acquaLa politica, o parte della politica – specie civatiani e Movimento 5 Stelle – non mollano il caso Nuove Acque. I civatiani hanno fanno un’indagine e una previsione sulle entrate che frutterà il deposito nelle tasche di Nuove Acque.

Filippo Gallo
Filippo Gallo

Come è nata l’idea del deposito cauzionale? Risponde Filippo Gallo, coordinatore dell’area civatiana in provincia. «Ufficialmente il deposito nasce come tutela contro gli evasori, però è  molto altro che una misura contro la morosità». Dopo le dichiarazioni di qualche giorno fa del sindaco Fanfani che tuonava contro la cauzione introdotta in bolletta da Nuove Acque e chiamava a raccolta tutti i primi cittadini, non prima della riapertura del Comune del 28 di agosto però, e ampiamente dopo il pagamento della bolletta dell’acqua (scaduta il 6 agosto), emergono da uno studio dell’associazione “Arezzo è possibile” (emanazione dell’area civatiana del Pd guidata da Gallo) le cifre  presunte reali del tesoretto che la società partecipata si assicurerebbe con la manovra. I civatiani stimano che la cifra finale incamerata da Nuove Acque sarà superiore ai 10 milioni di euro, di gran lunga oltre i 2,1 milioni che l’azienda dovrà restituire agli utenti che pagavano indebitamente la quota di tariffa riferita alla depurazione. Sommando ancora i 2,5 milioni dell’anticipo sui consumi che esisteva in precedenza e anche togliendo dal novero gli utenti con domiciliazione bancaria, “Arezzo è possibile” calcola che in cassa restino circa 5 milioni di euro aggiuntivi rispetto al passato. Ulteriore operazione basata su un utenza domestica media «che prima pagava 25,82 euro di anticipo dei consumi e ora si troverebbe a pagarne 55, ovvero oltre il doppio».

marco baldassarreNon si può parlare nemmeno di un provvedimento contro la morosità «Come rilevato dal collegio sindacale dei revisori dei conti — precisa “Arezzo è possibile” — al bilancio 2013 risulta iscritto un fondo svalutazione crediti per un importo da ritenersi più che prudenziale rispetto all’entità dei crediti e alla morosità». Non è casuale dunque che il deposito cauzionale succeda all’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale che nel 2008 ha sancito l’illegittimità della quota depurazione per chi non usufruiva del servizio. E come se non bastasse, nel giugno scorso l’Autorità Idrica Toscana – AIT – ha ordinato alla società di concludere tutti i rimborsi entro ottobre, determinando di fatto una falla nei bilanci, con possibile crisi di liquidità. Sempre l’AIT però ha consentito l’introduzione del deposito cauzionale a Nuove Acque, «delibera ambigua», sostengono i civatiani, perché specifica che «il deposito può essere richiesto al momento della stipula del contratto, mentre nelle modalità di calcolo indica consumi storici», lasciando (forse?) sottintendere che «può essere introdotto a chi è già utente». La simulazione di “Arezzo è possibile” sul tesoretto di Nuove Acque va a dare man forte alla rivolta dei sindaci, della Cgil, di Federconsumatori, delle associazioni di categoria e di tutti gli utenti e si unisce all’interrogazione dei deputati 5 stelle approdata in Parlamento venerdì scorso, firmata in primis dal deputato 5 Stelle Marco Baldassarre, è destinato a surriscaldare gli animi di tutta la provincia, tanto più che per il 22 agosto è previsto l’arrivo alla grande  maggioranza delle famiglie e delle imprese aretine di altri bollettini di Nuove Acque comprensivi di cauzione.

