saldi1_1.jpgUna famiglia su due in Toscana è pronta a fare acquisti a prezzi scontati nel periodo dei saldi invernali 2017, che si aprono ufficialmente giovedì 5 gennaio per concludersi dopo sessanta giorni il prossimo 5 marzo. Il budget di spesa non dovrebbe discostarsi troppo da quello dello scorso inverno: 385 euro a famiglia, ovvero circa 125 euro a persona. Lo ipotizza Confcommercio Toscana, che prova a fare una stima previsionale delle vendite.

Sui livelli del 2016 Secondo gli ultimi dati disponibili di Unioncamere Toscana (relativi al 31.12.2015), su tutto il territorio regionale sono oltre 7.200 (7.277) le imprese della moda interessate alle vendite di fine stagione, per un totale di 11.399 punti vendita attivi, dei quali oltre novemila dedicati all’abbigliamento e il resto a calzature e pelletteria. «I consumi della moda anche quest’anno sono andati avanti con il freno a mano tirato, per cui non ci aspettiamo grosse sorprese neppure dai saldi. Sarà già positivo restare su livelli dell’inverno 2016», commenta la presidente di Federmoda Confcommercio Toscana Federica Grassini. «I fuochi d’artificio non si sono visti neppure a Natale, sebbene qualcuno abbia ripreso a regalare cose utili come scarpe o maglieria. I capospalla sono rimasti invece più penalizzati perché l’autunno è stato mite, il freddo più pungente è arrivato solo a dicembre, troppo vicino alla data di avvio dei saldi, e in tanti hanno preferito rimandare gli acquisti» continua la presidente Grassini.

Cauto ottimismo «Se tutti quelli che hanno rimandato gli acquisti si decidessero ad effettuarli con i saldi, la nostra stima previsionale potrebbe anche essere rivista al rialzo, ma gli operatori preferiscono andarci cauti e non avere delusioni», sottolinea il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, «del resto la moda è uno dei settori più penalizzati dalla contrazione dei consumi, in atto ormai dal 2008, e sebbene gli indicatori nazionali confermino ora una ripresa della fiducia dei consumatori, ancora gli effetti non si vedono. Non a caso il commercio della moda in Toscana ha un saldo negativo di 72 imprese negli ultimi tre anni, dal 2012 al 2015, e probabilmente andranno aggiunte altre perdite anche per il 2016». «Prima i saldi erano l’occasione per togliersi uno sfizio, per comprarsi un capo in più, magari griffato», racconta la presidente di Federmoda Toscana Federica Grassini, «ora si acquistano in saldo i capi di necessità, per il lavoro o per il quotidiano, e non c’è più una distinzione netta dei clienti per fascia d’età o per genere: uomini e donne, giovani e anziani, single e famiglie, tutti approfittano degli sconti in maniera sistematica. Pochi capricci e tanti acquisti utili, anzi necessari».

Tra politica e web Per i negozi, le vendite di fine stagione non basteranno comunque a ripianare il bilancio di un anno a rilento. «E’ la politica che ha le responsabilità maggiori in tutto questo: l’incertezza che si respira, la pressione fiscale, i costi energetici più alti d’Europa, per non parlare dei salvataggi delle banche, sono fra i motivi principali di questo calo dei consumi – dice Federica Grassini -, mancano ancora provvedimenti seri che diano la spinta alla ripresa restituendo ricchezza alle famiglie. E noi imprenditori nel frattempo siamo diventati gli ammortizzatori dello squilibrio. In confronto, l’aumento della concorrenza originato dalla liberalizzazione o dal commercio elettronico non è nulla per noi. Anzi, a proposito del web, ci dà la possibilità di aprirci una vetrina sul mondo. Oggi chi punta sul commercio fatto di sole vetrine fisiche rischia di non sopravvivere più».

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