«Il pronunciamento della Cassazione sulla richiesta di Riina di andare a morire ai domiciliari ci lascia a dir poco basiti. Aspettiamo fiduciosi il pronunciamento del tribunale di sorveglianza di Bologna, un giudice ci sarà pure in questo Paese. Dopo di che per non essere presi in contropiede cominciamo a preparare gli striscioni». Così Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, secondo cui «dignità, umanità, invocate dalla Corte di Cassazione per il macellaio di via dei Georgofili possono essere esercitate tranquillamente all’infermeria del carcere o in un ospedale attrezzato per il 41 bis».
Nessuna morte dignotosa in Via dei Georgofili «L’espressione usata ‘diritto ad una morte dignitosa’ la ritorniamo al mittente – ha sottolineato ancora Maggiani Cheli- Si può morire dignitosamente ovunque nelle mani di uno Stato, tranne in via dei Georgofili come è avvenuto il 27 maggio 1993 per Dario, Nadia, Caterina, Angela, Fabrizio e quanti ancora oggi spesso non possono condurre la vita che gli resta dignitosamente».
Bindi (Commissione Antimafia): «Risposta Stato non può essere sospensione della pena» A margine di un evento svoltosi a Firenze ha commentato la sentenza su Toto’ Riina anche la presidente della commissione antimafia, Rosy Bindi. «Totò Riina è detenuto nel carcere di Parma dove vengono assicurate cure mediche in un centro clinico di eccellenza -ha specificato Bindi -E’ giusto assicurare la dignità della morte anche ai criminali, anche a Riina che non ha mai dimostrato pietà per le vittime innocenti. Ma per farlo non è necessario trasferirlo altrove, men che meno agli arresti domiciliari, dove andrebbero comunque assicurate eccezionali misure di sicurezza e scongiurato il rischio di trasformare la casa di Riina in un santuario di mafia. Dopo terribili stragi e tanto sangue, il più feroce capo di Cosa Nostra è stato assicurato alla giustizia e condannato all’ergastolo anche se vecchio e malato, la risposta dello Stato non può essere la sospensione della pena e leggeremo con attenzione le motivazioni della Cassazione».
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