SAN QUIRICO D’ORCIA – Nel 2021 ne è stata celebrata la cinquantesima edizione. Un tempo che, di norma, per chiunque rappresenta un traguardo ragguardevole ma per un’espressione artistica e una manifestazione ben gestita e organizzata il tempo non sembra rappresentare un limite, semmai un impulso a guardare ancora più avanti.

Così è per “Forme nel Verde”, la mostra di scultura che si tiene, appunto, ininterrottamente dal 1971 a San Quirico d’Orcia. Il prossimo 23 luglio, alle ore 18, avrà luogo la inaugurazione dell’annuale rassegna artistica che quest’anno prende la denominazione di “Horti Pacis: sculture per la pace”.

Sculture contro la guerra. Gli Horti Leonini diventano giardini di pace per Forme nel verde

“Forme nel Verde”, una manifestazione artistica nata, quasi per caso, nel lontano 1970 con la presunzione “visionaria”, di allora, che anche una piccola realtà sperduta nella quasi sconosciuta Val d’Orcia potesse in qualche maniera esprimere il proprio “genius loci” e inserirsi nel panorama artistico nazionale. Presa delicatamente per mano, come una creatura appena nata, mosse i primi passi grazie all’amore per il luogo, San Quirico, la Val d’Orcia, dei nativi che, come abbiamo detto un po’ “visionari”, per “amore” verso la loro terra aspra e dura, che aveva condizionato i più ad abbandonarla, esprimevano l’innato senso verso la bellezza della natura e delle cose che li circondavano.

Già lo scorso anno abbiamo ripercorso i suoi primi cinquanta anni; anche per questo unica nel suo genere. “Forme nel Verde” con tutte le più varie e articolate forme espressive di questo lungo periodo non ha inseguito l’effimero, ma con un percorso lineare, sapiente, sensibile al trascorrere del tempo  si è proiettata nel futuro e ha saputo rinnovarsi all’infinito. Consapevole della realtà circostante. Non a caso l’edizione di quest’ anno si intitola: “Horti Pacis: sculture per la pace” e dedica migliore non poteva esser attribuita visto il periodo che l’umanità sta attraversando. E chi meglio dell’arte, che supera ogni barriera, vincolo, separazione o confine, con il suo linguaggio universale può rappresentare il grido di “pace e libertà” che ognuno di noi avverte come bene indispensabile?

Allievi delle Accademie di Belle Arti di Carrara, Firenze, Bologna e Milano, ma anche artisti di diverse nazionalità esporranno le loro opere negli spazi loro offerti degli Horti Leonini, in piazza Chigi e nel palazzo Chigi Zondadari, sede municipale. Nelle sale del palazzo saranno ospitate anche le ceramiche “Post-Human” di Monika Grycko con un’interessante installazione delle sue opere legate a un suo mondo tutto immaginario, onirico, fatto di figure oltre ogni definita realtà, legate (fra loro?) da una dolcezza poetica infinita dalle quali non è possibile essere attratti. Un’ala sempre del palazzo sarà riservata, poi, alla “arte distrutta”, omaggio a Maria Prymachenko, artista contadina e autodidatta ucraina, scomparsa, ma esponente delle pittura popolare e naif ucraina le cui opere sono andate distrutte dal bombardamento del museo di Ivankiv.

Nella collettiva che ospita gli artisti delle accademie e ci saranno anche nomi già noti (senesi e toscani) che, con la loro presenza hanno in buona parte contribuito alla realizzazione di “Forme nel Verde” per tutto questo lungo periodo. Ci piace ricordare Pier Giorgio Balocchi e Mauro Berrettini, Enzo Scatragli, Andrea Fagioli, Emanuele Giannetti, Riccardo Grazi, Piero Sbarluzzi, che fin dagli esordi della manifestazione hanno parteciparono o comunque collaborato alle varie edizioni. Helidon Xhixha, la cui preziosa personale ha esaltato l’edizione 2021 del cinquantesimo anniversario, con l’opera “Luce divina”, croce in acciaio lucido a specchio com’è costume dell’artista albanese, ci propone, come un’implorazione al cielo che illumini l’umanità affinché gli torni la ragione dell’essere. La direzione dell’edizione di “Forme nel Verde” è stata nuovamente affidata a Carlo Pizzichini, che non ha bisogno di presentazioni come artista e docente accademico. Già direttore lo scorso anno, piace ricordarlo anche per la sua personale e “visionaria” edizione del 2013, la cui multiforme e variegata rappresentazione rivoluzionò a suo modo la rassegna proiettandola nel tempo a venire. Ed è ciò che auguriamo a “Forme nel Verde”.

Articolo precedente‘La mossa del cavallo’ secondo Luigi Ballarin
Articolo successivoA giugno per gli aeroporti di Pisa e Firenze 750mila passeggeri. +250% di traffico