FIRENZE – Un progetto pilota di ricerca tecnico-scientifico, mai eseguito prima, è stato avviato dalla Galleria dell’Accademia di Firenze grazie alla felice collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato (Sabap) e la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana di Mendrisio – SUPSI.

L’oggetto di queste sofisticate indagini diagnostiche sono i modelli in gesso di Lorenzo Bartolini, conservati nella Gipsoteca del museo fiorentino. Il proposito finale è quello di conoscere più dettagliatamente la tecnica dello scultore nel passaggio dal modello in gesso alla traduzione finale nel marmo, caratterizzare i materiali utilizzati nelle diverse fasi di lavorazione ed avere così un quadro più chiaro del suo processo creativo. Le informazioni raccolte saranno molto utili per verificare anche lo stato di conservazione delle opere, identificando eventuali criticità strutturali che non potrebbero essere rilevate tramite la sola osservazione diretta.

Per Lorenzo Bartolini, come per molti scultori del XIX secolo, il modello in gesso rappresentava l’interfaccia tra l’aspetto esplorativo e progettuale e gli aspetti più tecnici o pratici della sua creazione. I segni sulla superficie del gesso sono la testimonianza delle fasi di questo complesso processo, ci fanno capire meglio quale fosse il modus operandi dell’artista e possono darci informazioni su molti aspetti delle procedure tecniche del suo atelier.

Inoltre, sulla superficie dei modelli sono presenti le tracce della loro storia conservativa, le loro vicissitudini e gli interventi di restauro pregressi. Sono opere estremamente fragili: il gesso è un materiale per sua natura non molto tenace e molto poroso, quindi soggetto a fratture, graffi e abrasioni ed è molto sensibile al contesto ambientale in cui è conservato.

Dal momento che la collezione della Gipsoteca della Galleria dell’Accademia è molto vasta, sono state scelte, insieme alla Direzione, opere, tra busti e sculture a figura intera, particolarmente significative, sia da un punto di vista tecnico che storico-artistico, e delle quali esistono le esecuzioni in marmo in città. Sono state raccolte informazioni preliminari sui campioni scelti attraverso una sintesi del contesto in cui le opere sono state eseguite: sono stati esaminati i documenti di archivio ed è stata stesa una breve storia conservativa ed espositiva.

Successivamente, tramite l’utilizzo di luce visibile radente e diffusa, e tramite microscopio portatile, è stata osservata ed analizzata la superficie delle opere per verificarne lo stato di conservazione, insieme alle tracce di lavorazione e dei precedenti interventi di restauro. Sono state eseguite della mappature e un’attenta documentazione fotografica della fluorescenza UV rigorosamente effettuata al buio. Ogni gesso scelto è stato sottoposto a indagini radiografiche eseguite durante le ore notturne per motivi di sicurezza, per capire meglio la struttura interna, identificare la presenza di armature e riconoscere le varie parti di congiunzione dei modelli. Attraverso misurazioni XRF è stato possibile conoscere la composizione degli elementi metallici superficiali, come staffe di sostegno e punti di misura.  Sono state fatte scansioni  e modellazioni 3D per mettere in relazione i gessi con le sculture finite in marmo.

Questa prima fase è iniziata a fine dicembre 2023, ed è tuttora in corso.  Si stanno elaborando tutti i dati, frutto delle indagini, delle ricerche e delle osservazioni. La loro valutazione conclusiva è prevista per il mese di maggio. Grazie alle indagini, individuando le specifiche criticità conservative, l’eventuale movimentazione delle opere potrà essere svolta in modo più consapevole.

 

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