sede-mps-sienaProprio nel giorno in cui sul tavolo della Fondazione Mps i consiglieri della deputazione generale e quelli dell’amministratrice iniziano a pensare alla scelta che presto dovranno fare sull’adesione o meno all’aumento di capitale della banca, previsto dal piano di risanamento di Mps, di cui la Fondazione detiene l’1,4%, sulle mura di Rocca Salimbeni torna ad aleggiare il ‘fantasma’ di un piano B al quale il governo starebbe pensando qualora la ricapitalizzazione non dovesse avere successo. Quel piano B, che vedrebbe protagonista il fondo Esm (il fondo salva Stati), che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan solo tre giorni fa aveva smentito convinto che la ricapitalizzazione avrà successo, e che oggi Palazzo Chigi ha ribadito non sarà utilizzato. Per gli analisti di Fidentiis, comunque, il fondo Esm «potrebbe intervenire nel salvataggio di Mps» ma «solo dopo aver usato le risorse interne» della banca, cioè dopo aver fatto pagare il conto ad azionisti e portatori di obbligazioni subordinate. E sempre Fidentiis sottolinea però che «un bail in che coinvolga i bond venduti al retail» è in realtà «quello che il governo vorrebbe evitare». Una situazione quanto meno incerta (anche in Borsa il titolo oggi ha perso l’1,04%) che spiega perché in Fondazione non si sia volutamente pensare troppo a come l’Ente guidato da Marcello Clarich si comporterà sull’aumento di capitale. Ufficialmente mancano ancora le condizioni per l’adesione ma in realtà Clarich, che su questo potrebbe giocare molto del suo futuro a Siena, non vuole essere il primo a decidere.

Valigie sempre pronte «Per natura professionale ho la valigia sempre pronta ma ritengo ragionevolmente di non doverla usare». Così Clarich ha risposto a esplicita domanda sui presunti ‘mal di pancia’ registrati nei giorni scorsi sul suo operato e, in particolare, sull’adesione o meno all’aumento di capitale di Mps. «Non ho segnali diretti dagli enti nominanti nè dai componenti della Deputazione generale», ha aggiunto riferendosi ancora alle polemiche. «Non si può dire che oggi ci sia un orientamento di scelta – ha invece spiegato Clarich parlando della ricapitalizzazione della conferitaria di cui la Fondazione detiene l’1,4% -: abbiamo avviato un processo di valutazione, stiamo aspettando dati e condizioni che ci fornirà la banca».

Obiettivo 4 mln erogazioni nel 2017 L’intento dei rappresentanti degli enti nominanti è però chiaro «mantenere perlomeno un piede nella banca», spiega una fonte. L’obiettivo dell’ente di Palazzo Sansedoni emerso oggi dall’incontro con gli enti nominanti è poi quello di arrivare perlomeno a 4 milioni di euro di erogazioni nel 2017, con o senza l’adesione all’aumento di capitale della conferitaria. L’obiettivo, condiviso con i componenti della deputazione generale, sarà contenuto negli indirizzi strategici del piano programmatico pluriennale che sarà approvato dalla stessa deputazione con ogni probabilità il 28 settembre. Si tratterebbe di innalzare le erogazioni all’1% del patrimonio netto in dote alla Fondazione Mps (440 mln) rispetto alle erogazioni stabilite per il 2016 che hanno rappresentato lo 0,6% del patrimonio. Resta la variabile del costo d’adesione all’aumento di capitale di Mps, attualmente circa 60 mln, ma l’ente di Palazzo Sasedoni si dice pronto ad attingere anche ai 28 milioni del fondo di stabilità. A beneficiare delle erogazioni anche nel 2017 sarà il territorio di riferimento, quello senese, nei settori di welfare e cultura in primis. Nella seduta odierna della deputazione generale è stato anche illustrato lo stato economico finanziario dove si sono registrati alcuni profitti su investimenti tanto che, allo stato attuale, secondo quanto si apprende, la Fondazione Mps potrebbe chiudere il 2016 con un attivo tra i 2,5 e i 3 mln di euro.

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