Una piaga sociale che sembra non conoscere freno. E’ la violenza sulle donne di cui oggi si celebra la Giornata internazionale per dire basta a soprusi e ferite non solo fisiche ma soprattutto psicologiche. In Toscana i numeri fotografano una situazione preoccupante.

I numeri Le donne che si sono rivolte alle 23 strutture sparse sul territorio nel periodo 1 luglio 2010-30 giugno 2011 sono state 1.882, 121 in più rispetto alla rilevazione precedente. Due su tre sono di nazionalità italiana. Più della metà possiede almeno il diploma di scuola media superiore. Più esattamente, il 42,9% ha il diploma e il 13% una laurea. In poche parole, le donne che vanno ai Centri sono più istruite della media della popolazione toscana.

Le donne straniere Le donne straniere sono sensibilmente più giovani. Quasi il 68% ha meno di 40 anni, contro il 43% circa delle italiane, e si concentrano soprattutto nella fascia d'età 30-49 anni; il 31% delle italiane ha tra i 40 e i 49 anni. Più della metà (53%) delle donne italiane e quasi il 71% delle donne straniere vive con il partner. Situazione lavorativa. Tra italiane e straniere ci sono significative differenze. Metà delle prime ha un'occupazione stabile, per le seconde la percentuale scende al 37,7%. Quasi la metà delle italiane ha una professione impiegatizia. Più del 64% delle straniere svolge una mansione da operaia. Accesso ai Centri. Più del 60% delle donne lo ha fatto direttamente. Le donne sono andate di persona alle strutture, in cerca d'informazioni, assistenza psicologica, ascolto, consulenza legale e, nei casi più gravi, sostegno per l'allontanamento del/dall'aggressore. Inoltre quasi due su tre, prima di andare al Centro, si sono rivolte anche agli altri servizi: il 33% alle forze dell'ordine, il 24% al servizio sociale, il 14% al pronto soccorso, solo il 2% al consultorio e il 19% ad altre strutture.

Le violenze subite Sono stati denunciati complessivamente 3.562 casi di violenza di vario genere: 1.426 di violenza psicologica (81%), 1.106 fisica (63%), 486 economica (27,5%), 283 stalking (16%), 179 violenza sessuale (10%), 67 molestie sessuali (3,8%) e 15 mobbing (1%). Rispetto al precedente rapporto sono diminuite le donne che dichiarano di aver subito una violenza di tipo fisico (erano il 65%) mentre sono aumentate le violenze sessuali (7,8%) e lo stalking (11%). L'aggressore. Nella maggior parte dei casi, le donne hanno o hanno avuto una relazione intima: nel 62% dei casi si e' trattato del partner, nel 21% dall'ex partner. Nel 10% dei casi l'aggressore e' un parente più o meno prossimo, l'8% e' rappresentato da un'altra figura (collega di lavoro, conoscente, datore di lavoro o sconosciuto). Il legame affettivo o il vincolo parentale influisce in modo rilevante sulla propensione alla denuncia da parte delle vittime (dato in aumento rispetto alla precedente rilevazione, 29,5% contro il 26%, anche se resta ancora elevato il 'sommerso'): più e' stretto tale legame, meno le donne denunciano. Una spinta forte alla denuncia dei soprusi è anche la presenza di figli che assistono alla violenza, elemento trattato nel rapporto per la prima volta. La percentuale di donne che sporge denuncia, in questo caso, sale al 31,8% (contro il 24,8% delle donne senza figli, o i cui figli non assistono alla violenza). Il dato della violenza assistita e' particolarmente allarmante: sono 999 le donne che si sono rivolte ai Centri dichiarando che i propri figli hanno assistito alla violenza. Di questi, 1.429 sono minorenni.

La Giornata Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite istituì la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne per sensibilizzare l’opinione pubblica su un fenomeno in preoccupante crescita. La stessa data era già stata scelta da un gruppo di attiviste, riunitesi nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà (Colombia) nel 1981 per ricordare il brutale assassinio del 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leònidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Il 25 novembre 1960 le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio Militare di Intelligenza. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono torturate, massacrate a colpi e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente
 

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