La manifestazione del 6 marzo 2016

ROMA – «Si possono fare tante ipotesi, ma il dato che emerge per quello che rileva sul piano probatorio è il seguente: dai sopralluoghi vi è la totale assenza di indizi violenti che si sarebbero trovati se Rossi avesse dovuto difendersi da una aggressione, se avesse ingaggiato una lotta, se fosse scappato da qualcosa, trascinato con forza, non vi è nessun dato che lo rileva».

Così il Procuratore capo di Siena, Salvatore Vitello, questa mattina nel corso dell’audizione davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del dirigente di Mps responsabile della comunicazione, David Rossi.

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Dato seguito a tutte le sollecitazioni della famiglia

Dopo l’accoglimento dell’istanza di riapertura delle indagini sulla morte di David Rossi, accoglimento avvenuto nel novembre 2015, fu dato seguito «a tutte le sollecitazioni investigative suggerite dalla famiglia» ha poi sottolineato Vitello.

Su alcune ferite omessi esami, ma «compatibili con escoriazioni che Rossi si sarebbe provocato»

Su alcune ferite trovate sul cadavere di Rossi, quelle alle braccia e a un ginocchio, «non abbiamo accertamenti scientifici che in qualche modo ci diano certezze, perché non sono stati fatti quando dovevano essere fatti» ha aggiunto Vitello. Le lesioni alle braccia e alle ginocchia, ha spiegato Vitello, non furono esaminate in sede di autopsia e pertanto, dopo la riapertura delle indagini, la seconda perizia ha «cercato di spiegarle con le evidenze che erano emerse nel corso dei sopralluoghi». In base alle nuove indagini, anche queste poi archiviate dal Gip, il Procuratore Vitello ha spiegato che le ferite, che non è stato possibile datare a causa di esami non effettuati in sede di autopsia, siano però c sfregando mentre si posizionava sul davanzale esterno della finestra da cui poi sarebbe precipitato.

Non c’erano altre persone nella stanza

«Da accertamenti non risultano evidenze di presenze terze nella stanza di David Rossi», nel suo ufficio a Rocca Salimbeni, sede di Mps ha proseguito il Procuratore Capo di Siena. «David Rossi – ha aggiunto – è caduto dal suo ufficio con la parte anteriore del corpo rivolta verso il muro, e questa caduta è collegata al fatto che lui con le braccia si è posizionato sulla finestra dove c’è la sbarra di ferro e si è lasciato andare, è caduto in verticale, in modo speculare alla parete».

Biglietti di addio «è la grafia di Rossi»

Inoltre, per quanto riguarda i biglietti di addio trovati nell’ufficio del dirigente di Mps, Vitello ha affermato che «secondo i periti sono stati scritti sicuramente da Rossi, è la sua grafia», mentre in relazione all’orologio del manager, Vitello ha affermato che «le lesioni sul polso lasciano pensare che l’orologio sia rimasto aggrappato a qualcosa e poi si sia staccato. Sull’orologio – ha detto ancora Vitello – c’è stata una sorta di mitizzazione mediatica. Sicuramente – ha concluso riferendosi alle immagini della morte di David Rossi – il luccichio che si vede nel video non può essere ricondotto al fatto che una persona dopo aver buttato giù una persona poi butti pure l’orologio».

Rossi poteva essere salvato dopo la caduta

«La perizia conclude nel senso che non c’erano lesioni che avevano attinto in maniera mortale la persona. Probabilmente se si fosse intervenuti in tempo si sarebbe salvato» ha proseguito Vitello che ha ricordato come la Procura avesse anche aperto un fascicolo per omissione di soccorso, in relazione all’ombra di un uomo che appare nelle immagini della videosorveglianza in strada e che però non è mai stato possibile identificare. Sempre nel corso dell’audizione Vitello ha precisato inoltre come. mancando in alcuni casi evidenze scientifiche, «le conclusioni sono sempre in termini di probabilità». A sostegno di quest’affermazione il Procuratore ha riportato le affermazioni degli stessi consulenti che hanno effettuato la seconda perizia, quella disposta dopo la riapertura delle indagini: «In assenza di dettagliate informazioni sulle condizioni iniziali sostengono i periti, non è possibile determinare in nodo univoco le modalità della caduta, ma è solo possibile determinare un ventaglio di possibilità compatibili con la configurazione finale e con le tracce repertate». In base alle evidenze raccolte, sostengono gli stessi periti, la tesi del suicidio appare quella più probabile.

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I fazzoletti sporchi di sangue che erano stati repertati «sono stati distrutti dopo il dissequestro. Avrebbero potuto darci un importante contributo» ha sottolineato il Procuratore spiegando che la distruzione «è stato un atto incongruo, si poteva aspettare, ma in quel momento c’era stata la richiesta di archiviazione e tutti gli atti propendevano per il suicidio». Suicidio legato a «stati emotivi di David Rossi molto preoccupanti» nei giorni precedenti la morte. «Cinque giorni prima del decesso – ha spiegato Vitello – Rossi aveva esternato in modo irrazionale la paura di essere arrestato, poi il 4 marzo ci sono le mail a Viola, con titolo help, in cui manifesta l’intenzione di suicidarsi».

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