Un momento della tavola rotonda

FIRENZE – Il malaffare abita anche in Toscana. In particolare l’ndrangheta, responsabile del 47% degli episodi criminali. A seguire, crimini riferibili ad associazioni di origine prevalentemente mista e straniera (26%), alla Camorra (19%) e a Cosa nostra (3%).

Dati che emergono nel sesto rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana, curato Regione e Scuola Normale Superiore di Pisa. I crimini sono compiuti prevalentemente in campo economico (45%), in misura uguale sia per le attività di riciclaggio che per i reati connessi (come quelli fiscali, truffe e frodi). Poi il traffico di stupefacenti (18%), estorsione/usura (10%), il favoreggiamento all’immigrazione clandestina e la criminalità ambientale (entrambi 6%), la prostituzione/caporalato, la contraffazione, la corruzione (tutti 4%) e i reati predatori (3%).

Azioni criminali compiute non solo nei mercati illeciti, ma anche attraverso meccanismi di infiltrazione delle mafie nei circuiti dell’economia legale: i settori economici di riferimento sono immobiliare (24% dei casi), costruzioni ed estrazione (17%), rifiuti (13%), appalti (11%), attività manifatturiere (11%), trasporti e logistica (9%), attività finanziarie (7%), alberghi e ristoranti (6%), altro (2%).

“Soprattutto in tempi come l’attuale, caratterizzati da crisi economica, risalita incontrollata dei prezzi delle materie prime e, fino al 2022, da restrizioni legate allo stato di emergenza pandemica, il rischio che le organizzazioni mafiose si infiltrino nell’economia legale si fa più forte. Occorre monitorare costantemente tutti questi fenomeni e reiterare esperienze come quella del tavolo anti usura coordinato dalla Prefettura, di cui fanno parte tutte le associazioni di categoria che hanno un punto di vista privilegiato sui crimini di natura economica di cui sono oggetto le imprese”, ha dichiarato Giacomo Cioni, presidente di Cna Firenze, che in vista del trentennale della strage dei Georgofili, ha organizzato insieme a Banca Ifigest la tavola rotonda “Imprese e legalità”.

“La mafia non è più quella delle stragi ma è la mafia dei colletti bianchi. Siamo passati dai pizzini alle holding, ai fondi di investimento, alle società collocate in borsa, ai paradisi fiscali – ha esordito Stefano Ciuoffo, assessore regionale -. Rispetto agli scenari nazionali possiamo ancora dire, con una certa cautela, di essere un’isola felice: le mafie sono presenti con investimenti, ma non hanno radicamenti sociali perché la cultura della legalità in Toscana non è fatta di vertice, ma è un’attitudine consolidata nel sistema economico. Però bisogna che questa naturale vocazione consolidata venga valorizzata e non messa in discussione e che gli imprenditori non si sentano indifesi se si trovano difficoltà. Non saranno sotto il racket, non saranno sotto il pizzo, però potrebbero impattare con i sistemi mafiosi per l’usura, per l’utilizzazione di manodopera messa a disposizione con meccanismi non legali”.

La tavola rotonda è stata preceduta dall’apertura della mostra “UNAEZEROQUATTRO” di Paolo Cagnacci e Matteo Cesari. “A 30 anni da quel terribile attentato, ne abbiamo documentato fotograficamente l’eredità, ricostruendo parte degli eventi lungo il filo delle diverse piste tracciate dagli inquirenti. Nei familiari delle vittime, nei feriti, negli avvocati che istruirono i processi, nei vigili del fuoco che quella notte estrassero i corpi dalle macerie, ma anche negli oggetti ritrovati e custoditi come ultimi ricordi e negli anonimi luoghi nei quali furono preparati i passaggi cruciali dell’attentato, resta viva la memoria di un evento che ha profondamente segnato la storia italiana”, hanno spiegato i due autori.

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