Un punto di svolta per Banca Monte dei Paschi di Siena in una giornata e in un’assemblea dei soci cominciata con le proteste dei sindacati (guarda) e dell’associazione piccoli azionisti, proseguita con la levata di scudi contro il presidente della Fondazione Mps Gabriello Mancini più volte interrotto e duramente contestato in aula, ma conclusasi con l’approvazione di fatto dei due punti all’ordine del giorno: via libera al cda per la richiesta di aumento capitale per un miliardo di euro e modifiche statutarie con il passaggio di alcune deleghe in materia di fusione e cessione di rami d’azienda dall’assemblea dei soci al cda. Due punti all’ordine del giorno approvati a larga maggioranza con il 98% il primo e il 99% il secondo (leggi).
 
Nell’interesse della Banca essere senese «Nessuno vuol vendere la banca» ha sottolineato il presidente Alessandro Profumo in aula rispondendo ai soci che puntavano il dito contro la perdita di senesità di Rocca Salimbeni. «Saremo senesi non perché siamo buoni o perché ci chiamiamo Monte dei Paschi di Siena ma perché è nell'interesse della Banca essere senese. Sulla senesità dobbiamo intenderci. Il legame di un'azienda con la sua comunita' e' connesso alla sua azione positiva verso di essa. L'obiettivo finale della nostra azione – ha detto poi a margine dell'assemblea – è di essere operatori profondamente radicati nella comunità di riferimento. Una banca vive della sua clientela e del rapporto che ha con la comunità in cui opera».

LA GIORNATA
 
Aumento di capitale e modifiche statutarie Approvato con il 98,12% dei voti l’aumento di capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena nel limite di 1 miliardo di euro. Ora toccherà al Cda di Banca Mps decidere i tempi e i modi dell'aumento, con esclusione del diritto di opzione, già' deliberato dai soci del Monte nella precedente assemblea.L'aumento di capitale, secondo quanto deciso dal Cda, verrà eventualmente fatto entro il 2015, prima della chiusura del Piano industriale 2012-2015, ma la delega al Cda è fissata per cinque anni. Presenti 4636  aventi diritti al voto pari al 56,4 del capitale sociale. Dopo la delega al Cda per l’aumento di capitale è arrivato anche il via libera alle modifiche dello Statuto. Con il 99,15% delle azioni presenti in assemblea, pari al 54% del capitale sociale, infatti, sono state approvate le modifiche statutarie proposte dal presidente di Banca Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Profumo e dall'Ad Fabrizio Viola. Le modifiche prevedono il passaggio dall'assemblea al CdA della facoltà di deliberare su fusioni e cessioni di rami d'azienda. Le modifiche statutarie, che riguardano 6 articoli, si legge nella relazione del CdA, «accanto ad affinamenti di natura esclusivamente formale» si propongono «alcuni interventi mirati che, tenendo anche conto della recente introduzione della figura dell'amministratore delegato, incidono sul sistema di governance della banca, con l'obiettivo di perseguire una sempre maggiore efficienza dell'attività operativa e gestionale». Prima dell'inizio della discussione il presidente Profumo aveva annunciato la rinuncia alla possibilità di nominare i responsabili di strutture a riporto diretto del Cda, cedendo a Viola questo incarico.

Non vogliamo vendere la Banca «Non conosciamo assolutamente e non abbiamo la benché minima idea di chi potrà sottoscrivere l'aumento di capitale». E’ quanto dichiarato dal presidente  Profumo. Un’assemblea all’insegna della dura contestazione da parte di piccoli azionisti e dipendenti – soci che hanno cercato, inutilmente, di bloccare l’appuntamento (leggi) chiedendo a più voci il rinvio e annunciando il loro voto contrario alla delega al Cda per l’aumento di capitale da un miliardo di euro, con esclusione del diritto di opzione (guarda l'intervista a uno dei firmatari dell'appello). «L'azionista ideale non è un socio industriale perché non vogliamo vendere la banca» – ha ribadito Profumo nel suo intervento. «Dal punto di vista del Cda l'obiettivo è mantenere la piena e totale autonomia perché riteniamo di avere dimensioni, capacità e forza per mantenere il nostro marchio di indipendenza. Allo stato attuale l'aumento di capitale secondo noi è necessario, ma non lo prevediamo a breve».

