«Confermiamo che il danno supera ormai i duecento milioni di euro». Così Sara Guidelli, presidente Legacoop Agroalimentare Toscana, parlando dei danni derivanti dalla siccità che negli ultimi mesi ha colpito anche e soprattutto la Toscana. «Danni che sono possibili da identificare solo su alcune colture come il mais o l’oviticoltura. Invece per cio’ che riguarda la viticoltura dovremmo aspettare ancora qualche tempo per vedere se quest’acqua caduta recentemente ha fatto ripartire in qualche modo la maturazione. La catastrofe delle conseguenze della siccità sul mondo agricolo si possono comunque già quantificare» ha aggiunto Guidelli

L’assessore Fratoni: «Su frumento calo del 20% della produzione» «C’è un calo generalizzato nella produzione dei cereali, ormai in fase avanzata di raccolta: sul frumento una riduzione del 20% con punte fino al 60% nei territori di Siena e Grosseto» si legge nella relazione dell’assessora regionale all’ambiente Federica Fratoni. Inoltre si certifica che è dimezzata la produzione delle foraggere e dei pascoli, meno 60% per la produzione di miele, dovuto allo stress della vegetazione spontanea, mentre su girasole e mais, secondo i dati forniti dall’assessore Fratoni «si prevedono danni variabili tra il 35 e il 60%».

D’Angelis: «In Toscana la zona che soffre di più è quella costiera» Sul come evitare futuri danni nel mondo agricolo dalla siccità è intervenuto nelle scorse ore Erasmo D’Angelis, capo dell’unità di Governo ‘Italiasicura’. «Ce ne sono diversi di invasi che verranno realizzati, piccoli e medi, ma dobbiamo stare attenti alla comunicazione e alla gestione di queste opere, perché su tanti territori scattano comitati, meccanismi di veti: sono opere che servono, non invasive, non impattanti» ha spiegato D’Angelis che ha ricordato come «in Toscana la zona che soffre di più è quella costiera: nella Val di Cecina, nella Valle del Merse bisogna capire e localizzare. Ci sono progetti di 20-30 anni fa, bisogna riprendere in mano quelle progettazioni, aggiornarle e andare avanti coi lavori. Oggi abbiamo due grandi dighe, Montedoglio e Bilancino che sono quasi al colmo di piena, perché in montagna piove, l’acqua viene conservata lì e i tre quarti della Toscana non hanno più crisi idriche, perché c’è una infrastruttura che garantisce acqua potabile per l’agricoltura».

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