SIENA – «La struttura di un muro di mattoni inizia già con la più piccola unità divisibile. Il mattone di argilla è come una pelle che ricopre bene parte dell’architettura e della città ereditate dal passato».

Oscar Abraham Pabón, artista e architetto, nato in Venezuela e residente a Barcellona, racconta ‘Talking to the walls’, la mostra delle sue opere alla Galleria FuoriCampo, di Esthér Biancotti e Jacopo Figura, dal 16 marzo al 27 aprile. Le sue creazioni si chiamano ‘Composition in line’, ‘Decoration’, poi le altre. La pratica di Oscar Abraham Pabón combina il suo interesse tra scultura, filosofia e spazio pubblico. L’intervento artistico riflette anche sulla materialità costruttiva, dai mattoni, ai loro strati e ai loro frammenti.

‘Talking to the walls’ rappresenta il secondo capitolo di una trilogia di esposizioni. Ha preso avvio con ‘Talking to the plants’, alla Galleria Martin Van Zomeren di Rotterdam. Il complesso programma indaga gli aspetti culturali e l’arte in termine di origine ed effetti. Il titolo di questa mostra deriva da un ciclo di conferenze di Jacques Lacan (1901-1982), nella cappella dell’ospedale Sainte-Anne di Parigi, tra il 1971 e il 1972, ai cui muri, parlando a se stesso, dedica le sue parole.

L’artista e architetto Oscar Abraham Pabón affronta la materialità dei muri delle pareti della Galleria FuoriCampo dalla sua dimensione interpretativa e psicologica. Un intervento che, sostenuto dal rapporto che l’autore instaura tra questo ambiente e la sua trasformazione dell’argilla, apre una nuova interpretazione di questo palazzo.

Gli spazi bianchi della Galleria e l’impianto architettonico influenzano le condizioni, le potenzialità espressive e il processo artistico: spaziano dall’istinto decorativo e dall’espressione della coscienza, ad una compiutezza priva di ornamenti, espressione della coscienza dei tempi.

Le opere di Oscar Pabón alla Galleria FuoriCampo recepiscono questa ambidromia con interventi site-specific che, realizzati in argilla, attribuiscono una sorta di fregio ma dalla forte carica concettuale. Pabón propone una svolta che ci porta dall’oggetto all’interpretazione del soggetto interpretato. Le risposte che si generano nel tentativo di dare un significato figurato all’ambiguità delle forme rivelano gli aspetti impliciti nell’atto del conoscere.

Questi lavori si alternano ad opere che esaltano le caratteristiche dell’argilla, la cui valenza estetica è compresa nella struttura che diviene forma e viceversa. Il lavoro di argilla si offre come oggetto di interpretazione, come una superficie o una pelle che la rende tangibile e porta in superficie una dimensione interna: coinvolge sia la storia costruttiva del materiale sia il suo ruolo nell’architettura e nell’urbanistica.

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