Il clima fuori e dentro Rocca Salimbeni si surriscalda nella settimana che porterà alla nuova assemblea degli azionisti di Banca Mps chiamati, venerdì 25 gennaio, a pronunciarsi sull’aumento di capitale per la concessione di 3,9 miliardi di Monti Bond. Mentre si rincorrono le voci in città di una nuova protesta da parte della Fisac Cgil che si è rifiutata di firmare l’accordo quadro di rilancio della banca (leggi), mentre si dà sempre più probabile la presenza di una special guest a cinque stelle,  mentre fervono i preparativi per la conferenza annunciata per lo stesso giorno dal leader di FARE, la stampa nazionale tuona contro il Monte. E’ il direttore di Affari & Finanza – la Repubblica Massimo Giannini a puntare il dito, o meglio la penna, contro il Monte dei Paschi di Siena con un editoriale in prima pagina dal titolo “Il Monte, le Banche e il fattore Santorini”. Oltre a ripercorre la vicenda e il legame tra la banca senese e la Deutsche Bank, Giannini porta in maniera esplicita sul banco degli imputati l’ex presidente Mps e attuale presidente Abi Giuseppe Mussari.

Complimenti per l’operazione «L’epopea del Montepaschi – si legge nell’editoriale – si condisce di nuovi capitoli, uno, più inquietante dell’altro. Ora, da Siena, ci siamo spostati a Santorini. Così, con il nome della magnifica isoletta greca, si chiama l’ultima operazione sospetta, che risale al lontano 2008. Un contratto «derivato» da 1,5 miliardi, a dieci anni, che la banca più antica d’Italia sottoscrisse all’epoca con Deutsche Bank. Un ombrello aperto per coprirsi dalle troppe avventure messe in piedi, in quella stagione, dai vertici di Rocca Salimbeni. C’era da coprirsi dalla perdita di 367 milioni cumulata su un altro derivato chiuso con la stessa banca tedesca. C’era da tamponare il rischio connesso all’enorme esposizione in Btp dell’istituto. C’era da recuperare il ciclopico sforzo compiuto nell’acquisto dell’Antonveneta, costata la cifra folle di 10 miliardi. Ora il nodo arriva al pettine. L’affare Santorini ha generato a sua volta una montagna di perdite: quasi 100 milioni nel 2008, e ben 224,4 milioni nel 2009. Complimenti per l’operazione!»

Un avvocato sul banco degli imputati «Ora Mps ha in corso «approfondite analisi», su questa e su altre posizioni «strutturate» degli ultimi anni – prosegue ancora l’articolo -. In attesa che il nuovo gruppo dirigente guidato da Profumo e Viola faccia le ricognizioni del caso, restano un paio di dubbi da chiarire. Il primo: quante banche si trovano o rischiano di trovarsi nelle stesse condizioni del Monte? È legittimo chiederselo, e non rassicura il fatto che la banca senese sia l’unica ad aver battuto cassa per 3,9 miliardi di Monti Bond. Il secondo: chi è responsabile dei disastri che si sono consumati negli anni nella città del Palio? Giuseppe Mussari, allora chief executive di Mps, non ha nulla da dire? Era lui a comandare, al tempo dell’allegra «vacanza di Santorini». È stato lui, al termine del suo ultimo mandato, a firmare il bilancio con un rosso monstre di quasi 5 miliardi. È stato lui a incappare in qualche inchiesta della magistratura, da quella sull’acquisto della stessa Antonveneta a quella sull’ampliamento dell’aeroporto di Ampugnano. Ed è sempre lui, soprattutto, ad essere ancora presidente dell’Abi, la Confindustria delle banche che lo ha riconfermato giusto prima della scorsa estate. La potente lobby dei Signori del credito continua a farsi rappresentare da un avvocato che, appena un anno fa, ha dichiarato: «Fare il banchiere non è il mio lavoro». Tranquillo, Mussari: l’abbiamo capito anche noi».

Meglio morire stranieri che diventare una vecchia Bin Un editoriale di fuoco quello di Massimo Giannini e che scalda ancora più il clima della lunga settimana prima dell’assemblea degli azionisti. Ma è di poco più di un mese fa l’altro editoriale sul medesimo settimanale, sempre a firma del direttore, che puntava il dito e la penna contro Rocca Salimbeni. Nell’articolo dal titolo “Il Monte e lo Stato la fine è nota” ancora una volta si parla di Monti Bond e ricapitalizzazione, l’ordine del giorno per la prossima assemblea degli azionisti. «Questa iniezione di denaro fresco – si leggeva il 3 dicembre – servirà a sostituire quei quasi 2 miliardi di vecchi “Tremonti Bond” sottoscritti dal Tesoro e mai rimborsati, e a integrare il patrimonio di vigilanza Core Tier 1 secondo i dettami varati dall’Eba nel dicembre 2011. In teoria i giochi potrebbero chiudersi così. In pratica è quasi certo che il Tesoro diventerà azionista di Rocca Salimbeni, trasformando il prestito in azioni. Dunque, si va a grandi passi verso la nazionalizzazione del Monte. Triste destino, per una banca che oggi, se non ci fossero state le “manovre Faziose” della Banca d’Italia di qualche anno fa, avrebbe potuto essere un gigante inserito nel circuito Bnl o in quello Bbva. Ma è giusto così. A una sola condizione. Che si tratti di un parcheggio temporaneo, e non di una collocazione definitiva. Lo Stato si può anche prendere Mps, se serve a salvare una banca che resta comunque un patrimonio del Paese. Ma deve essere chiaro che la tappa successiva dovrà essere la “ri-privatizzazione”. E deve essere chiaro che non saranno ammessi pasticci parapubblici (a partire dallo smistamento alla solita Cdp) né carrozzoni para-privati (sul modello dei sedicenti “patrioti” che hanno preso in carico Alitalia, finendo di ammazzarla, pur di non lasciarla ad Air France). Il Monte, forse, finirà in mani estere. Peccato. Ma per una grande banca è meglio morire straniera, piuttosto che rinascere come una vecchia Bin».

Azionisti a cinque stelle Intanto è arrivato da Taranto l’annuncio shock di Beppe Grillo che, durante un suo comizio, ha svelato di aver comprato cinque azioni aggiungendo poi che «l'istituto ha comprato una banca, da dieci miliardi, l'Antonveneta, che ha venduto dopo sei mesi a quattro miliardi. Sono spariti sei miliardi. Sono questi i furti del sistema, non solo dei Fiorito. Sono questi partiti – ha concluso – che hanno dilapidato e stanno sbranando le ultime gocce di questo Paese. Non dobbiamo più permetterglielo». Non che il leader del Movimento 5 stelle sia nuovo ad esternalizzazioni urlate e non è dato per certo che parteciperà in qualche modo all’assemblea degli azionisti di venerdì, ma sembra confermato un suo comizio senese per il giorno precedente.

Oscar Giannino a Siena per Fermare il declino Altro comizio è invece quello in programma per il giorno stesso dell’assemblea azionisti mps e organizzato da FARE e dal suo leader Oscar Giannino «per fermare il declino a Siena – si legge nella pagina face book -, diventata l'emblema della gestione politica degli istituti di credito da parte delle fondazioni bancarie». Difficile dunque pensare che non si parli del futuro di Rocca Salimbeni.

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