SIENA – “Facciano le prove con un manichino vero e poi vediamo che viene fuori”. Un cruccio che Ranieri Rossi non si è mai tolto.

Dal lontano 2016, quando fu fatto calare un vigile del fuoco, a oggi, quando i Ris hanno utilizzato un manichino antropomorfo, per il fratello del manager scomparso questa resta una lacuna nelle indagini. Non è il solo punto della maxi-perizia che non convince il famigliare: “Si mettono d’accordo. Prima di parla della rotazione del corpo, poi ora si sostiene la precipitazione a candela. Vorrei ricordare che in passo sono state scambiati dei licheni per impronte delle scarpe”.

L’altra cosa che non va giù a Ranieri, è l’accanimento sulla pista del suicidio. “Magari in questo momento c’è qualcuno che stara festeggiando – afferma il fratello -. Io non ho mai visto in casi analoghi tutta questa voglia di sostenere un’ipotesi del genere. E’ evidente che qualcuno ha fretta di chiudere la storia per interessi personali. Non so dire quali però”.

La commissione potrebbe esaurire presto il proprio compito, se il Governo dovesse cadere. Il presidente Pierantonio Zanettin ha accennato alla volontà di depositare gli atti nelle Procure di Siena e Genova. “Non ho molta fiducia – evidenzia Ranieri -. Hanno già indagato e sappiamo tutti come è andata. Se ci fosse la possibilità, sarebbe bene rivolgersi altrove”.

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