gravinaUna vera rivoluzione in piena regola quella avvenuta poche ore in Lega Pro. Al termine dell’assemblea elettorale, che nella mattinata di ieri ha visto l’approvazione anche del bilancio per la stagione sportiva 2014-2015, dopo che quello del 2013-2014 aveva ricevuto il suo ‘si’, dopo due bocciature, soltanto il 23 dicembre scorso, è stato eletto come nuovo presidente l’ormai uscente consigliere federale Gabriele Gravina. Finito il regno dopo 18 anni di Mario Macalli lo scorso 5 luglio, con la decadenza forzata per la mancata approvazione del bilancio di due stagioni fa, e la nomina per oltre 7 mesi del commissario Tommaso Miele, si apre la nuova era del ‘delfino’ politico dell’ex presidente Figc Giancarlo Abete.

Rivoluzione in Lega Pro Un capovolgimento di politica a 360 gradi per la Lega Pro che era stata decisiva un anno e mezzo fa quando fu eletto numero 1 del calcio italiano Carlo Tavecchio, grazie all’asse costituito da Macalli e Lotito, quest’ultimo attore inter pares anche ieri pomeriggio. Infatti l’azionista di riferimento della Salernitana ha provato a fare campagna elettorale fino all’ultimo per il suo candidato, Raffaele Pagnozzi, ex segretario del Coni, sconfitto due anni fa da Giovanni Malagò nella corsa alla poltrona più alta dello sport italiano. A niente però è servito lo sponsor del presidente della Lazio per l’uomo di Avellino, k.o. al secondo turno delle elezioni insieme all’altro candidato, il fresco ex sub commissario, Paolo Marcheschi, che aveva come spinta la mano longa del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti.

Decisivo il voto dei club toscani Vince Gravina con 31 voti sui 54 club aventi diritto, anche se la Carrarese non ha votato perché il suo liquidatore fallimentare ha deciso di astenersi e la società gialloblù toscana si avvia alla sparizione. Ma è un altro club toscano ad aver fatto la parte da leone nell’elezione di Gabriele Gravina, ovvero il numero 1 del Prato, Paolo Toccafondi. Squalificato fino al prossimo 28 dicembre, Toccafondi fa parte dei fieri oppositori di Macalli da almeno un biennio, e ha tessuto la trama nelle retrovie per l’ex dirigente accompagnatore dell’Under 21, facendo da autentico portatore d’acqua per quest’ultimo. Alla fine insomma la regione che ha come governatore Enrico Rossi, con i suoi dieci club, è stata la manna dal cielo per Gravina, condannando Marcheschi, fiorentino doc ad una cocente sconfitta, pur avendo i favori del pronostico nelle ultime ore.

Commenti a caldo: il rammarico di Marcheschi «Sinceramente qualche voto in più me l’aspettavo. – ha raccontato l’ex consigliere regionale di Fratelli d’Italia – Non nascondo la sconfitta. Era una prima prova per me, era un mondo a me alieno. Il rammarico è aver ricevuto tanti complimenti e pochi voti. Non mi aspettavo questo esito, sicuramente invece mi attendevo di avere più consensi. Evidentemente la mia candidatura che portava contenuti che molti avevano richiesto, poi all’ultimo momento ha visto voti da me attesi, ripiegati su altri candidati che avevano esigenze diverse dal cambiamento. Chi ha votato altri candidati ha ritenuto che questi fossero più adatti di me. Un augurio alla Lega Pro che da poche ore ha un nuovo presidente, ce n’era bisogno, mi auguro che adesso si faccia la squadra del presidente  perché ci vuole un’unità, perché la lega si può sollevare solo se è unita ed è credibile. I confronti non sono stati scontri, sono stati veri, sui contenuti, quindi penso un’assemblea democratica come questa abbia portato ad un risultato importante. E’ stato utile il dibattito e c’e’da lavorare parecchio». Qualche rimpianto per la sua candidatura partita in ritardo, Paolo Marcheschi ce l’ha. «Sono arrivato l’8 dicembre come candidatura e oggettivamente più di molto non potevo fare, molti dei presidenti non sono riuscito neanche a contattarli perché giustamente lavorano, hanno la chiusura dei bilanci ed è stata una chiusura dei bilanci ‘last minute’. Credo di aver portato un contributo di freschezza, di novità. Mi conforta la cosa di essere stato apprezzato. Io mi sono presentato come il nuovo, non ho fatto trattative, non ho dato posti per il consiglio e ho detto che non avrei avuto vicepresidenti dall’assemblea ma avrei messo due tecnici perché qui servono commercialisti ed avvocati bravi in questo momento. Quando non dai spazio alle poltrone, è chiaro che sei meno attrattivo rispetto ad altri. Sono convinto che serve più lavorare che stare seduto su una poltrona».

Chi è Gravina Il neo presidente Gravina, fra i primi consiglieri nel calcio della famiglia Della Valle quando gli imprenditori marchigiani divennero azionisti di maggioranza della Fiorentina, ha il volto della stanchezza e del raggiungimento di un traguardo fortemente agognato, a spoglio appena finito. «È un momento importante e sono soddisfatto di quanto ho raggiunto – ha commentato subito dopo l’elezione, Gabriele Gravina – è un risultato chiaro e impegnativo perché è ricco di responsabilità. È necessario lavorare per rimettere assieme le energie dei presidenti. È stata premiata la mia tenacia. Al termine dell’Assemblea, ho abbracciato uno ad uno  tutti i presidenti. La prima cosa che farò? Tra pochi giorni al lavoro perché abbiamo un anno, ma tante attività da portare avanti con traguardi e obiettivi. Incontrerò appena possibile il Commissario Miele per il passaggio di consegne».

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