Si conclude con un nulla di fatto la due giorni di confronto tra vertici d’azienda e sindacati. La nuova seduta del tavolo tecnico tra la responsabile Risorse Umane di Banca Mps Ilaria Dalla Riva e le sigle sindacali non ha prodotto ancora soluzioni alternative alle manovre di taglio dei costi previste nel Piano Industriale (leggi). Giunti quindi alla metà dei 50 giorni previsti come termine per la trattative non ci sono ancora frutti del confronto. Se da una parte i vertici di Banca annunciano che ogni giorno che passa è un giorno perso per il rilancio di Rocca Salimbeni, dall’altra le sigle sindacali accusano l’amministratore delegato Fabrizio Viola e il presidente Alessandro Profumo di un atteggiamento di facciata e di aver bocciato le “alternative” fino ad oggi presentate sul taglio dei costi: drastico ridimensionamento delle consulenze, l’attuazione di processi di internalizzazione, come previsto dal nuovo CCNL; l’abbattimento significativo degli stipendi e dei benefits del top management; la definizione più puntuale delle possibili fuoriuscite di personale derivanti dall’utilizzo del Fondo di Sostegno al Reddito e dai meccanismi di esodo. Esternalizzazioni attinenti al Consorzio Operativo e contratto integrativo restano ancora oggi i nodi da sciogliere (leggi). Un nuovo aggiornamento per il confronto è previsto per la prossima settimana (martedì 11 settembre).

E' l'ora della chiarezza Titolano così la nota stampa le sigle sindacali al termine dell'incontro di oggi e puntano il dito sui contributi affitto, l'utilizzo delle auto di servizio, le carte carburante o la telefonia mobile. «In data odierna – si legge nella nota -, le parti hanno continuato il confronto sui temi del Piano Industriale. Oggetto della illustrazione sono state le misure previste sul personale sotto il profilo amministrativo, con particolare attinenza agli strumenti per la gestione della mobilità – fornitura alloggio e meccanismi delle missioni aziendali – oltre a tutta una serie di interventi previsti sui Dirigenti, come l’utilizzo delle auto ad uso promiscuo, le carte carburante e la telefonia mobile. Oltre a quanto sopra, la delegazione datoriale, nell’ambito degli approfondimenti dedicati all’uso degli ammortizzatori sociali di settore, ha chiarito che eventuali accordi riguardanti la riduzione dell’orario di lavoro, sarebbero da considerare non sostitutivi rispetto a tutti gli altri interventi previsti sui costi del personale. Si tratterebbe, quindi, di una decurtazione salariale che non potrebbe essere utilizzata a compensazione di altre misure previste dal Piano, come ad esempio le esternalizzazioni».
 
Il gioco al massacro Un gioco tra le parti che suona, a metà del percorso di trattativa, come un gioco al massacro. Da una parte la banca tiene ferma l’attuazione integrale del Piano Industriale e dall’altra i sindacati che non hanno ancora in mano un’alternativa concreta alla manovra per il taglio dei costi. Un gioco sui numeri che con il tempo rischia di minare ulteriormente i risultati poco lusinghieri del bilancio semestrale. Se i saldi devono restare invariati, i soldi, invece, variano e varieranno di giorno in giorno nella cassa della banca così come nelle tasche dei suoi dipendenti. E’ questa l’ora non più dei proclami ma delle risposte…se ci sono. Chi ben comincia è a metà dell’opera. A metà dell’opera, quella delle trattative, ci siamo…si dovrebbe cominciare. 

Sindacati contro il PD Nel frattempo le sigle sindacali hanno preso una ferma posizione nei confronti delle forze politiche cittadine, nel dettaglio del Partito Democratico, invitandolo “gentilmente” a chiarire da che parte sta nella trattativa con i vertici della banca. «Dopo le ultime vicende sulla vertenza MPS – sottolineano i sindacati -, ci piacerebbe sapere da che parte stanno le forze politiche cittadine. Il maggior partito della città, i suoi esponenti principali, coloro che hanno gestito la politica di Siena negli ultimi decenni e che hanno fortemente voluto le nomine dei nuovi vertici del Monte dei Paschi. Coloro che ne hanno deciso le sorti, devono rompere gli indugi. Devono prendere posizione. Una posizione chiara e definitiva. Non si può continuare a tenere il piede in due staffe. A dire tutto ed il contrario di tutto. Ad esprimere solidarietà nei confronti dei lavoratori di MPS e allo stesso tempo ad elogiare il Piano Industriale con tutto ciò che esso prevede (esternalizzazioni senza senso e riduzione dei costi a scapito dei soli lavoratori) ed invitare Profumo alla festa democratica come una star e sentirgli dire senza replicare che la senesità del Monte è irrimediabilmente persa».
 
Fatti e non proclami «Dove sono finite le barricate a difesa del Consorzio MPS – si legge nella nota – e dei suoi Lavoratori promosse e promesse da più parti? Sono state subito infrante? Da chi? Perché durante l’ultimo consiglio provinciale la maggioranza ha disertato l’aula? Forse per non parlare della questione MPS? Dobbiamo pensare che la politica locale spalleggi il tandem per chissà quale disegno diverso dalla tutela dei lavoratori e della città? I Lavoratori della banca vogliono chiarezza. Sono stanchi di ascoltare inutili proclami. È ora di passare ai fatti. La politica deve esprimersi chiaramente».
 
Domande chiare «E’ a favore del dialogo leale e costruttivo tra Sindacati e azienda teso ad individuare soluzioni alternative alle esternalizzazioni – concludono i sindacati – o appoggia le strategie doppiogiochiste di Viola e Profumo che considerano costo del lavoro solo quello relativo ai dipendenti, mentre hanno un atteggiamento meno drastico nei confronti degli strapagati consulenti esterni che popolano gli uffici del Monte dei Paschi?».     

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