Sono arrivati da Varese, da Bologna, Imola e da ogni parte della Toscana per  la notte folk targata Davide Van de Sfroos. Negli Horti Leonini di San Quirico d’Orcia, il Festival della Valdorcia, ha regalato una notte da sogno bagnata da ottima musica sotto un cielo di stelle di mezzo agosto. Giovani e meno giovani hanno ballato per oltre due ore incollati alle storie di una parte d’Italia, le valli comasche, cantate in rigoroso dialetto laghée.

Un viaggio in Italia in musica Un viaggio nelle storie quotidiane che Van De Sfroos fa rivivere con una semplicità naturale tra virtuosismi blues e country ma mantenendo inalterato quello spirito da balera dal quale non si può sfuggire. Per il numeroso pubblico presente è impossibile sottrarsi ai giri di fisarmonica di Davide Brambilla o agli assoli di violino di Galiano Persico e il prato degli Horti diventa insieme emozione e ritmo. «Oggi abbiamo la prova che Varese e Siena sono una provincia unica» – esordisce Van De Sfroos. L’Italia, lo stivale dei dialetti, è il Paese delle tradizioni che nelle loro differenze e nella forza della musica riescono a ritrovarsi ed unirsi. E non importa a nessuno se ai più sfugge il significato di una parola. Sulle note de La Ballata del Cimino, di Pulenta e galena fregia e Sugamara. Ciò che emoziona è che il pubblico canta con Van de Sfroos tutte le canzoni in un concerto che non è solo Yanez, pezzo presentato al festival di Sanremo nel 2011 ma anche molto e molto altro. E tra uno squillo di tromba e un assolo di chitarra c’è tempo anche per tanta intimità. Bellissime l’esecuzioni de La Curiera e New Orleans. Con un lungo applauso finale del pubblico a sottolinearlo.

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