Una sorta di bollino blu per le aziende che favoriscono l’inserimento lavorativo e sociale dei beneficiari di protezione internazionale. E’ il “Welcome Working for refugee integration”, un riconoscimento che l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha deciso di assegnare annualmente a partire dal 2017.  L’iniziativa è stata presentata nel corso del Consiglio territoriale dell’Immigrazione che si è svolto nelle scorse ore in Prefettura a Firenze.

Impegno concreto a favore dell’inserimento professionale dei rifugiati Questo logo speciale, che potrà essere esposto e utilizzato dalle imprese meritevoli nelle proprie attività di comunicazione, indicherà il loro impegno concreto a favore dell’inserimento professionale dei rifugiati. Potranno concorrere a riceverlo le aziende stesse, i loro dipendenti, le associazioni di categoria, i sindacati, le Camere di Commercio, gli enti locali e le associazioni o cooperative impegnate nell’assistenza e tutela dei richiedenti e beneficiari di protezione internazionale. Le candidature dovranno pervenire entro il 31/10/2017 utilizzando un modello da compilare all’indirizzo mail info.welcome@unhcr.org. Il riconoscimento sarà assegnato da un apposito comitato alle imprese che si sono distinte per aver effettuato nuove assunzioni di beneficiari di protezione internazionale o comunque avranno favorito il loro concreto inserimento lavorativo e sociale, ed imprese che avranno incoraggiato la nascita di attività di autoimpiego dei beneficiari di protezione internazionale. Il comitato è composto da: Pierangelo Albini, direttore Area Lavoro e Welfare di Confindustria, Stefania Congia, dirigente divisione Politiche di integrazione sociale e lavorativa dei migranti e tutela dei minori stranieri del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marco Frey professore ordinario alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e docente all’Università Cattolica di Milano e l’Università Bocconi, Laura La Posta, caporedattrice del Sole24ore e Andrea De Bonis e Laura Lucci dell’UNHCR.

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