Continua, dopo l’iniziativa dello scorso autunno, il progetto Ottava Rima, con tre giorni di laboratorio sulla poesia a braccio che si terranno a San Gimignano al Teatro dei Leggieri da venerdì 16 a domenica 18 marzo a cura di David Riondino, Enrico Rustici e Fabrizio Ganugi. Durante gli incontri sarà trattata la versificazione orale, patrimonio consistente della tradizione letteraria e folklorica toscana: contrasti in ottava, loro storia e contesto. Saranno proposti esercizi di versificazione, per conoscere gli schemi metrici e le intonazioni del canto e i “contrasti” tra allievi per esercitarsi.  Sarà studiato il poemetto “La Pia de’ Tolomei” sul quale preparare una divisione delle parti finalizzata ad una rappresentazione. L’evento andrà in scena ad il 28 e 29 aprile, nella seconda parte del laboratorio, che si concluderà con una ‘Pia de’ Tolomei’ interpretata da cantanti e allievi del corso.

Un centro studi a San Gimignano L’intento del progetto è quello di fondare un centro studi sull’ottava rima a San Gimignano, con l’obiettivo di preservare una prosecuzione di una consapevolezza “antica” per interpretare una “tradizione nuova”. L’ottava rima in Toscana è una tradizione culturale di grande livello. Nasce dal popolo per nobilitare, tramite l’improvvisazione poetica, il racconto dell’epicità del quotidiano e ha raggiunto vette altissime con autori come Boccaccio, Ariosto, Pulci, Tasso, Poliziano. I primi testi datati nei quali fu adottata l’ottava rima sono il Filostrato di Giovanni Boccaccio (1336) e l’anonimo Cantare di Fiorio e Biancifiore (trascritto dopo il 1343). “La “Pia de’ Tolomei” – ci racconta David Riondino – è un poema in ottava rima che tratta le disavventure della “malmaritata Pia” in un tenebroso medioevo, reinventato nell’Ottocento da Bartolomeo Sestini prima e dal Niccheri poi. Il poema, in 64 ottave, veniva raccontato a memoria da contadini e contadine in toscana e, passando di bocca in bocca, arrivò fino a mia nonna, di cui ho il chiaro ricordo che lo cantasse per incantarci senza averne da nessuna parte una copia scritta”. Il racconto cantato a più voci ritrova l’immediatezza e la forza che ne hanno fatto per tanti anni un piccolo capolavoro dell’epica popolare.

Articolo precedenteUniti nel nome di Astori. Ma solo il tempo dirà se è la volta buona
Articolo successivoSave Sammezzano. Dal Tribunale di Firenze no ad assegnazione a Kairos. La replica: «Chiederemo l’assunzione del bene»