I socialisti sembrano intenzionati a non partecipare alle primarie di coalizione del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco di Siena. Lo avrebbe deciso (addirittura all’unanimità) il direttivo comunale dei Riformisti questo pomeriggio. Niente candidato da sottoporre al confronto con Ceccuzzi (Pd) e D’Onofrio (Sel) né sostegno ad uno dei due. I socialisti, dunque, si sfilerebbero e avrebbero deciso di presentarsi col proprio simbolo agli elettori con una propria lista ed un proprio programma alle elezioni di maggio, così come nei giorni scorsi aveva annunciato anche Italia Futura.

Centrosinistra a pezzi a Siena Si potrebbe sgretolare così l’alleanza a sinistra che per tanti anni ha governato la città e la provincia, compresa l’ultima amministrazione guidata da Ceccuzzi. Siamo di fronte ad un autentico terremoto politico dalle conseguenze ancora imprevedibili. E dalle precise responsbilità politiche che qualcuno dovrà finalmente assumersi. Alle origini della rottura sarebbe il clima molto difficile in casa Pd e la volontà dei socialisti di non voler fare la stampella al candidato forte Franco Ceccuzzi che probabilmente, salvo sorprese, sarà l’unico del Pd.

I dubbi amletici degli uomini di Vendola A questo punto rimane a legittimare le primarie di coalizione, previste in due turni il 20 gennaio e la domenica successiva, solo il partito di Nichi Vendola con Pasquale D’Onofrio, ma anche lì si respira aria di fastidio verso certi ambienti democratici che non avrebbero gradito l’ottimo risultato di Gabriele Berni, assessore provinciale all’ambiente, alle primarie di Sel di sabato scorso (1435 preferenze per la Camera, il più votato in Toscana). Un risultato che pone il politico di Monteroni e lo stesso partito in un ruolo non più di secondo piano. Perché – si sta domandando qualcuno in queste ore – continuare a sostenere un’alleanza con Franco Ceccuzzi quando abbiamo un nostro patrimonio di credibilità sul territorio da spendere? Soprattutto visto che il Pd senese tiene in scarsa considerazione gli alleati, imponendo tempi e regole con la formula del “prendere o lasciare”?

Nessuna deroga al regolamento per Carli A niente, infatti, sono valse le aperture pubbliche di Sel e dei Socialisti verso la candidatura di Bruno Valentini per le primarie. Ceccuzzi e per suo conto il segretario dell’Unione Comunale Giulio Carli hanno respinto ogni richiesta di deroga, salvo lo slittamento di qualche giorno (festivo) per raccogliere le firme e per votare (leggi). E lo hanno ribadito sabato 29 dicembre in una riunione allargata del Comitato elettorale al circolo di Sant’Andrea. Insomma, sempre e comunque linea dura all'interno e possibilista nelle pubbliche dichiarazioni (leggi).

Leonardo Tafani, uomo forte dei socialisti Un po’ poco, avranno pensato gli alleati. E così i socialisti sembrano adesso sfilarsi definitivamente. Decisione in parte già annunciata dal consigliere comunale uscente Leonardo Tafani che dimostra di avere il partito dalla sua. Al Corriere di Siena di lunedì 31 dicembre aveva dichiarato che “l’ingresso di Valentini nella competizione per le primarie di coalizione darebbe un’assoluta credibilità alle primarie stesse, opportunità a tutto il centrosinistra. Da parte nostra – aveva annunciato – ci interessa partecipare solo se ci sarà una competizione vera, più ampia possibile”. La loro uscita di scena dimostra che così non sarà. E il centrosinistra perde un alleato prezioso, corretto e leale.

Bagno di firme per Valentini candidato sindaco Intanto, Bruno Valentini, dopo il successo della serata ai Mutilati (leggi) sta cercando le firme e in molti, moltissimi, le cercano per lui. Anche la Notte di Capodanno nei cenoni e nelle feste private si sono visti circolare i moduli per sottoscrivere la candidatura. Evidentemente intorno alla figura del sindaco di Monteriggioni si sta concentrando un interesse che va molto al di là del Partito Democratico di cui fa parte lo stesso Valentini. Obiettivo è raggiungere migliaia di firme e portarle alla Federazione di via Rosi per mettere di fronte al fatto compiuto i dirigenti provinciali che dal basso sale l’esigenza di una forte apertura e rinnovamento di persone e metodi. E qualcuno, su facebook, scherzando sulla celebre telefonata De Falco/Schettino scrive "#salgaabordoguicciardini". A rischio, infatti, a questo punto è la stessa vittoria finale alle comunali del centrosinistra se le primarie dovessero essere un flop per pochi e intimi amici.

Parlamentarie, esercizio di stile Un esercizio di stile sono, invece, apparse le parlamentarie per la scelta dei candidati alle elezioni politiche di domenica 30 dicembre. Nonostante Sandro Starnini si sia battuto come un leone ottenendo il 20% dei consensi, nessuna sorpresa c'è stata nel risultato finale. Mentre la confusione ai seggi regnava e molti iscritti chiedevano quali fossero le direttive del Partito, chi il candidato renziano, chi quello bersaniano. Dimostrando che questo passaggio tra gli iscritti non fosse nè ben preparato né, forse, necessario. In qualche seggio si è visto addirittura il manifesto di cinque candidati compresa la renziana Sofia Barneschi, esclusa per non raggiunti limiti d'età. Alle primarie non hanno partecipato i democratici iscritti all’associazione "Confronti" per essersi visti respinti un ricorso. Hanno vinto Susanna Cenni (7775), parlamentare uscente e unica donna in lista, e Luigi Dallai (4078), mariniano e poi renziano ma con forti appoggi tra i bersaniani e la nomenclatura di partito. In molti hanno detto che è stata l’ennesima vittoria dell’apparato e di Ceccuzzi gran manovratore. Vedremo se sarà stata anche una vittoria di Pirro, visto quel che attende il Pd nei prossimi giorni. E visto che i pezzi del complesso puzzle si stanno sempre più scompaginando.

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