Presenze turistiche diminuite del 45% nel 2020 in Toscana e crollo del 57% della spesa complessiva in questo settore. Il tutto a causa della pandemia. È quanto emerge da uno studio pubblicato da Irpet.

«II dati pubblicati da Irpet – ha sottolineato il presidente di Federalberghi Toscani, Daniele Barbetti – confermano quanto già previsto da Federalberghi in primavera. Il turismo rappresenta il settore che ha maggiormente subito gli effetti economici della pandemia. Per questo chiediamo con forza a tutte le istituzioni di mettere in campo ristori ed aiuti commisurati alla reale perdita di fatturato. Il 2021 – prosegue Barbetti – si preannuncia un anno difficile quanto il 2020 per le attività ricettive e turistiche, con mercato estero che sarà quasi assente nei primi sei mesi e con un mercato interno la cui capacità di spesa sarà ridotta a causa dell’effetto sui redditi della crisi economica in atto. Per la ripresa sarà determinante l’efficacia e la tempistica del piano di vaccinazione. Quello turistico è un settore cruciale per l’economia della Toscana e dell’Italia. Ci auguriamo che la nascita del nuovo Ministero del Turismo con portafoglio sia un segnale di attenzione verso l’industria del turismo, che merita più risorse e politiche di sviluppo adeguate».

Ipotizzando per il 2020 una spesa giornaliera per persona inalterata rispetto al 2019 in termini nominali, ossia pari a 114 euro per gli stranieri e 87 euro per gli italiani, Irpet evidenzia che la diminuzione delle presenze si traduce in una riduzione di circa 5,8 miliardi di spesa (rispetto ai 10,2 complessivi stimati pre-covid19). Una cifra che da sola è pari ad oltre la metà del calo del Pil 2020 della Regione Toscana, calcolato di circa 10 miliardi di Euro.

Fonti quali Irpet, Regione Toscana e Istat rivelano che, nonostante una timida ripresa nei mesi estivi negli ambiti a vocazione balneare, dalla metà di settembre si è fatto velocemente ritorno a una situazione molto simile a quella di marzo e aprile. Dunque si è verificato un secondo profondo crollo, dovuto alla limitazione dello spostamento tra le regioni e l’assenza del turista straniero, a cui si è aggiunta la chiusura degli impianti sciistici per le località di montagna.

I dati più sconfortanti infatti riguardano il turismo straniero, dove si registra una riduzione del 68% delle presenze. Le riduzioni più rilevanti si concentrano nelle città d’arte, le città termali e le aree interne.

Crollo turismo, effetti negativi sull’occupazione

Gli effetti sull’occupazione si riassumono in una riduzione del numero di posti di lavoro, tra gennaio e settembre, di circa 27.000 unità (tra contratti non rinnovati e nuovi contratti non attivati) nei settori caratteristici del turismo. Di questi, più della metà sono nelle città d’arte, nello specifico si parla di oltre 8000 solo nell’area fiorentina. Sono mancate poi circa 6000 posizioni lavorative nelle destinazioni balneari, meno di 5000 in quelle collinari e 1.600 in quelle di montagna.

 

 

 

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