‘Ragazzi, mi raccomando. Maradona è immarcabile e oggi non si marca. Deve essere uno spettacolo per tutta questa gente che è venuta fino a qui per vederlo. Cerchiamo di lasciarlo libero di sprigionare tutta la sua grandezza, tutta la sua fantasia”. Manca poco meno di un’ora, le squadre stanno per entrare in campo.

La voce che risuona nelle orecchie dei centrocampisti della Robur Siena negli spogliatoi del Rastrello è quella di mister Ferruccio Mazzola. E’ il 12 agosto del 1984, gli spalti sono gremiti con gente venuta da tutta Italia e tra i calciatori che ascoltano quelle parole, che oggi, dopo la morte del Pibe de Oro risuonano ancora più dolci nella sua mente, c’è anche bomber Andrea Pistella. Classe ’66, originario di Rapolano Terme, Pistella dalla Berretti era al suo primo anno da professionista in C1 a soli 18 anni. Poi una carriera tra Carrarese, Barletta in serie B fino all’esordio con il Cagliari in serie A nel 1991. “Di quella partita, di cui non mi ricordo nemmeno il risultato finale (4 a 0 per il Napoli ndr) ho ben chiari degli episodi che sono rimasti impressi nella mia mente e nel mio cuore e che non dimenticherò mai” racconta ad agenziaimpress.it ancora emozionato.

Diego Armando Maradona era al suo esordio con il Napoli. Finita la preparazione a Castel del Piano (Gr), a Siena andò in scena la ‘terza’ apparizione italiana di Diego. “Il Rastrello fin dalle prime ore della mattina era stato preso d’assalto – racconta ancora Pistella – non avevo mai visto così tanta gente ed era tutta per Maradona. Per quei tempi e per una città come Siena era una cosa mai vista prima”. Ma ci sono altri due episodi di cui Pistella non si dimenticherà mai: un lancio di 70 metri dalla bandierina del calcio d’angolo uscito dai piedi di Maradona e pennellato alla perfezione sui piedi di Penzo “come fosse la cosa più semplice del mondo”.

E poi quel tunnel. Sì, proprio così. “Un tunnel ai miei danni di cui non mi vergogno affatto e di cui vado fiero. Oggi me lo porto nel cuore. Io entrai nel secondo tempo, affrontai Maradona lateralmente e non frontalmente e lui con quel suo tocco unico mi fece passare la palla tra le gambe. Fece quel gesto così velocemente che la maggior parte degli spettatori nemmeno si accorse di avermi saltato facendomi tunnel”. Ieri Diego Armando Maradona se n’è andato. Il mondo intero piange il Dio del calcio, e come tutti i grandi dello sport per lui è già pronto nell’Olimpo un posto da immortale. “Sì – ci saluta Pistella – Diego è stato il numero uno, il più grande di tutti i tempi”.

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