Il deposito cauzionale Nuove Acque è illegittimo Questo il cuore dell’ interrogazione parlamentare dei deputati toscani del M5S. «Riteniamo non lecito secondo la normativa vigente – spiegano i firmatari dell’interrogazione – che il gestore del sistema idrico dell’A.T.O. n. 4 Alto Valdarno, uno dei sei ambiti territoriali con cui la Regione Toscana ha suddiviso il proprio territorio e riunisce 32 comuni della provincia di Arezzo e 5 della provincia di Siena, Nuove Acque spa, senza dare preventiva informazione agli utenti e senza una specifica delibera dell’ Autorità Idrica Toscana, abbia applicato il regime del deposito cauzionale alla massima aliquota prevista dalla delibera ovvero tre mensilità del consumo storico annuo e di questo abbiamo chiesto conto al ministro competente».
«E’ surreale che di fronte alle proteste degli utenti e del Comitato acqua pubblica di Arezzo – spiega Baldassarre –  che da anni si batte in maniera meritoria affinché vengano ridotte le tariffe, migliorato il servizio e rispettato il volere referendario in materia di ritorno alla gestione totalmente pubblica,Nuove Acque spa abbia chiesto solo ad applicazione avvenuta un intervento che regolamenti la materia appunto all’Autorità Idrica Toscana. Comunque la si pensi, appare dissonante la preventiva applicazione di tale cauzione salvo poi richiedere, a danno ormai compiuto, una regolamentazione all’organismo di controllo». Gli stessi sindaci, componenti dell’unico organo deliberativo in materia ovvero l’Autorità Idrica Toscana, sono stati completamente ignorati dal gestore.

Alessandro Mugnai
Alessandro Mugnai

Il 2 settembre l’incontro tra il sindaco e i Comuni dell’ ATO Il 2 settembre l’incontro coi sindacati. Nel frattempo Alessandro Mugnai, segretario della Cgil di Arezzo, rincara la dose e punta il dito sulle «aziende invase dalla politica» facendo i nomi anche di  Estra e Sei. «Cgil apprezza molto l’intervento dei Comuni e in particolare quello del sindaco Fanfani – sostiene Mugnai – questo delle cauzioni imposte in bolletta da Nuove Acque è un caso grave, che scarica sugli utenti il peso dei costi e il rischio d’impresa. Nuove Acque ha fatto investimenti importanti e ha un personale di alto livello. Le maestranze, è bene chiarirlo, non devono diventare il parafulmine su cui si scarica l’ira generale. Loro non c’entrano. Ma ora che la macchina c’è deve essere guidata. E qui sono importanti i Comuni. Ecco perché ci fa piacere il confronto del 2 settembre.”

Aziende partecipate: poltronificio della politica «Sì, è bene dirlo chiaro – puntualizza Mugnai – ci sono aziende, e non parlo solo di Nuove Acque, troppo presidiate sulla politica. In teoria il metodo è nobile, quello del controllo pubblico sulla gestione. In pratica significa la nomina di ex sindaci, ex segretari, ex funzionari. Ormai le aziende partecipate sono diventate un collocamento dei partiti. E’ un sistema che va reindustrializzato – spiega Mugnai -, ricondotto ai criteri di gestione corretta ed efficiente, altrimenti i costi si scaricano su tutti e in particolare su chi sta peggio, dall’anziano al disoccupato».

Il caso Nuove Acque non è il solo. Ci sono anche Estra e Sei A settembre la Cgil istituirà un tavolo di confronto tra cittadini e aziende pubbliche che gestiscono servizi. «Mi pare che lì il Cda  di Nuove Acque abbia fatto una scelta inaudita, un prelievo forzoso di liquidità. Ma non è una situazione unica – continua Mugnai – A Estra, ad esempio, staccano i contatori al primo accenno di morosità. Una società controllata dai Comuni che si comporta peggio di un privato. A volte Estra manda un semplice sms e poi stacca. Come si fa? Un’altra situazione esemplare è quella di Sei. Sei Toscana era nata su delibera regionale per rendere più efficiente il servizio rifiuti e abbassare le bollette. Abbiamo le bollette più care e poca efficienza. I Comuni che sono nell’ATO e nella società devono vigilare di più». Alla luce di tutto, si capisce il malumore dei tanti comunque chiamati a pagare (il 6 e il 22 agosto) mentre la politica è in vacanza. Dopo il danno, la beffa.

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