Il tetto di voto del 4% ai privati e il ruolo della Fondazione nella prossima assemblea dei soci Mps, in programma il 18 e 19 luglio, scalda gli animi democratici e porta le storiche fratture interne tra ex Ds ed ex Margherita dentro il Palazzo della Provincia di Siena. Se fino ad un anno fa erano gli scranni del consiglio comunale a far da cornice alle “diversità di vedute” oggi sono quelli del consiglio provinciale. Nella seduta di ieri, infatti, sono stati sì approvati i criteri di designazione per la prossima Deputazione Generale di Palazzo Sansedoni, ma è stata respinta la mozione della consigliera Pd Raffaella Senesi che invitava a posticipare ogni decisione all’insediamento dei nuovi organi della Fondazione Mps in merito al mantenimento o meno del tetto del 4% ai soci privati. La mozione è stata respinta a maggioranza, ma ha ottenuto i voti favorevoli della proponente e di alcuni consiglieri dell’opposizione, l’astensione di Marileno Franci (Pd) e il voto favorevole del presidente del consiglio Provinciale, anch’esso in seno al Pd, Riccardo Burresi.
 
Una decisione da rimandare E lo stesso presidente del consiglio provinciale oggi torna a tuonare contro l’abolizione del tetto del 4% ai soci privati evidenziando come la decisione debba spettare ai futuri organi amministrativi di Palazzo Sansedoni. «L’attuale Fondazione Monte dei Paschi di Siena rinvii la decisione – sottolinea Burresi –. E’ compito dei nuovi organi che saranno eletti il prossimo agosto, trovare nuovi soci per Banca MPS, siglare con questi un patto di sindacato che garantisca gli attuali livelli di occupazione e la sede della banca a Siena, e poi valutare l’eventuale cancellazione o meno del tetto del 4% ai soci privati. Soprattutto, quando all’orizzonte c’è un aumento di capitale di Banca MPS da oltre 2 miliardi di Euro». E poi ancora Burresi conclude: «La Fondazione MPS tra poco più di un mese scadrà. E quando sei in scadenza, sapendo che qualcun altro verrà al tuo posto, perdi credibilità agli occhi di un nuovo socio in affari e non puoi dettare nessuna condizione a tuo favore. Data la pesante situazione debitoria della Fondazione Monte dei Paschi, l’unica carta che questa ha a sua disposizione nella difficilissima e delicatissima partita di un accordo con nuovi soci è proprio il vincolo del 4%. Ecco perché sono convinto deve debba essere la nuova Fondazione MPS, eletta il prossimo Agosto, a decidere se eliminare o meno il tetto del 4% e deve farlo soltanto dopo aver siglato un patto di sindacato con i nuovi soci dove non si permetta di tagliare il personale, spostare la banca a Milano o a Roma, portare via da Siena la direzione generale. Inoltre auspico che la nuova Fondazione MPS, nell’effettuare in autonomia la scelta della cancellazione o meno del 4%, tenga conto – conclude Burresi – del necessario equilibrio tra la necessità di risorse finanziarie per rilanciare la redditività di Banca MPS, la salvaguardia del patrimonio della Fondazione MPS e il legame del Monte dei Paschi con Siena».
 
Perchè tanta fretta? Parole, quelle del presidente del consiglio provinciale, che fanno eco all’intervento in aula di Raffaella Senesi al momento della presentazione della mozione poi respinta: «L’eliminazione del tetto senza un patto di sindacato  potrebbe portare Banca Mps a trasferire altrove la direzione generale, con il tragico risultato di perdere posti di lavoro, la chiusura di molte imprese dell’indotto e di cancellare la speranza di un futuro di sviluppo per i giovani di questo territorio. Sono consapevole che la Fondazione non ha risorse e che il tetto del 4% probabilmente salterà comunque, ma perché farlo al buio? Perché non aspettare di avere maggiori garanzie per il territorio? Perché tutta questa fretta? Come si fa a considerare aiuto di Stato un prestito al tasso del 10%? Io credo che a tutti questi interrogativi i cittadini della provincia di Siena meritino risposta».
 
L’ordine del giorno approvato Sul tema è stato presentato anche un ordine del giorno incidentale a firma dei consiglieri Niccolò Guicciardini e Marco Nasorri (Pd) che al momento della presentazione ha sottolineato: «Spetta alla Fondazione Mps, con un’autonoma valutazione, decidere sull’utilità della cancellazione del vincolo del 4% al diritto di voto dei soci rispetto alla tutela del patrimonio, che è l’unico modo per preservare il rapporto con il territorio e il ruolo della Fondazione Mps nella compagine azionaria della Banca». L’ordine del giorno stavolta è stato approvato a maggioranza ma con l’astensione dei tre consiglieri Pd Riccardo Burresi, Raffaella Senesi e Marileno Franci, quest'ultimo ha motivato così la sua decisione: «La Fondazione non doveva partecipare già al primo aumento di capitale ed è in quella fase che dovevano scegliere di diluire. Abbiamo tutti perso del tempo su una Fondazione che non era credibile. Parliamo del niente. Se avessimo avuto una Fondazione che aveva sostanza, le scelte della Banca sarebbero state altre».
 
