Cinque candidati democratici per due poltrone. Anzi quattro. E a dire il vero non è nemmeno sicuro che le poltrone siano due. Insomma, anche nella corsa per le parlamentari a Siena regna l’incertezza, dopo una lunga giornata di trattative alla Direzione provinciale in via Rosi. Non bastava la recente divisione tra bersaniani e renziani, tra usati sicuri e rottamatori. E non bastava lo scontro cittadino per la carica a Sindaco, tra sostenitori pro e anti Ceccuzzi, risolto (per adesso) con la proroga “concessa” allo sfidante Valentini (leggi). A complicare la vita interna al principale partito della provincia (quello nato dall’unione tra Ds e Margherita) ci si mettono anche le primarie volute da Roma per scegliere i parlamentari senesi.

Una strada sempre decisa dalla Federazione E così quella che fino ad ora era sempre stata una strada indicata e guidata con mano ferma dalla Federazione provinciale, adesso è diventata un terreno di duro confronto che si sta trasformando in scontro duro. Nel 2008, i parlamentari senesi furono Franco Ceccuzzi e, a sorpresa, Susanna Cenni,.la cui elezione fu frutto dell’ottimo risultato del partito a livello regionale che in base ai resti su base nazionale consentì lo scatto del secondo seggio. È evidente che se non dovesse riverificarsi il medesimo scatto la seconda poltrona non ci sarebbe per nessuno. Ma andiamo con ordine.

Susanna Cenni unica parlamentare senese Siena aveva poi perso uno dei due parlamentari quando Ceccuzzi aveva deciso di correre da sindaco e una volta eletto, molto correttamente, si era dimesso. Un gesto di grande sensibilità che in pochi purtroppo fanno. Da oltre un anno e mezzo, dunque, è stata la Susanna Cenni a portare le istanze senesi a Roma e, quindi, non si aspettava, forse, troppi intoppi ad una riconferma. Del resto ha fatto anche un solo mandato e nel partito, per tradizione, si concede sempre il secondo giro.

Cinque candidature per cinque correnti Poi, il ruzzo delle primarie ad ogni costo imposto da Bersani e convocate per il prossimo 29 e 30 dicembre, ha costretto di nuovo la Cenni a mettersi in pista e a quel punto sono scattati gli appetiti e sembrano rinate le correnti di antica radice democristiana. Ogni gruppo ha deciso di correre e mettere in pista i loro uomini e anche alla Cenni è così toccato organizzare il comitato elettorale e cercarsi le firme, anche se avrebbe potuto esimersi in quanto deputata uscente. Come lei ha raccolto e presentato le firme anche Sandro Starnini, ex vice presidente del consiglio regionale (è stato consigliere dal 1999 al 2009) ed ex presidente della Provincia di Siena (dal 1990 al 1999) che nella recente battaglia tra renziani e bersaniani si è schierato per il segretario nazionale mentre è stato più schivo e ambiguo nello scontro Ceccuzzi versus Valentini; ma, a sorpresa, è spuntato anche Luigi Dallai, consigliere comunale ai tempi di Pierluigi Piccini, poi nella corrente laicista di Ignazio Marino e infine renziano “moderato”, in grande feeling con i senesi Simone Vigni e Roberto De Vivo che lo avrebbero aiutato nella raccolta delle firme anche tra i ceccuzziani. Uno che le firme le ha raccolte ma è stato anche ben presentato è poi l’amiatino Paolo Rappuoli, fortemente voluto dalla presidente nazionale del partito Rosy Bindi, che ha così imposto un suo uomo. Ultima arrivata nella rosa dei candidati la giovane Sofia Barneschi, studentessa di Giurisprudenza e pasionaria per la rottamazione Un curriculum tutto da costruire il suo ma su cui aveva puntato tutto il sindaco di Chiusi, Stefano Scaramelli dopo che da Roma era giunto il no alla proroga per il sindaco Roberto Bozzi. Un volto fresco e, appunto, giovane, troppo comunque per essere tra i candidati al Parlamento. La legge vuole che si abbia compiuto il 25esimo anno di età per sedere tra gli scranni di Montecitorio. E la rottamazione della Costituzione (articolo 56) non era tra le priorità dei renziani. Una mossa questa che ha creato e creerà nelle prossime ore più di un malumore in casa renziana.

La guerra delle firme e le deroghe concesse Il pomeriggio di domenica ha visto, quindi, la Direzione provinciale del partito democratico approvare la rosa di cinque candidati da sottoporre al giudizio degli iscritti e simpatizzanti i prossimi 29 e 30 dicembre ma poi rendersi conto di aver preso una cantonata sulla Barneschi e frettolosamente fare indietro tutta. Anche perchè le candidature sono state accettate dalla Direzione senza che quasi nessun candidato avesse le 500 firme necessarie previste dal regolamento. Una decisione presa dalla Direzione, in attesa che da Firenze arrivasse la deroga del partito regionale. Deroga che chissà se varrà anche per le candidature alle primarie per sindaco di Siena, dove si denunciano colpi bassi.

La denuncia di azioni di disturbo Sceso in campo per contrastare l'unica candidatura di provenienza Pd di Franco Ceccuzzi, Bruno Valentini questa mattina ha denunciato lo strano caso di firme concesse e poi tolte dai componenti dell'Assemblea comunale. Scrive sul suo profilo Facebook: «Insieme ad alcuni amici, stiamo telefonando in queste ore ai membri dell'assemblea comunale Pd di Siena, utilizzando l’elenco fornito dal Pd, che dettagliava quali erano coloro che avevano già firmato per Franco Ceccuzzi, in modo da contattare gli altri. Ci era stata assicurata grande disponibilità affinchè questa possibilità si realizzasse perché a parole il Pd dovrebbe essere neutrale rispetto alla scelta dei candidati e perchè si considerano le primarie come una ricchezza per il PD, per il centrosinistra e per l’intera città. Vorrei cercare di stare lontano da polemiche sterili, ma in questo momento stiamo verificando una strenua resistenza a consentire la libera partecipazione alle Primarie. Ciò è ancora più incomprensibile se si tiene conto che la direzione provinciale del PD senese ha in queste ore interpretato le regole per le Primarie per il Parlamento in modo molto elastico, pur di favorirne lo svolgimento. Rendo pubblico uno dei tanti esempi miseri che stiamo toccando con mano in queste ore: un membro dell’assemblea comunale del PD accetta di firmare per me e dopo mezz’ora gli telefona un dirigente del PD che gli chiede di firmare per Ceccuzzi, che pure ha già tutte le sue firme necessarie. Con questo autorevole dirigente ci ho parlato personalmente e gli ho cortesemente chiesto di non intralciare il nostro lavoro, ma gli episodi non si fermano. Vedremo a breve, ma ci sono ancora poche ore per accertare se passeremo un Natale sereno, accertando se Siena è ancora in Toscana oppure ha cambiato collocazione territoriale, trasferendosi verso zone a limitata democrazia. Ma non era più semplice farci correre per cercare le firme di 1500 cittadini? Al di fuori ma non contro il PD. Almeno avremmo saputo subito se la mia era una proposta inventata od apprezzata. Od era questo che si voleva evitare di constatare?».

Non conosciamo, purtroppo, la eventuale replica dell'altro candidato Franco Ceccuzzi, che a parole si era detto disposto addirittura a dare la sua firma per Valentini. Al momento non ci sono comunicati stampa ufficiali nè è possibile vedere post su Facebook. Di lui, infatti, né agenziaimpress né chi scrive può vedere il profilo perchè cancellati. Così, democraticamente.

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