«Non è più tollerabile che a degli attivisti animalisti estranei al tessuto socio culturale dell’isola sia consentito di girare indisturbati sul territorio di Isola del Giglio, violare proprietà private in nome di un estremismo idealista e che gli sia consentito di rompere recinzioni, attrezzi e danneggiare oltremodo le gemme delle vigne compromettendo il già delicato equilibrio di un sistema economico intero. Può trattarsi dell’ideale più nobile e del principio più giusto in assoluto da difendere ma deve essere perseguito secondo gli strumenti che la convivenza civile consente. Altri atti di questo tipo non saranno più tollerati né ammessi». Il sindaco del Comune di Isola del Giglio Sergio Ortelli, preoccupato per motivi di ordine pubblico – a questo proposito è stata informata anche la Prefettura di Grosseto – interviene sull’ennesima incursione nelle vigne del Giglio da parte di attivisti della Lac (Lega abolizione caccia) che si sono introdotti nelle vigne ed hanno segnalato la presenza di strumenti di difesa contro i danni da animali selvatici.  «Come già ribadito esistono le normative, gli enti e i soggetti preposti alla legiferazione e alla sorveglianza per tutelare la proprietà privata, l’ambiente e i diritti delle persone e quelli dell’ecosistema. Un primo incontro tra produttori e istituzioni si è già svolto con l’obiettivo di individuare nel più breve tempo possibile le più efficaci soluzioni al problema che è reale proprio secondo quanto previsto dalla normativa. Sarebbe opportuno che il mondo animalista, invece di prendere iniziative contra legem a dispetto di una comunità calpestata e provata da questi episodi imparasse, nel rispetto delle istituzioni democraticamente elette, a sedersi ai tavoli dove le problematiche si affrontano e si discutono. All’Isola del Giglio – conclude Ortelli – non esistono bracconieri ma esclusivamente vignaioli che fanno in silenzio e con passione il proprio lavoro ottemperando in modo puntuale a due sacrosanti capisaldi della nostra società isolana: quello del mantenimento di un sistema economico e quello della tutela ambientale e del presidio del territorio. Ogni altra definizione, nei fatti, è puro sciacallaggio che ha il solo obiettivo di dare visibilità a chi non capisce il valore e l’importanza del lavoro dei vignaioli gigliesi. Faccio l’ennesimo appello a tutti gli enti territoriali, Provincia e Regione perché si individuino soluzioni nella direzione della tutela delle colture vitivinicole che da più parti viene riconosciuta come una peculiarità imprescindibile di questo territorio».
I dati –Ogni giorno in Toscana, secondo il report di Cia Toscana 2011, i danni da animali selvatici ammontano a oltre 10mila euro di colture agricole. Che in un anno fa circa 4 milioni di euro di mancato fatturato per il settore agroalimentare. Le campagne e le coltivazioni della Toscana sono sotto assedio: 300mila cinghiali (sono la metà secondo i dati della Regione); 153mila caprioli, 8.800 daini, 3.600 cervi e 2.500 mufloni. A cui si aggiungono le crescenti predazioni di lupi e capi selvatici alle greggi, soprattutto in Maremma, e i danni provocati dalle tante specie non cacciabili come i conigli nel caso dell’Isola del Giglio. E ancora, i rischi per la sicurezza stradale (1,5 incidenti al giorno di media causati dai selvatici), e i rischi sanitari poiché gli animali sono portatori di parassiti e malattie infettive. Non basta questo quadro per dichiarare lo stato di emergenza? A subire le maggiori conseguenze dei danni sono i cereali (34,09% del totale dei danni), che con le protoleaginose 12,21% (es.girasole) e le foraggere (8,79%) rappresentano il 55,09% dei danni riconosciuti; seguono i vigneti con oltre il 25,81 % (compresa l’uva comune); fruttiferi con il 4,68%; colture orticole 3,53%; olivo 2,49%; danni a strutture 1,95%; castagne 1,73; prodotti vivaistici 1,24% e i restanti danni riguardano le leguminose e altre colture. 

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