Il consigliere Taccioli spinge verso l’abolizione Ma il dibattito e la diversità di vedute tra consiglieri provinciali democratici era iniziato ben prima di ieri e ben lontano dagli scranni del consiglio, prediligendo invece la comunicazione tramite stampa. E’ di qualche giorno fa l’intervento in favore dell’abolizione del tetto del 4% da parte del consisgliere provinciale, anch'esso Pd, Alberto Taccioli: «L'abolizione della soglia del 4%, come dovrebbero sapere bene coloro che in questi anni hanno avuto ruoli di primo piano in Banca Mps, partecipate e Fondazione Mps, risponde al principio di concorrenza e contendibilità degli assetti proprietari, quale mezzo una per sana e prudente gestione. Se al momento dell’acquisizione di Banca Antonveneta l’azionariato di Mps fosse stato più articolato e avesse previsto almeno un socio più forte (sopra il 4%) la Banca avrebbe preso le stesse decisioni? Questa è la domanda che ci poniamo oggi e sulla quale riflettere per evitare il ripetersi di errori di autoreferenzialità. Banca Mps – dice Taccioli – ha un'esigenza fortissima di consolidarsi a livello patrimoniale per non scendere nel ranking nazionale e forse anche in quello regionale. Numerose sono le domande che la nostra comunità e chi ha responsabilità di governo dovrebbero porsi. Chi potrebbe oggi dirsi disponibile a intervenire in un ipotetico salvataggio di Banca Mps, senza disporre della possibilità di prendere decisioni all’interno del Cda? Come si pensa di rispondere alla lettera del Ministero del Tesoro che chiede l'abolizione della soglia del 4% come condizione imprescindibile per ottenere il via libera sugli aiuti statali?. Oggi la comunità – conclude Taccioli – non ha bisogno di illusioni, ma soprattutto di impegno per ‘salvare il salvabile’. Dobbiamo ripartire con nomi nuovi e alti profili lasciandoci alle spalle l’era dei ‘banchieri della domenica’, come quelli che un anno fa erano contrari alle dimissioni di Mancini e che oggi dicono che non rappresenta più la nostra comunità. Con queste basi e con la demagogia delle opposizioni sarà durissima. L’auspicio è che, nonostante ciò, una governance solida per la Banca e la Fondazione, accompagnino Siena nel difficile cammino verso il futuro, risollevando la città e la sua economia».
 
Il presidente Bezzini aveva chiesto di evitare la guerra tra fazioni A chiosa del dibattito infuocato tra rappresentanti del Pd in consiglio provinciale, risuonano le parole del presidente della Provincia Simone Bezzini di dieci giorni fa, sempre sulla stampa: «Credo che, in un momento così delicato, sia necessario evitare, soprattutto da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali, logiche pregiudiziali e una guerra tra fazioni che può solo indebolire ulteriormente la città e il territorio. E’ giusto che il dibattito sia contraddistinto da più voci, ma occorre anche che le diverse posizioni siano portate avanti con spirito costruttivo, senza intenti propagandistici o, peggio, toni populistici da campagna elettorale». Poi, entrando più nel merito dell’abolizione del tetto del 4% Bezzini sostiene: «Continuo a ripetere da mesi, senza mai stancarmi, che la tutela del patrimonio della Fondazione è la priorità assoluta affinché essa possa tornare a espletare la sua mission istituzionale a servizio della comunità e continuare a esercitare un ruolo significativo nella compagine azionaria della Banca. Questo passa, nel breve periodo, dal progressivo rientro dal debito e, nel medio-lungo termine, da una graduale diversificazione dei suoi asset. E’ in questo quadro che va ricondotta la discussione sulla cancellazione del vincolo del 4% al diritto di voto dei soci, su cui la prossima assemblea della Banca sarà chiamata a esprimersi. La decisione che la Fondazione prenderà dovrà basarsi su un’autonoma valutazione dell'utilità di tale misura per tutelare il proprio patrimonio.E’ bene chiarire, infatti, che se non si salva la Fondazione non c'é soglia che tenga. Solo se verrà tutelato il patrimonio della Fondazione, Siena potrà continuare a svolgere un ruolo rispetto alla Banca. Questo è il punto vero sul quale chi ha responsabilità di governo deve ragionare, senza pensare di alimentare guerre laceranti che vanno contro l’interesse della comunità senese. Allo stesso tempo mi aspetto che la Fondazione riesca a sviluppare un proprio punto di vista e una propria strategia sulla futura governance della Banca, in termini di regole e di alleanze, con una visione di lungo periodo e una nuova classe dirigente per affrontare le sfide del futuro».
 
Che farà Mancini a questo punto? In un nuovo scontro tutto democratico, nella “diversità di vedute” tra ex Ds ed ex Margherita, dove volgerà lo sguardo il presidente uscente della Fondazione Mps Gabriello Mancini nella sua ultima “fatica” del 18 e 19 luglio? Potrebbe essere forse l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe con un atto di orgoglio spinto dall’abbandono evidente da parte di tutte le anime democratiche. Nella speranza che quelle fratture manifestate in consiglio provinciale non scendano nuovamente tra gli scranni del Palazzo Comunale.

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