L'ad Viola riapre ai sindacati A smorzare i toni in assemblea è l'amministratore delegato Fabrizio Viola dando un segnale di apertura sul fronte delle trattative sindacali (guarda l'intervista). «La rottura del tavolo di trattative non è una cosa positiva e da parte mia c'è l'auspicio che si trovino nelle prossime settimane le condizioni per risedersi intorno al tavolo. Abbiamo apprezzato le proposte per soluzioni alternative ma il sentiero è stretto e non possiamo permetterci di non arrivare all'obiettivo della riduzione dei costi previsto dal piano industriale». «Abbiamo grande comprensione dei problemi dei lavoratori e se certe pregiudiziali dovessero essere messe da parte, c'e' la nostra disponibilità a trattare – ha aggiunto Profumo – Anche chi contesta ha un attaccamento molto forte alla Banca e anche grazie a ciò siamo positivi nel pensare che la Banca avrà un riposizionamento del tutto diverso in futuro». In mancanza di un accordo con i sindacati, ha aggiunto Profumo, «l'unica cosa che c'e' e' il piano industriale e quindi dovremo andare avanti su questo».

Presidente Fondazione MPS Mancini contestato Un tifo quasi più da stadio che da assemblea di una banca, e anche qualche lacrima, aveva aperto l'assemblea quando è intervenuto il presidente della Fondazione Mps Mancini. Mancini ha difeso la scelta della Fondazione di appoggiare i vertici della Banca e di votare sì alla delega al Cda per l'aumento di capitale da un miliardo. La Fondazione Mps chiede «in maniera forte e decisa – ha detto – che la delega ad effettuare l'aumento di capitale (leggi intervento integrale) da 1 miliardo di euro venga attivata solo qualora ciò si rendesse strettamente necessario» e ha poi aggiunto «La Fondazione è fiduciosa che, fermi restando gli obiettivi industriali, il lavoro del management possa consentire di diminuire le esigenze di capitale, rendendo possibile al CdA di posticipare, se non anche annullare, il ricorso alla delega, generando endogenamente le risorse necessarie».

Il legame strategico con il territorio «La Fondazione Mps ha operato ed opererà sempre con il fine di preservare l'indipendenza strategica della Banca e, fermo restando l'obiettivo prioritario della difesa del proprio patrimonio, farà quanto in suo potere per salvaguardare lo storico legame della conferitaria con il territorio», aveva detto il Presidente della Fondazione Mps Gabriello Mancini, annunciando (leggi intervento integrale) il voto favorevole dell'Ente alle modifiche statutarie di banca Mps.

Piccoli azionisti e soci Tra gli altri interventi, spesso sottolineati dagli applausi dei presenti, quello di Francesco Sfregola: «ho investito 37 mila euro in titoli Mps ne sto perdendo oltre 20 mila» ha detto senza riuscire a nascondere l'emozione. Applauditi anche l'intervento del rappresentante dell'Adamp, l'associazione che raccoglie i dipendenti-azionisti e pensionati-azionisti, e di Romolo Semplici, che tra l'altro ha chiesto le dimissioni dei membri della Fondazione Mps, azionista che detiene la maggioranza relativa del Monte con il 34,9% del capitale. Dimissioni chieste anche da Francesco Giusti della Lega Nord che ieri sera aveva fatto un presidio davanti alla sede dell'istituto. «Un solo uomo al comando – ha detto Pierpaolo Fiorenzani – mi ha sempre fatto paura». Anche lui, ex dipendente del Monte ed ex amministratore del  Comune di Siena, aveva chiesto il rinvio dell'assemblea. Alcuni azionisti intervenuti hanno citato interviste e dichiarazioni dei vertici della banca degli ultimi mesi, molti hanno chiesto certezze per il futuro e criticato quanti invece intervengono per difendere le scelte del Cda.

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