L'ex ad di Banca Mps

fabrizio_viola_2_t_W320_H200_M4.jpg«Francamente non so di che cosa si stia parlando. L’ipotesi di ‘nazionalizzazione’ mi sembra un esercizio di immaginazione, non supportato da fondamenti tecnici». Cosi l’Amministratore Delegato di Mps Fabrizio Viola commenta le parole di Carlo Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo, sul futuro del Monte. «Come abbiamo ampiamente illustrato – prosegue Viola -, la prevista operazione di aumento di capitale è finalizzata anche a rimborsare i Monti Bond, integralmente e in anticipo rispetto alla scadenze. Per questo motivo parlare di nazionalizzazione mi sembra fuori luogo. Ricordo che la partecipazione che acquisirà il Ministero del Tesoro, ai sensi del prospetto di emissione – conclude l’Ad di Rocca Salimbeni -, è relativa solo al valore della quota interessi maturata sui Monti Bond e quindi, prevedibilmente, non sarà considerata strategica».

La tesi di Messina «Nazionalizzare il Monte dei Paschi? Possibile, ma poi lo Stato deve essere capace di creare valore e di non fare operazioni politiche». Sostiene invece Carlo Messina in un’intervista pubblicata sul numero di Panorama in edicola da domani. Il banchiere aggiunge che negli Usa, nel Regno Unito e in Germania lo Stato è entrato nel capitale delle banche per risanarle: nei primi due casi con un buon risultato, in Germania un po’ meno. Ma sono Paesi con i conti pubblici che permettono di condurre operazioni di quel tipo, a differenza dell’Italia.

Ubs risale al 2,4% Intanto Ubs è tornata sopra la soglia rilevante di Mps con una quota del 2,495% posseduta dal 2 marzo prevalentemente come prestatore (per l’1,046%) e per l’1,331% come prestatario senza diritti di voto. E’ quanto emerge dagli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti. Ubs era scesa dal 2,37% all’1,23% di Mps a fine febbraio.

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