Tre punti sul campo, rottura totale fuori. Siena è un vulcano in piena eruzione e la grande giostra del calcio di Serie A non gira più, nonostante la vittoria ottenuta con la Sampdoria che, numeri alla mano, potrebbe riaprire la corsa-salvezza. Almeno a livello teorico. A livello pratico i problemi della Robur sembrano essere ben altri. Problemi di moneta, che non c’è più; quelli legati al prestigioso sponsor Monte dei Paschi, destinato a lasciare al termine della stagione o per le meno a una drastica riduzione dei suoi finanziamenti; quelli della proprietà dei Mezzaroma, anch’essa sul passo d’addio, specie dopo gli “incontri ravvicinati” con alcune frange del tifo nel dopo partita di Siena-Samp.
  
Mps, lascia o “riduce”? Pesanti come macigni le parole che hanno aperto e chiuso la giornata di Massimo Mezzaroma. «A fine stagione il Monte dei Paschi abbandonerà la sponsorizzazione del Siena», ha detto il numero uno della società bianconera in apertura di giornata. Il presidente ha rincarato la dose nel post gara della sfida casalinga con la Sampdoria: «Paghiamo gli errori fatti da chi c’era prima di noi. La cambiale è arrivata a questa dirigenza, quello che c’era prima è finito». Con un chiaro riferimento anche al centro sportivo di Taverne d'Arbia (leggi), emblematico per descrivere come i presupposti che hanno portato la famiglia romana a Siena, oggi non ci sono più. «La notizia è ufficiale – ha sempre aggiunto Mezzaroma -: la Banca non ci supporterà più nei prossimi anni». Chiare allusioni a quella che sembra ormai una rottura pressoché irreversibile con lo sponsor. Monte dei Paschi che però riceverà i tifosi (leggi) e che, secondo fonti vicine a Rocca Salimbeni, potrebbe non abbandonare definitivamente il Siena bensì ridurre drasticamente il budjet da mettere  disposizione della Robur. Una riduzione al 30% dell’attuale sponsorizzazione, passando dagli 8 milioni annui ai 2 e rotti della stagione prossima, con l’aggiunta di una garanzia per quanto riguarda l’iscrizione della squadra al prossimo campionato, presumibilmente di Serie B. A scanso di miracoli sportivi sul campo, ovviamente.
 
Scontro Mezzaroma-tifosi Il presidente Massimo Mezzaroma intanto ha paura di rimanere per ultimo con il cerino in mano. «La Robur ha dei costi che non si può più permettere. Perché? Chiedetelo a chi c’era prima di me e a chi è venuto con me qua. E non è giusto – ha aggiunto Mezzaroma – che adesso tutti mi vengano a chiedere certezze. Gli altri che hanno goduto oltre i propri limiti di quello che c’era prima, adesso dove sono? Bagno di umiltà per tutti, lavorare a capo chino e portare a termine l’avventura». Parole che risuonano come il lancio dell’ultimo giro di walzer. Un’ipotesi che trova ulteriori conferme dopo l’aggressione cui lo stesso Mezzaroma è stato vittima all’uscita dallo stadio dove pare che un gruppo di tifosi si sia scagliato, urtando e colpendo, l’autovettura del numero uno bianconero. «A questo punto, l’episodio violento di stasera mi costringe a valutare per quale ragione il calcio possa continuare a esistere a Siena – si legge in un comunicato firmato dallo stesso presidente e pubblicato sul sito ufficiale del Siena (leggi) – Rifuggo la logica che con la violenza si cerchi di dimostrare chi è più forte fra proprietà e tifosi, poiché la mia linea almeno fino a stasera era che tutti potessimo lavorare insieme per far durare il sogno del Siena nel calcio professionistico e di massimo livello». La rottura, insomma, sembra totale e su più fronti. Al di là di quello che può accadere sul campo. I pezzi da rimettere insieme adesso sembrano veramente tanti e, aggiungiamo, occorrerà trovare nuove basi di ri-partenza dopo un necessario ridimensionamento globale, sia a livello economico che sportivo. «Chi rompe paga», recita il proverbio. Ma a chi rimarranno in mano i “cocci”?

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