovanni Falcone – magistrato
Francesca Morvillo – magistrata e moglie di Giovanni Falcone
Vito Schifani – agente della Polizia di Stato e scorta di Giovanni Falcone
Rocco Dicillo – agente della Polizia di Stato e scorta di Giovanni Falcone
Antonio Montinaro – assistente della Polizia di Stato e scorta di Giovanni Falcone
Paolo Borsellino – magistrato
Agostino Catalano – agente della Polizia di Stato e scorta di Paolo Borsellino
Emanuela Loi – agente della Polizia di Stato e scorta di Paolo Borsellino
Vincenzo Li Muli – agente della Polizia di Stato e scorta di Paolo Borsellino
Walter Eddie Cosina – assistente della Polizia di Stato e scorta di Paolo Borsellino
Claudio Traina – agente della Polizia di Stato e scorta di Paolo Borsellino
Giuseppe Di Lavore – autista dei mezzi adibiti al trasporto dei detenuti
Rocco Chinnici – magistrato
Mario Trapassi – maresciallo dei carabinieri e scorta del giudice istruttore Rocco Chinnici
Salvatore Bartolotta – appuntato dei carabinieri
Stefano Li Sacchi – portiere dello stabile di via Pipitone Federico in cui viveva Rocco Chinnici
Piersanti Mattarella – presidente della Regione Sicilia
Pio La Torre – segretario del PCI siciliano
Rosario Di Salvo – scorta di Pio La Torre
Peppino Impastato – giornalista
Giuseppe (Pippo) Fava – scrittore, giornalista, uomo di teatro
Mauro Rostagno – giornalista
Beppe Montana – commissario della Polizia di Stato
Antonino Cassarà – vicequestore della Polizia di Stato
Roberto Antiochia – agente della Polizia di Stato
Giuseppe Montalbano – medico, politico e patriota.
Placido Rizzotto – sindacalista
Rossella Casini – giovane fiorentina
Angela Fiume – vittima della strage di via de’ Georgofili
Fabrizio Nencioni – vittima della strage di via de’ Georgofili
Nadia Nencioni – vittima della strage di via de’ Georgofili
Caterina Nencioni – vittima della strage di via de’ Georgofili
Dario Capolicchio – vittima della strage di via de’ Georgofili
Carlo Alberto Dalla Chiesa – prefetto e generale dei Carabinieri
Emanuela Setti Carraro – infermiera della Croce Rossa e moglie di Carlo Alberto Dalla Chiesa
Domenico Russo – guardia scelta, scorta del gen. Dalla Chiesa
Emanuele Basile – capitano dei Carabinieri
Pino Puglisi – sacerdote
Libero Grassi – imprenditore
Lea Garofalo – testimone di giustizia
Rita Àtria – testimone di giustizia
Mario Malausa – tenente dei Carabinieri
Silvio Corrao – maresciallo dei Carabinieri
Calogero Vaccaro – maresciallo dei Carabinieri
Eugenio Altomare – appuntato dei Carabinieri
Marino Fardelli – appuntato dei Carabinieri
Pasquale Nuccio – maresciallo dell’Esercito
Giorgio Ciacci – soldato
Giovanni Bellissima – vicebrigadiere dei Carabinieri
Salvatore Bologna – appuntato dei Carabinieri
Domenico Marrara – appuntato dei Carabinieri
Silvano Franzolin – appuntato dei Carabinieri
Luigi Di Barca – carabiniere
Salvatore Raiti – carabiniere
Mario D’Aleo – capitano dei Carabinieri
Giuseppe Bommarito – appuntato dei Carabinieri
Pietro Morici – carabiniere
Rosario Livatino – magistrato
Peppe Diana – sacerdote
Boris Giuliano – vice questore della Polizia di Stato







