Il Consiglio di Amministrazione di Banca Mps ha dato il via libera all'emissione dei cosiddetti Monti bond per un importo massimo complessivo di 3,9 miliardi di euro, di cui 1,9 miliardi verranno utilizzati per il riscatto e l'integrale sostituzione dei cosiddetti Tremonti bond. Di fatto, con l’operazione odierna, lo Stato Italiano ha ricevuto ufficialmente le chiavi per il portone di Rocca Salimbeni.

Il meccanismo delle obbligazioni I Monti Bond sono obbligazioni che la banca consegna allo stato in cambio del prezzo delle obbligazioni stesse, cioè denaro. Sono molto simili alle obbligazioni più classiche come i btp ma, in realtà, sono più complessi, hanno una serie di clausole che riguardano l’utile della banca e le opzioni di convertibilità in azioni al momento del riscatto. In sostanza la banca riceve del denaro dallo Stato Italiano e, da una parte, riscatta i Tremonti Bond che aveva in essere, e dall’altra, per una cifra pari a circa due miliardi, aumenta il capitale per renderlo più solido e rispondere ai requisiti degli accordi di Basilea 3 tra le banche.

Prestito equivalente ad aumento di capitale «Questo prestito viene catalogato come Core Tier 1 – spiega ai nostri microfoni Roberto Renò, docente di matematica finanziaria all’Università di Siena -, cioè equivalente ad un aumento di capitale. E’ quindi come se quei soldi glieli avessero dati gli azionisti». Considerare quindi i soldi dello Stato come soldi degli azionisti in un certo modo significa che lo Stato Italiano diventa azionista del Monte dei Paschi. E’ vero che i Monti bond prevedono che la banca Monte dei Paschi, a scadenza prevista del prestito, possa restituire la cifra o in denaro o sotto forma di azioni. Ma dato che, difficilmente le casse di Rocca Salimbeni considerato lo stato di salute del bilancio potranno far fronte ad una cifra in denaro, il prestito sarà quasi obbligatoriamente restituito sotto forma di azioni.

Il walzer delle azioni Ecco quindi come a scadenza del prestito il Monte dei Paschi di Siena sarà forse salvo ma lo Stato si troverà ad avere delle azioni bancarie. Azioni che potranno variare dal 3 al 6 per cento. A farne le spese in termini di capitale sarà inevitabilmente l’attuale azionista di maggioranza, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, che vedrà scendere le proprie azioni sotto il 30%.

500 milioni di bond oltre il previsto L'emissione dei “Monti bond” avverrà, subordinatamente al rilascio delle autorizzazioni da parte della Banca d'Italia, entro il 28 dicembre con prezzo di emissione alla pari. «L'importo complessivo richiesto – aggiunge la nota del gruppo bancario – rappresenta il valore massimo all'interno del range originariamente stabilito dalla Banca d'Italia e l'incremento di 500 milioni rispetto a quanto precedentemente comunicato dalla Banca è motivato dai possibili impatti patrimoniali derivanti dagli esiti dell'analisi in corso di talune operazioni strutturate poste in essere in esercizi precedenti. Vista la redditività negativa di tali operazioni, oggi incluse nel portafoglio di attività finanziarie aventi per sottostante titoli di Stato, la Banca procederà alla rinegoziazione della struttura di funding delle stesse con l'obiettivo di migliorarne la redditività». Tradotto, anche questo, significa che la Banca ha dovuto far fronte ad una perdita, attuale o prevista, pari a 500 milioni. Una notizia, quest’ultima, che ha avuto ripercussioni immediate in Borsa con il titolo in forte difficoltà (-2,18)

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