SIENA – Girarci attorno è inutile. La violenza sulle donne non è un fenomeno episodico. Azione quotidiana contro madri, sorelle, figlie e partner.

Non conosce luogo di appartenenza e colpisce senza distinzione di età. In provincia di Siena sono 177 le donne che nel 2021 si sono rivolte ai quattro centri antiviolenza presenti sul territorio: il 65% è italiano. Per quanto riguarda l’età, il 56% è rappresentato da donne tra i 30 e i 49 anni, in particolare sono il 25% le donne tra i 30-39 anni e il 31% le donne tra i 40 e i 49 anni. Il 18% è costituito dalle donne tra i 50 e i 59 anni, il 13% dalle ragazze tra i 16 e 29 anni (a livello regionale la percentuale in questa fascia è del 19%), mentre il 9% appartengono alla fascia di età 60-69 anni e il 4% sono le ultra 70enni.

Le violenze subite sono varie: la più riferita è la violenza psicologica (157 su 177), seguita da quella fisica (ben 111 su 177) e da quella economica (75 su 177), seguono minaccia, stalking, altra violenza sessuale, stupro e tentato stupro. Nel territorio provinciale senese non sono stati riferiti episodi di matrimonio forzato, aborto forzato o tratta. Da notare che la violenza economica, che a Siena viene riferita dal 42% delle donne, a livello regionale è invece riferita nel 26% dei casi. ù

Gli autori di violenza sono per il 40% il coniuge, nel 15% dei casi l’ex convivente, nel 10% l’attuale convivente, nel 7% l’ex coniuge, nel 4% l’ex fidanzato, nel 3% dei casi il fidanzato e nel 2% l’amante. Ci sono poi in casi in cui non ci sia o non ci sia stata una relazione amorosa, ma comunque è presente un rapporto di parentela, come nel caso del figlio, che è l’autore di violenza nel 5% dei casi, mentre fratello o sorella e padre nell’1%, altro parente nel 2% dei casi. Meno frequenti, ma comunque riferiti dalle vittime di violenza i casi in cui l’autore di violenza è un conoscente (3,5%), uno sconosciuto (3%), un amico, il vicino di casa o il datore di lavoro (1%), un collega (0,6%).

I servizi richiesti ai centri antiviolenza sono stati, nell’ordine: ascolto (87%), accoglienza (60%), supporto e consulenza legale (35%), supporto e consulenza psicologica (22%), orientamento e accompagnamento ad altri servizi (22%), sostegno all’autonomia (10%), pronto intervento e messa in sicurezza fisica (protezione/inserimento in casa rifugio) (8%), orientamento lavorativo (7%). Infine, il supporto sociale o educativo (5%), il supporto e consulenza alloggiativa (4%), il percorso di allontanamento (3%), il supporto per i figli minorenni (3%), il sostegno alla genitorialità (2%), l’assistenza sanitaria (1%).

Articolo precedenteLavoratori merce rara nel nord della Toscana: 6 mila richieste senza risposta a ottobre
Articolo successivoTavola più povera, un toscano su due costretto a rinunce nella spesa